Torino, altro ko: Cairo, Vanoli e mercato, cosa succede ora
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Torino, qualcosa si è rotto: Cairo, Vanoli e il mercato, cos’è successo e come reagiranno ora i granata

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Torino Cairo Vagnati

Quarta sconfitta consecutiva per il Torino di Paolo Vanoli e Urbano Cairo, dal Filadelfia al calciomercato, cos’è successo e cosa aspettarsi adesso

Qualcosa, inevitabilmente, si è rotto nel Torino di Paolo Vanoli. Nella giornata di ieri contro il Cagliari è arrivata la quarta sconfitta consecutiva (tra campionato e coppa) per la squadra piemontese. Ma soprattutto, i granata sembrano solo lontani parenti della formazione capace di riportare il Toro in vetta alla classifica – a mezzo secolo di distanza dall’ultima volta – appena quattro settimane or sono. 

Sia chiaro, le attenuanti per il ko confezionato in terra sarda per il Torino ci sono eccome. Dalla sosta nazionali (ed i relativi viaggi intercontinentali), alle numerose defezioni in rosa (Ilic e Sosa per citarne un paio). Passando naturalmente per la lungodegenza di Zapata: con la quale bisognerà però fare i conti fino al termine della stagione. Ciononostante, sarebbe ingiusto quanto riduttivo appellarsi unicamente agli alibi. Evitando così di constatare come, evidentemente, in questo Toro qualcosa non va. 

D’altronde i dati parlano chiaro: 14 gol subiti in otto partite, l’anno scorso furono 36 in tutto il campionato. Possibile che Vanoli abbia relativamente trascurato la fase difensiva, focalizzando le attenzioni sul reparto anteriore? Per certi versi sì. Il gioco vanoliano d’altronde non è quello di Juric. I granata propongono di più, si scoprono di più, e fin dal ritiro il tecnico ha insegnato ai suoi come attaccare (bene) l’ultimo terzo di campo. Non a caso le marcature realizzate sono aumentate. 

Pesa però lo smantellamento della difesa titolare della passata stagione: vero punto di forza della squadra. Buongiorno, Rodriguez e Djidji sono stati sostituiti da profili discreti, ma che molto hanno ancora da apprendere e dimostrare in un campionato come quello italiano. Ma soprattutto, arrivati forse fin troppo tardi nell’arco della finestra estiva all’ombra della Mole. Un discorso in realtà ampliabile a tutto il resto della squadra. Complicando così il lavoro di assimilazione del credo calcistico impartito dall’ex Venezia. Un leitmotiv – dirà qualche tifoso del Torino – che sembra ripetersi puntualmente da qualche lustro di tempo. 

Da dove ripartire ora? Dal lavoro dello stesso Vanoli. Il Torino tornerà infatti subito al Filadelfia, per preparare la gara col Como. L’allenatore potrà finalmente pensare al tanto discusso cambio modulo – cosa impossibile durante la sosta nazionali – e trarre le opportune considerazioni. In primis proprio nella tanto vituperata fase difensiva. Poi sarà tempo di pensare al calciomercato. Urgono interventi oculati e puntuali da parte del patron Urbano Cairo e il dt Vagnati, col sostituto di Zapata e (almeno) una nuova pedina capace di alzare il tasso qualitativo là dietro. In attesa del ritorno di Schuurs

Per il resto, come anticipato, la palla passa al mister di Varese. Non tutto è da buttare, anzi. Il Torino è un meccanismo con qualche ingranaggio fuori posto, sicuramente da oliare, ma che ha dimostrato – quando in salute – di saper funzionare a dovere. Lo ha sventolato anche lo stesso ex collaboratore di Antonio Conte in conferenza nel ventre dell’Unipol Dumus: «Ho sempre detto che sono una persona che non picchia la testa contro il muso quando le cose non vanno. Sono anche una persona lucida: sono episodi che anche con una difesa a quattro bisogna saper marcare. Un aspetto su cui migliorare». 

E ancora: «Io penso che questa squadra fino ad oggi ha dimostrato valore, voglia e calcio. Mi sarei preoccupato se fossi uscito senza la prestazione. I momenti negativi nell’arco di un campionato ci sono, dobbiamo tirare su la testa perché ci aspetta una partita importante in casa». Prima di chiosare: «Ho sempre detto che guarda partita per partita, non mi sono mai fissato un obiettivo. Mi fisso “obiettivi alti” nella vita, bisogna passare attraverso il lavoro, abbiamo cambiato tanto, siamo partiti forte e questi momenti qua bisogna saperli superare». Col sostegno della società è imperativo remare ora nella medesima direzione, la stagione del Torino non è, e non può finire, al 21 di ottobre.

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