2015
Torino, Cairo: «Scudetto del ’27 è nostro»
Il patron granata vuole riaprire la battaglia per lo scudetto revocato
Microfono in mano e sguardo battagliero, Urbano Cairo dal palco del Filadelfia in occasione della posa della prima pietra ha rilanciato la battaglia per la restituzione del tricolore del 1927 al Torino: «Al Filadelfia il Toro ha vinto 7 scudetti, non solo 6. Arrivarono i 5 scudetti del Grande Torino e 2 negli Anni Venti, non solo uno. Due scudetti vinti dal Toro del trio delle meraviglie, ma uno ce l’hanno misteriosamente revocato. Eppure quello scudetto era nostro a tutti gli effetti. E allora dobbiamo cercare di riprendercelo. Andiamo a riprendercelo, questo scudetto!», ha urlato Cairo, come riportato da Tuttosport.
IL CASO – Il cosiddetto scandalo Allemandi, giocatore della Juventus, non è mai stato chiarito fino in fondo: la squadra granata vinse lo scudetto, ma il titolo fu poi revocato e mai assegnato per un presunto tentativo di corruzione di quel giocatore, che fu squalificato a vita dal Direttorio Federale nella Casa del Fascio. Il giocatore, ceduto poi all’Inter, un anno dopo avrebbe goduto dell’amnistia. Tutto sarebbe nato da un articolo del “Tifone”, secondo cui Allemandi si sarebbe lamentato con Gaudioso, ideatore del patto, di aver ricevuto solo 25 mila lire, e non 50 mila, prima del derby del 5 giugno 1927. Sarebbe stato un dirigente granata, Nani, a versare di sua iniziativa le prime 25 mila lire e a rifiutarsi di versare la seconda parte. Dopo la pubblicazione dell’articolo scattò l’indagine della Federcalcio, al cui capo c’era un noto gerarca fascista, noto tifoso del Bologna: Arpinati. Allemandi non ammise mai di aver ricevuto denaro, tutti i protagonisti si dichiararono vittime di un processo non equo e sommario, ma Arpinati levò il tricolore al Torino e non ebbe il coraggio di assegnarlo al Bologna, arrivato secondo, forse perché bloccato dal Duce. Mussolini, contestato per la sua conduzione del governo del calcio, non voleva altre polemiche, ma anche la mancata riassegnazione era contro le regole dell’epoca. La Federcalcio promise di riaprire il caso nel 1949, dopo la sciagura di Superga, ma poi non s’è fatto nulla.