2013

Torino, D?Ambrosio: ?Granata parte di me. Ogbonna e Bianchi..?

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CALCIOMERCATO TORINO D’AMBROSIO – Nato e cresciuto a Caivano, dove ha mosso i primi passi da calciatore, Danilo D’Ambrosio ha suscitato l’interesse del Chelsea, a cui preferì la Fiorentina. Dopo aver militato nella Primavera dei viola, il terzino, che si è distinto per la sua duttilità, ha accumulato esperienza al Potenza e alla Juve Stabia, che gli è fruttata la grande occasione con il Torino. Intervistato da Tuttosport, il difensore classe ’88 ha parlato della sua prima esperienza in Serie A: «Non è un traguardo, è un punto di partenza. Rappresenta un sogno realizzato, ciò a cui ogni calciatore aspira. Ma non mi siedo, non mi accontento: sto vivendo serenamente, senza paura, dando una mano. Al Torino e a me stesso. E’ una bella sensazione, quella di sapere dell’interesse di altri club importanti. Il calcio di alto livello lo avevo soltanto respirato a Firenze, ai tempi di Prandelli e Corvino: però ero solo un ragazzo delle giovanili. Adesso grazie al Torino è tutto diverso, tutto più coinvolgente. Ribadisco, è un piacere sapere di piacere. Ma è facile quando le cose vanno bene, molto meno quando vanno male. Anno dopo Lerda? E’ stata un’esperienza negativa a tanti livelli. Poi spesso, quando le cose non girano professionalmente, si ripercuotono anche nella sfera privata:  difficile scindere i due aspetti. Questo momento complicato ha inciso concretamente sulla mia crescita umana. L’importante è sapersi rialzare. E uscirne più forti di prima».

Il calciatore granata ha poi parlato del rapporto con il Torino: «Fa parte di me. Anche perché ho vissuto di tutto: da sfiorare la promozione nel 2010 a un’annata disastrosa. E ora la serie A, che stiamo dimostrando di poter mantenere con la forza delle idee, del gioco, della grinta. Mancano ancora dei punti per superare la fatidica quota 40, ma daremo il massimo per raggiungere in fretta l’obiettivo. Aggettivo per il Torino? Formativo. Quando sono arrivato non ero un bambino, però ero giovane: da allora sono cresciuto».

D’Ambrosio ha poi parlato dell’eventuale addio di Ogbonna e Bianchi al termine della stagione: «Non posso e non voglio pensare che Angelo e Rolando andranno via. Siamo a marzo, per certi discorsi è davvero prematuro. Non possiamo permetterci di pensare al mercato di giugno, tra scadenza, prestiti, rinnovi e via discorrendo: abbiamo ancora qualcosa di importantissimo da conquistare, cioè la salvezza. Siamo compatti, coesi, carichi: dobbiamo concentrarci solo su questo».

Il giovane difensore crede ancora nelle bandiere e ne cita qualcuna: «Giggs è un esempio mondiale. Come Zanetti, come Totti. Il Gallese poi è l’emblema del calcio attuale: so che fa anche yoga, è affascinante. Le bandiere possono esistere, ma certamente dipendono dai progetti delle società».

D’Ambrosio ha anche parlato del dualismo con Darmian e della sua voglia di giocare: «Siamo giocatori completamente diversi, entrambi non ci sentiamo rivali l’uno dell’altro. Vogliamo giocare tutti e due perché vogliamo crescere, però non esiste una competizione accesa. Anzi. Nella vita privata siamo molto amici, siamo andati in vacanza assieme con le nostre rispettive fidanzate, siamo molto uniti. E si è unito anche Cerci con la sua compagna: siamo proprio un bel trio.. Dispiaciuto per qualche panchina? Assolutamente no. Sono scelte tecniche e noi le rispettiamo sempre. La panchina è una risorsa perché serve ad “allenare” a mille all’ora chi gioca titolare: è un nostro punto di forza da due anni. Nazionale? Aver giocato in serie A è già un sogno realizzato. La Nazionale sarebbe il top assoluto. Io lavoro per il bene del Torino, che è anche il bene mio: se faccio bene aumento le possibilità, dovesse un giorno capitare sarebbe fantastico».

Infine, D’Ambrosio analizza la sfida contro il Parma: «Loro hanno bisogno di punti, ma anche noi. Poi nessuna squadra vuole fare brutte figure, specialmente in casa. Hanno grandi individualità, specialmente in attacco. E poi si tratta di una formazione esperta: ha tutto per tirarsi fuori da un momento no. Biabiany? Noi puntiamo a limitare non il singolo, ma tutta la squadra. Vogliamo imporre il nostro gioco e non faremo di Biabiany l’unico pericolo, anche perché il Parma ha tanto talento, soprattutto là davanti: Amauri, per esempio, è un attaccante molto forte». 

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