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El Bilal Touré ritrova l’Atalanta da ex: rimpianto nerazzurro o talento incoerente per le esigenze di Gasperini?

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La parentesi di El Bilal Touré all’Atalanta (oggi con la maglia dello Stoccarda): rimpianto nerazzurro o cessione inevitabile?

Stoccarda Atalanta, lo scherzo del destino che presenta ai nerazzurri l’ex El Bilal Touré: attaccante che a Bergamo ha spaccato in due la critica orobica tra chi pensa sia un rimpianto (anche per la cifra spesa) e dall’altra coloro che etichettano il ragazzo come l’ennesimo oggetto misterioso.

Arrivato in estate inizialmente per essere il titolare davanti (arrivato poco prima della trattativa Hojlund-Manchester United e anche dell’approdo di Scamacca a Bergamo), El Bilal Touré doveva essere l’attaccante trascinatore di una squadra fresca di ritorno in Europa: una sorta di Muriel capace di fare il secondo attaccante, ma soprattutto di fare il centravanti giocando però in una maniera diversa rispetto a Duvan Zapata. Insieme a Scamacca divenne l’acquisto più oneroso della storia nerazzurra per 30 milioni di euro: investimento che sembrava presagire un nuovo grande salto.

La rottura del tendine del retto femorale della coscia destra complicò le cose fin da subito per l’ex numero 10 atalantino, che cominciò a scendere in campo soltanto da febbraio: presentandosi alla grande con il goal realizzato a Genova. Il percorso di El Bilal Touré all’Atalanta sembrava normale amministrazione per un giocatore nelle sue condizioni: un nuovo acquisto che aveva bisogno di entrare negli schemi ritrovando al tempo stesso la forma migliore, con Gasperini che piano piano gli dava sempre più minutaggio.

Si è lontani dall’etichetta di “bidone”, piuttosto un giocatore emarginato da un attacco che stava trascinando l’Atalanta tra campionato, Coppa Italia ed Europa League, ma le sue opportunità (anche sfruttate bene) arrivarono: dalla rete contro il Marsiglia a giocate di qualità dove sembrava imprendibile.

La Finale di Coppa Italia contro la Juve però sancì la parola fine: non tanto per la prestazione fatta, bensì per l’incoerenza all’interno dello scacchiere gasperiniano sul concetto di centravanti. Tanti cross in area che sono serviti a poco per un attaccante che poteva compiere tranquillamente quel ruolo, ma giocando in una maniera diversa rispetto ai suoi predecessori: più palla a terra puntando tutto sul suo dinamismo per compensare la mancanza di stazza.

17 presenze, 3 goal, 1 assist per una media 28 minuti a gara: tutto sommato sufficiente che non bastò per una riconferma, successivamente l’acquisto da parte dello Stoccarda dove ha già siglato 3 goal in 11 presenze. La domanda sorge spontanea: si tratta di un rimpianto per l’Atalanta? Con il senno di poi no considerando che al suo posto arrivò un certo Mateo Retegui, ma la breve parentesi orobica di El Bilal Touré può essere paragonabile ad un aperitivo estivo in inverno: bello quanto vuoi (nel caso dell’attaccante, talentuoso), ma incoerente per tale contesto. Non era ciò che Gasperini aveva bisogno, nonostante ci fossero le carte in regola per una grande stagione. Ognuno per la sua strada, dove rimangono comunque buoni ricordi.

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