2014
Torino, Destro o Pazzini? Petrachi: «Ci siamo»
La società granata riflette sui ritocchi in vista di gennaio
CALCIOMERCATO TORINO PETRACHI – Delusione in casa Torino per il pareggio a reti bianche con l’Atalanta, che ha evidenziato qualche lacuna a livello di individualità nella squadra di Giampiero Ventura. Una partita complicata come quella contro i bergamaschi poteva essere risolta con una soluzione personale, con la giocata del singolo, ma il direttore sportivo granata si è concentrato sull’operato arbitrale e sulla preparazione della partita da parte di Stefano Colantuono: «La decisione di Colantuono di piazzarsi con il 5-3-2 ci ha evidentemente spiazzati, perché in stagione non lo aveva mai fatto. La partita era stata preparata in un certo modo e abbiamo dovuto cambiare in corsa i nostri piani. L’Atalanta poi ha giocato per tutta la partita con nove calciatori dietro la linea della palla. Queste sono partite che vinci attraverso gli uno contro uno e noi ne abbiamo vinti pochi. Ma non ha alcun senso gettare la croce sugli attaccanti: hanno anche avuto delle opportunità, Sportiello è stato bravo. Abbiamo avuto una supremazia territoriale lampante. E ci manca un rigore grosso come una casa. Dalla tribuna è parso evidente e non capisco come abbia fatto l’arbitro a non vedere oppure a non valutare il fallo. Moretti poi non è un ragazzo che simula o esagera: ha protestato a lungo, era sicuramente rigore. Le immagini poi non lasciano spazio a interpretazioni», ha dichiarato Petrachi, come riportato da Tuttosport.
A GENNAIO – E’ evidente, però, che manchi qualcosa al Torino, cioè un giocatore in grado di trovare la conclusione vincente, che sappia saltare l’avversario e dettare l’ultimo passaggio. Non mancano le idee al Torino, che potrebbe sondare il terreno a gennaio per Mattia Destro o Giampaolo Pazzini, ai margini rispettivamente nella Roma e nel Milan. Segnali d’apertura in tal senso da Petrachi: «Partiamo dicendo che il mercato di gennaio è detto di riparazione proprio perché si effettuano ritocchi e non rivoluzioni. A gennaio può esserci qualcuno che vuole andare via a cercare nuove opportunità, qualcuno che non trova la giusta dimensione nel Toro. Noi ci siamo e non ci faremo cogliere impreparati. Stiamo già lavorando in funzione eventualmente di migliorare il migliorabile». E non sono da escludere colpi di scena: «Il Toro non si preclude nulla. Se per prendere un giocatore che serve ci vuole un investimento, lo andremo a valutare. Il presidente Cairo non mi ha mai detto “non andare a prendere nessuno” oppure “puoi spendere solo x o y”. Si valuterà un percorso: età, cosa ci serve, per quale motivo. C’è dietro un processo specifico. Chi pensa che possono arrivare solo giocatori a parametro zero si sbaglia. C’è volontà di investire».
LE SCELTE – Di sicuro il Torino non è Fabio Quagliarella-dipendente per Petrachi: «Sarebbe riduttivo: abbiamo cinque attaccanti, tutti preziosi. E’ fondamentale avere sempre qualcuno che la butti dentro e noi con Quagliarella abbiamo pescato un elemento molto importante. Ma non dimentichiamo che chi sta al fianco di Fabio si fa un mazzo per metterlo nelle condizioni di segnare: pensiamo all’assist che gli ha dato Farnerud, con Amauri che nel frattempo si era portato via due uomini da solo. Barreto? L’allenatore per scelta tecnica lo sta lasciando fuori. Lui conosce bene Barreto e se non lo convoca è perché non lo ritiene quello vero. Quando tornerà quello vero lo richiamerà». E sulla scelta di escludere Bruno Peres, uno dei migliori finora, dalla lista Uefa, il dirigente del Torino chiarisce: «Ai primi di settembre non aveva ancora potuto disputare nemmeno una partita ufficiale perché non abbiamo potuto tesserarlo prima. Dovevamo fare una scelta: se avesse sbagliato la prima gara avremmo pensato di avere sprecato un posto. Preservarlo per il campionato può essere positivo poi, se come mi auguro andremo avanti in Coppa, ci giocheremo Bruno per qualcosa di più importante in Europa League».