Serie A

Torino, Juric si racconta: «Soddisfatto del lavoro, dopo di me un altro Toro. Il mio futuro? Vi dico cosa vedo»

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Ivan Juric ha fotografato il suo passato al Torino, tra aneddoti e rivendicazioni il testamento calcistico nell’intervista dell’ex allenatore

Il testamento di Ivan Juric. Non poteva andarsene senza lasciare, d’altronde il tecnico croato a Torino ha trascorso ben tre anni della sua vita calcistica e non: e che anni. Tra amore, odio, dimostrazioni di affetto, rabbia, abbracci e sfuriate possiamo dire che l’ex Verona il suo passaggio in Piemonte l’abbia vissuto senza mezzi termini. Ma nonostante tutto, non poteva lasciare il suo Toro senza dire addio ai propri tifosi e fotografare ancora una volta quanto archiviato con la società calcistica piemontese.

Lo ha fatto ieri Juric, in un messaggio rivolto direttamente ai fan e firmato sui portali del club. Lo ha ribadito oggi nella sua ultima intervista a La Stampa. In quello che possiamo considerare il suo testamento al Torino quindi, Ivan Juric ha riavvolto il nastro dei suoi quasi mille giorni trascorsi tra il Filadelfia e lo Stadio Olimpico Grande Torino. Con la consapevolezza di chi sa di essersi prodigato al massimo per la causa e la soddisfazione di aver – parole sue – seminato i dettami di una nuova cultura del lavoro. E chissà che se nel toro targato Vanoli germoglierà il fiore del successo, non sarà (anche) in parte merito di Ivan. Di seguito un estratto dell’intervento rilasciato dall’ormai ex allenatore del Torino Juric.

EMOZIONI ADDIO DA TORINO – «Bene, molto bene. Lo dico perché se mi guardo indietro non posso che essere sereno per ciò che abbiamo fatto o costruito». 

SENSO DI INCOMPIUTEZZA – «Nessun senso di incompiutezza, ci mancherebbe. So che qualcuno può pensarlo, ma non è così».

COSA LASCIO AL TORO – «Nella cultura del lavoro: quando siamo arrivati c’era un mondo, dopo un altro. Me ne sono andato senza rimpianti».

OBIETTIVI RAGGIUNTI O OCCASIONI SPRECATE – «Tre stagioni dalla parte sinistra della classifica non erano un traguardo scontato o facile da realizzare. E, poi, il Toro, adesso, può puntare sulla forza dei suoi giovani. Io la vedo così e la vedo così ora che sono passati un po’di giorni e le riflessioni diventate più oggettive». 

QUALCOSA DA AGGIUNGERE SULL’ESPERIENZA AL TORO – «No, penso di aver detto sempre». 

BILANCIO LAVORO AL TORO- «Per me il calcio è anche il rapporto con i giocatori, dentro e fuori dallo spogliatoio. Crescere con i ragazzi è un privilegio e nei miei tre anni ne sono cresciuti tanti, non solo come calciatori. Si sarebbero buttati nel fuoco per me? Questo è calcio…». 

FUTURO – «Voglio studiare e aggiornarmi. E vorrei farlo all’estero dopo cinque campionati senza esonero, e sempre dalla parte sinistra della classifica, in Italia. Visiterò qualche collega». 

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