2017

Sirigu si presenta al Toro: «Tornerò ad essere grande con Mihajlovic»

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Il nuovo portiere del Toro, Salvatore Sirigu, ha parlato della sua prossima esperienza in granata e del suo passato

La nuova stagione è ormai alle porte. Bisogna iniziare a scaldare i motori. Salvatore Sirigu, che di stagioni ne ha affrontate tante, lo sa ed è carico per la sua nuova parentesi col Torino. Impossibile, però, non menzionare il recente passato, piuttosto grigio in realtà, dell’ex portiere di Paris Saint Germain e Siviglia.

«Avevo perso il desiderio di giocare, di allenarmi, di vivere il calcio -rivela Sirigu- adesso ho tanta voglia di ricominciare e di tornare quello che ero, anzi sono: voglio tornare ad essere un giocatore importante. Mi sarei aspettato più rispetto dal PSG. Ero titolare inamovibile e mi sono ritrovato terzo portiere. Senza un motivo tecnico, senza niente, senza nessuno che mi desse spiegazioni. Ma ora c’è il Toro che mi ha voluto fortemente. L’ho scelto per questo, al di là della storia e del valore del club».Sirigu, per sposare la causa granata, ha dovuto rinunciare ai soldi (quelli del ricco contratto che lo legava ancora un anno ai parigini) e alle coppe. Ma questo non sembra pesare al portiere sardo: «E’ l’ultimo dei miei problemi. Spero che l’Europa arriverà con il Torino, è un percorso che possiamo fare insieme. Il progetto è partito da anni, la società ha voglia di affermarsi, lotta sempre per questo. Il Toro ha voglia di tornare in alto. Anch’io lotto ho questa voglia di rivalsa, di ricostruzione. Il Toro è perfetto per me». Interrogato quindi sul suo nuovo tecnico, dichiara: «Mihajlovic? Mi pare una persona capace, un allenatore che fa delle motivazioni e della disciplina le sue armi, e che non ha paura di dire la verità. Mi piace».

Salvatore Sirigu ha infine affrontato una delle tematiche più calde di questa sessione di calciomercato: la situazione dell’ex compagno di club e di nazionale Marco Verratti. «Deve decidere in base a cosa vuole fare veramente. Se è sicuro di non voler più restare perché non ha le motivazioni giuste, i dirigenti devono tener conto di questo. Esistono pochi giocatori insostituibili, e Marco lo è, oltre ad essere un patrimonio del calcio. E tenerlo senza motivazioni intatte sarebbe come uccidere il calcio».

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