Il calcio alle volte sfugge clamorosamente alle analisi, alla logica, alla sequenza dei fatti: tra questa Roma e questa Juventus non sarebbe mai potuta esserci partita. Una Roma reduce dal caos societario, dalla caduta di Zeman, dall’affaire Osvaldo e da una settimana vissuta al limite del confine tra calcio ed altre vicende che poco ineriscono allo sport. Una Juve in versione corazzata imbattibile con uno zaino di gloria portato in spalla dall’impresa del Celtic Park.

CI PENSA TOTTI – Poi succede l’impossibile. La Juventus paga evidentemente in termini mentali la fatica di Champions – la squadra di Conte ha lasciato tutto sul campo del Celtic sotto il profilo della concentrazione e determinazione agonistica – e non può sfoggiare l’abito migliore nell’anticipo dell’Olimpico. La Roma inizialmente è quasi spiazzata da quest’imprevisto ed impiega tempo a carburare, poi arriva la reazione d’orgoglio tanto agognata da una piazza esausta: il protagonista è ancora un immortale Francesco Totti. Il bolide pazzesco con cui trafigge Buffon è il simbolo di chi, nonostante le vicissitudini del caso, non molla mai: la Roma si aggrappa letteralmente alle larghe spalle del suo capitano e si regala una vittoria che le può almeno iniettare una dose di entusiasmo, quel perfetto sconosciuto in casa giallorossa. Francesco Totti è un campione inenarrabile: superfluo sviolinare sulle sue immense qualità, ad impressionare è la verve atletica di un calciatore che va per i 37 anni ma per cui il tempo sembra essersi fermato. Cristallizzato, come accade solo per i più grandi. Uno spettacolo impressionante, chapeau.

L’INSTABILITA’ DELLA PIAZZA GIALLOROSSA – L’entusiasmo ci sta tutto. In un lasso di tempo – soprattutto dall’avvento della proprietà americana che aveva aperto le porte dei sogni ad una piazza troppe volte restata a guardare o delusa all’ultimo frangente – in cui i momenti felici si contano sulle dita di una mano, una gioia come la vittoria sulla Juventus ha un peso doppio. Un fattore però che non può poi risultare un eterno saliscendi privo di equilibrio: passare da un giorno all’altro da contestazioni feroci all’esaltazione riscontrata ieri essenzialmente nei media vicini alla Roma priva l’intero ambiente di quella stabilità necessaria per dare solidità ad un progetto vincente. Non può bastare una vittoria sulla Juventus, non deve bastare: le responsabilità spettano alla dirigenza – e ci mancherebbe – ma il salto di qualità passa anche da una piazza chiamata a tenersi alla larga da fenomeni di provincializzazione.

LA STAGIONE DELLA ROMA – La squadra di Andreazzoli ha ora il dovere di salvare il salvabile. Gli obiettivi di inizio stagione sono oramai probabilmente svaniti, ma uno dei campionati più competitivi dell’ultimo decennio può dar manforte alla rimonta della Roma: il senso è che la classifica è ancora corta e chi ingrana la marcia può risalire. Questa Roma è in grado di mettere la quinta? Difficile esserne certi alla luce della discontinuità – sia nell’arco di una partita che nel medio periodo – palesata finora. All’ex collaboratore tecnico Aurelio Andreazzoli è stato richiesto proprio l’obiettivo di fare le cose normali. La Roma si aggrappa a capitan Totti per ridimensionare una classifica deludente e centrare quella finale di Coppa Italia – semifinale d’andata: Roma-Inter 2-1 n.d.r. – che regalerebbe con ragionevole certezza l’Europa alla squadra permettendole addirittura di inseguire l’opportunità di centrare un successo in un trofeo. Tanto è perduto ma non tutto, c’è ancora spazio per ritagliarsi momenti positivi e ripartire con slancio nella prossima estate. Con Totti, ancora con Totti.