2016

Ventura: «Ma quale big, sogno l’Italia!»

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«Non ho allenato una grande per colpa mia, potevo andare alla Juve»

C’è chi sogna di allenare Bayern Monaco, Chelsea o Manchester City e chi invece, non più giovanissimo, coltiva un solo sogno: allenare l’Italia. Giampiero Ventura, allenatore del Torino, si candida quasi ufficialmente alla guida della Nazionale per il dopo-Antonio Conte. Il suo sarebbe un nome a sorpresa per la panchina azzurra, ma su cui ci si potrebbe anche fare un pensierino piccolo. Ventura, che nel corso di una lunga intervista ha ripercorso alcune tappe fondamentali della sua ormai trentennale carriera da allenatore, ambisce finalmente al salto in una grande squadra. Anzi, in una grande nazionale. «Mi hanno proposto di andare lontano, all’estero, per allenare una nazionale. Mi garantivano tanti soldi ma io non ho accettato. Le dico di più: se mi chiedessero, lo dico per fantasia, di scegliere tra il Bayern o il Chelsea e la Nazionale, io non avrei dubbi – rivela l’allenatore del Torino – . I soldi sono importanti, come sa chi non li ha o chi non li ha avuti, ma allenare l’Italia sarebbe un tale onore che davvero non sarebbe paragonabile con il più redditizio dei contratti»

VENTURA: «COLPA MIA SE NON SONO IN UNA BIG» – Per Ventura, che rimane in ogni caso fedele al progetto Torino, come già dichiarato, sta crescendo una nuova generazione di talenti italiani destinati a fare la storia: Conte è l’uomo giusto per vincere, ma serve programmazione. In passato il suo nome è stato accostato a squadre di altissima classifica, poi però qualcosa è sempre andato storto… «È colpa mia. Io non ho percepito il momento in cui il calcio ha cambiato pelle. Per me, nella vita e nel lavoro, l’importante è essere, non apparire. Andavo poco e niente in tv, pensavo contassero i risultati. Il calcio stava invece diventando presenza mediatica e immagine, più che vittorie sul campo – ha spiegato Ventura in una intervista al Corriere dello Sport . Quindi è colpa mia. O, meglio all’ottanta per cento. Perché forse dirigenti coraggiosi avrebbero potuto scegliere chi faceva più punti che interviste». Retroscena curioso raccontato proprio da Ventura: nel 1999 poteva allenare la Juventus, se però nella stagione precedente Marcello Lippi non si fosse dimesso a stagione in corso lasciando il timone a Carlo Ancelotti, che fece tanto bene da essere poi confermato per la stagione successiva.

«CHE TALENTO O’NEILL! MA BEVEVA» – Quando al tecnico granata chiedono chi sia stato il più grande talento allenato, la sua risposta è a sorpresa: «Fabian O’Neill. Era un vero campione. Ma beveva, beveva tanto. Finché stette con noi, al Cagliari, si comportò da professionista. Prima e dopo un disastro. Alla Juve si accorsero della situazione e durò poco. Ma in campo, quando toccava la palla, accendeva la luce. Incarnava l’essenza del calcio. Non ha lasciato il segno perché, in lui, il calciatore e l’uomo si erano separati, erano entrati in conflitto. Un allenatore deve prendere per mano un ragazzo così e aiutarlo a ritrovarsi. È quello che facemmo con lui». Il futuro per Ventura, a meno di sorprese, si chiamerà ancora Torino: la sua idea è quella di portare ancora una volta i granata in Europa. Per storia ed ambizione la società lo meriterebbe, spiega il tecnico, ma competere con chi fattura 400 milioni di euro l’anno resta un’impresa enorme… 

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