2013

Torino ricorda l’avvocato Agnelli

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Oggi l’avvocato Agnelli sarebbe stato fiero di vedere tutta quella gente dentro e fuori dalla chiesa a dieci anni dalla sua scomparsa. C’erano tutti suoi grandi amori: la famiglia, la Fiat, la Ferrari e la Juventus. Più di un migliaio di persone nella piazza antistante il Duomo, tutto esaurito all’interno della chiesa dove l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, ha officiato la messa in suo onore.

GLI AMORI – I suoi affetti più cari nelle primissime file con Lapo e John  Elkann in pole position, Andrea Agnelli qualche fila più indietro. Tra loro la vedova Marella, le sorelle Maria Sole e Cristiana con la vedova di Umberto, Allegra. In mezzo Montezemolo e Marchionne, poi Buffon, Marotta, Conte, Mazzia, Nedved, Pessotto e i ragazzi del vivaio a tributargli il saluto da parte della Juventus di oggi. Dall’altra parte della navata la creme della politica del presente e del passato: dal presidente della Repubblica Napolitano (applaudito a più riprese, ndr) al Ministro Fornero, da Passera a Profumo, da Grilli al vicepresidente del Senato, Vannino Chiti, da Fassino a Cota, da Tremonti a Romiti, l’amico di una vita, fino all’Assessore Gallo e il giudice Caselli. Ma anche tanti ex giocatori che hanno voluto salutare per l’ennesima volta “Gianni”, colui che telefonava prestissimo al mattino per saggiarne l’umore e fare qualche battuta pungente com’era nel suo Dna: da Gentile a Ferrara, da Cabrini a Ravanelli, da Inzaghi a Tacconi, da Anastasi ad Altafini, da Causio a Bettega, da Torricelli a Porrini, fino ad un altro grande amico: Giampiero Boniperti, il presidente più longevo della storia della Vecchia Signora.

COMUNE – Torino s’è riunita alle 11 per ricordarlo: i nipoti John e Lapo sul sagrato della chiesa a stringere mani e ricevere per l’ennesima volta le condoglianze prima di andare ad accogliere Napolitano, arrivato per ultimo, come si confà agli ospiti più attesi. Il cugino Andrea, invece, visibilmente emozionato, ha preferito restare dentro il Duomo al fianco della moglie Emma. Cinquanta minuti tutto il plotone di personaggi s’è spostata in Comune, nella sala rossa, dove il sindaco di Torino Fassino e John Elkann hanno speso parole importanti per colui che ha rappresentato Torino in Italia e nel Mondo.

PAROLE – Queste le parole dell’arcivescovo Nosiglia: “Percepisco con chiarezza le tracce, ancora oggi presenti, del suo lavoro e dello stile che ha impresso alla sua azienda e alla stessa città di Torino, che ha reso, alla guida della Fiat, famosa in tutto il mondo. È importante, a dieci anni della morte di Giovanni Agnelli, manifestare anche pubblicamente i sentimenti di riconoscenza per quei frutti che possiamo cogliere ancora oggi del suo lavoro. L’avvocato Agnelli ha atteso la parte conclusiva della propria vita a lottare, con tutte le sue forze e la sua intelligenza, per difendere non solo la sua fabbrica ma tutto quanto essa rappresentava per Torino e per l’Italia”. “Il ricordo di mio nonno è qui – ha detto Lapo Elkann dopo la funzione -: il silenzio vale più di mille parole”. La Juventus l’ha ricordato così: “Nei momenti difficili di una partita – si legge sul si to ufficiale -, c’è sempre nel mio subconscio qualcosa a cui mi appello, a quella capacità di non arrendersi mai. E questo è il motivo per cui la Juventus vince anche quando non te l’aspetti”. “Se nel 1999 il Cio ha scelto Torino per ospitare le Olimpiadi invernali, piu del 50% del merito va a lui”, ha detto Franco Carraro. “Gli dobbiamo molto – ha detto Evelina Christillin . Speriamo di regalargli lo scudetto”. Anche il Papa e il cardinal Poletto hanno voluto salutarlo ma hanno inviato un telegramma, letto durante la funzione, in quanto non hanno potuto essere presenti.

ELKANN E FASSINO – Joh Elkann ha voluto ricordarlo così: “Mio nonno credeva importante tenere agganciata l’Italia all’ Europa e pensava che Torino, ricca di valori civili e d’idee innovative, fosse il luogo ideale per favorire questo percorso”. Le parole del nipote dell’avvocato sono state precedute dal Sindaco di Torino, Piero Fassino: “Per Agnelli Torino e la Fiat erano una cosa sola: vorrei sottolineare il profondo rapporto dell’Avvocato con la città. Gianni Agnelli era un uomo del Mondo ma Torino era il porto sicuro dove rientrare sempre. Quando la Fiat festeggiò i cento anni rivolse un discorso di saluto: ‘Faremo ancora qualche cosa per questa città che ci ha dato tanto’. A questa città, resa orfana del ruolo di capitale politica, la Fiat diede il ruolo di capitale produttiva, manifatturiera. Se va bene alla Fiat, va bene a Torino. Anche con la Juventus avrebbe regalato alla città un altro primato nello sport. Ho avuto una frequentazione sempre più intensa negli anni con l’Avvocato. Torino era il centro per lui. Non si è mai allontanato, nemmeno negli anni bui del terrorismo. L’avvocato non avrebbe mai lasciato sola Torino e questo i torinesi lo sapevano. Non ha potuto assistere al cambiamento di pelle della città, ma è stato uno dei principali artefici diquesto mutamento. Basti ricordare il suo impegno per avere le Olimpiadi. La sua ultima apparizione pubblica nel 2002, proprio qui nella Sala Rossa del Comune”.

MARCHISIO — Dopo il ricordo di ieri di Del Piero, oggi è arrivato quello di Claudio Marchisio: “Purtroppo non ho la foto di quando Agnelli ci strinse la mano, uno a uno, nel mio primo anno alla Juventus – ha detto sul suo profilo Facebook -. Eravamo al Comunale. Sarebbe stato bello condividere con lui e Umberto Agnelli l’ultimo scudetto vinto”.

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