2014

Torino, Isabella Cairo: «Il credo di mio fratello è migliorare»

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La sorella del patron granata ha raccontato la crescita di suo fratello.

TORINO CAIRO – Il popolo granata è tornato a sorridere e a riempire lo stadio: soddisfatto Urbano Cairo, che è riuscito a rilanciare il Torino e le speranze dei suoi tifosi. Di lui ha parlato la professoressa Isabella, sorella del presidente, che ha raccontato l’infanzia di suo fratello ai microfoni di “Tuttosport”: «Urbano era bravissimo a scuola, soprattutto in matematica. Il suo maestro Abate gli dava un sacco di cose in più da fare se no poi disturbava i compagni in classe. Se gli altri avevano da fare due problemi a lui ne dava 4 o 5. Quando eravamo piccoli, e da Milano venivamo qui a Masio dai nonni, si metteva a guardare dal finestrino per contare le auto e arrivava a numeri infiniti. Siamo rimasti uniti. Grazie anche al calcio, giocavamo tantissimo insieme e la domenica ascoltavamo “Tutto il calcio minuto per minuto”. Mia mamma era tifosissima del Toro, ci ricordava quanto pianse il giorno di Superga, nel tragitto dalla casa della sua amica alla sua abitazione. Andò anche alla Basilica per prendersi un sassolino di ricordo. Era una antijuventina incredibile. Con Urbano ho giocato tantissimo a pallone sia in cortile a Milano che qui in campagna e poi facevamo insieme gli album Panini. Li conserviamo ancora. Papà ci faceva trovare i pacchetti nel tovagliolo piegato. A Masio giocavo sempre in porta con Urbano che sfidava sempre un amico e si arrabbiava quando prendevo gol. Ha giocato anche nella Pro Sesto quando era ragazzino».

PASSIONE – Innata la passione per il calcio in casa Cairo: «Al lunedì leggevamo i giornali per capire le azioni dei gol e in casa, nel lunghissimo corridoio, io e Urbano con la palla di spugna provavamo a rifare quelle azioni. In casa giocavamo con il fortino, cowboy contro indiani e lui, se non ricordo male, sceglieva i cowboy. Poi al pomeriggio guardavamo un po’ di tv, in bianconero, c’era la gallina Tric trac quando facevamo merenda. Scherzi? Il suo vizio era farmi lo sgambetto! Stupita dal suo successo? No, mi aspettavo da Urbano grandi risultati. E’ sempre stato molto reattivo. Mia mamma poi è stata una mamma doc, ci ha dato disciplina, pretendeva molto da noi, era una maestra. Io e Urbano eravamo un po’ soldatini con lei. Ricordo che una volta prese 7+ di matematica e mia mamma lo riprese dicendo che non andava proprio bene! Il senso del dovere e della responsabilità lo hanno accompagnato e aiutato».

SOGNI E TRAGUARDI – Isabella Cairo ha poi proseguito tra sogni ed obiettivi: «Io volevo girare il mondo e fare l’interprete in realtà poi ho insegnato. Lui fare l’imprenditore. Vinse una borsa di studio alla Bocconi e per 6 mesi andò a studiare all’Università di New York. Sognava di fare l’imprenditore e il calciatore. Se ricordo il giorno in cui mi disse “Ho comprato il Toro”? Sì, certo. I giorni precedenti la mamma gli disse: “Urbano, fallo! Prendilo”. Lo vedo molto contento e per fortuna i momenti bui sono alle spalle, è stato forte a resistere. Sono certa che vorrà migliorare, è il suo credo. Ma non so quando. A me piaceva molto Muzzi. Ora Cerci. Mia mamma glielo disse a Urbano durante il mercato: “Lo devi comprare”. L’emozione più forte che ho provato grazie al Torino? Il giorno della promozione 10 mesi dopo l’acquisto. Fantastico. Quelle che spero di vivere è lo scudetto. Sogno di riprovare questa gioia».

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