2012

Torino, D’Ambrosio: “Da contestato a capitano”

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TORINO D’AMBROSIO – Rivelazione di questo avvio di stagione del Torino, Danilo D’Ambrosio è riuscito a conquistarsi la stima dei tifosi, che un anno e mezzo fa lo contestavano. Il difensore granata, all’occorrenza anche centrocampista, si è raccontato a La Stampa.

Due gol nelle prime 9presenze in A: per un terzino, se non è record poco ci manca. Danilo D’Ambrosio, si rende conto di essere una delle sorprese del campionato?

«Se lo dite voi… Un inizio del genere, sinceramente non me l’aspettavo. Ma una cosa ce l’ho chiara: lavorando duro ogni giorno, tutto è possibile».

Anche che diventi capitano del Toro chi un anno e mezzo prima era stato contestato e pensava di andarsene?

«In B passai 7-8 mesi brutti davvero. Accetto le critiche per gli errori fatti in campo, non quelle prive di fondamento sulla vita privata. Ho sempre avuto la coscienza pulita. Ho tenuto duro e ora eccomi qua. Molto orgoglioso per il mio Toro e per come sto affrontando il debutto in A. E quella fascia col Bologna, festeggiata con un gol sotto la Maratona, la tengo bene in vista in casa».

Che meriti si dà?

«Io ho messo il carattere, la forza di reagire. Ma senza l’aiuto della famiglia e dei compagni che mi hanno sempre fatto sentire importante sarebbe stato tutto più difficile».

C’entra anche Ventura?

«Sì. Due estati fa ero al bivio: partire o restare. Lui mi ha dato fiducia. Io cerco di ripagarlo giorno dopo giorno».

Giocando dove serve, vero?

«Prima a destra, da un po’ a sinistra. Mi alleno per fare bene ovunque».

Con Darmian, Glik e Ogbonna forma la difesa più giovane del campionato.

«Bella soddisfazione. Merito della società, che ha allestito un mix interessante tra nomi nuovi ed esperti».

Là dietro siete la conferma che puntare sulla linea verde non è un azzardo.

«Quest’anno, in generale, c’è più spazio per i giovani. C’è più coraggio, come hanno in Inghilterra e Spagna. Speriamo sia una svolta duratura anche se il calcio è fatto d’interessi e tenere in panchina gente pagata molti milioni è complicato».

Torniamo al Toro. Cairo dà un bel 7 alle vostre prime 13 partite. D’accordo?

«L’unico voto che do è il 10 per l’impegno quotidiano che mettiamo. Si può e si deve sempre fare di più, però mi viene difficile pensare a qualcosa di meglio, finora. Da matricola non siamo mai stati nelle ultime tre».

Eppure, dopo il 5-1 di Bergamo qualcuno parlava d’Europa…

«Davvero? Io non leggo i giornali e ho sempre avuto in testa una cosa sola: fare in fretta 40 punti».

Ne avete 14, per ora. E nei prossimi turni troverete Fiorentina, Juve e Milan. Preoccupato?

«No, perché sono certo del nostro rendimento. È un mini-ciclo durissimo ma noi stiamo bene».

Si parte domani con i viola. Una partita da ex, per lei.

«Fu la mia prima esperienza al vertice. Due stagioni in Primavera e nel 2007 profumo di prima squadra con Prandelli e Corvino. Giocavo esterno alto a sinistra nel 4-3-3…».

Poi, prima del Toro, Lega Pro con Potenza e Juve Stabia.

«E poi mi sono guadagnato la A, il sogno di ogni ragazzino. Tutta un’altra cosa, anche rispetto alla B. Qui c’è chi ti punisce a ogni minimo errore».

Qualche nome?

«Cavani ed El Shaarawy, su tutti. Sono micidiali. Ma come fai a trascurare qualcuno?».

Pensa già a uno come Vucinic, ad esempio?

«No, perché prima c’è Toni».

Che cos’è il derby per lei?

«Finora è stato Juve Stabia-Sorrento. Di Juve-Toro immagino l’adrenalina e la pressione, ma è ancora presto. C’è la Fiorentina, prima. C’è la rivelazione della A, una squadra aggressiva, in formissima».

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