2013
Top & Flop della 27^ giornata
TOP PLAYERS
Diamanti – Fantastico! Semplicemente il top del top al momento nella “povera” Italia del pallone. Prima di consegnargli la tessera di socio emerito della categoria in cui continua a figurare quasi ogni santa domenica, ammiriamone l’ennesimo pezzo di bravura: interno sinistro a giro puntato dove il portiere avversario non potrà mai arrivare, neppure in assenza di gravità. E poi corsa, ricami, recuperi: falegname ed ebanista di prima qualità come pochi in Europa. Che Inter, Zenit e Juventus si decidano a prenderlo.
Pazzini – Dodici gol in una stagione passata spesso e volentieri in panca e non ancora terminata. Vi pare poco? A Marotta, che lo cercò l’estate scorsa prima di ripiegare sull’abominio Bendtner, supponiamo decisamente no. Doppietta di opportunismo e classe fusa ad una presenza costante per scalpare la Lazio menomata dall’espulsione di Candreva. Attaccante di rendimento ed affidabilità, colpevolmente sottovalutato.
Palacio – Non osiamo immaginare dove sarebbe l’Inter di Stramaccioni senza le prodezze balistiche di Rodrigo “Alopecia” Palacio. L’allenatore nerazzurro deve però averci riflettuto sopra se a Catania lo manda in campo al posto dell’ammuffito Rocchi nei secondi 45 minuti. Come si faccia a tenerlo fuori è un mistero forse riconducibile alla presunzione che certi tecnici dimostrano di possedere incaponendosi nel ribadire l’importanza del loro sistema di gioco sugli interpreti. Sia come sia: l’argentino ne segna due e confeziona un assist. Catania a casa ed Inter ancora in corsa per il terzo, dopo il primo tempo chimerico, posto.
Bonaventura – Dicono che Marotta ci abbia già messo le mani sopra. Bale o Nani? Macchè! Il dirigente juventino prende 3 (e paga caro) a Bergamo: dopo Padoin e Peluso, scommettiamo che il signor Bonaventura si trasferirà presto a Torino? Due gol, il primo bellissimo, e Siena al tappeto. Domenica di sana gloria in provincia.
FLOP PLAYERS
Cassano – Svariati indizi fanno una prova e nel caso del barese siamo ormai alle soglie della Cassazione. Prima la Roma, poi la Sampdoria, il Real, il Milan ed ora l’Inter: ovunque vada, Cassano si segnala più per la rustichezza del proprio comportamento che per la morbidezza dei piedi. La scorsa estate sputava fiero nel piatto rossonero dal quale aveva appena attinto: tutto ciò, dopo aver sbeffeggiato una collezione invidiabile di dirigenti ed allenatori, tutti di primissima fascia. Adesso arriva alle mani con Stramaccioni, che non sarà Capello, ma merita comunque rispetto, non fosse altro perché messo in quel posto da chi il barese lo paga e lautamente. Qualcuno dovrebbe ricordargli che i fuoriclasse sono tali anche fuori dal campo. Temiamo però sia troppo tardi e che il nostro alla categoria non abbia mai appartenuto.
Cavani – Niente: visto che neppure il bianconero ha fatto effetto, sarà il caso che a Napoli comincino a preoccuparsi seriamente. Lui che amava “violare” la “Vecchia Signora” anche tre volte a partita, rimane a secco offrendo una prestazione tra l’impotente e l’isterico. Sarebbe da rosso sangue per la gomitata rifilata al provocatore Chiellini ma il vile Orsato lo salva, più preoccupato per le conseguenze dell’eventuale espulsione che per l’accartocciamento della giustizia (sportiva). I suoi giorni a Napoli ci paiono agli sgoccioli: niente è per sempre. Tranne i diamanti, s’intende…
Candreva – In sedici minuti sedici, combina due casini di proporzioni faraoniche (è il caso di dire): prima perde, da addormentato a San Siro, palla a centrocampo e poi falcia da tergo El Sharaawy lanciato verso Marchetti. Espulsione da regime dittatoriale, siamo d’accordo ma resta il fatto che l’ex Udinese e Juventus, manda per l’aria i piani di Petkovic prima ancora che il Milan si impegni seriamente a giocare la partita. Sciagurato ma può succedere.
Vucinic – Chi si ostina ancora a definirlo un top player alias fuoriclasse, andrebbe costretto a sedute intensive di filmati di repertorio sui vari Van Basten, Batistuta, Inzaghi, Trezeguet, solo per citare alcuni degli attaccanti più prolifici e talentuosi degli ultimi decenni. Ad una punta si chiede prima di tutto di buttarla dentro: le corsette defaticanti in piena partita, le finte o i passaggi incomprensibili e le conclusioni da debosciati superficiali, non può permettersele nessuno, tanto meno lui che killer micidiale non è mai stato. Si divora un gol grande come Piedigrotta e persevera sbagliando tutto lo sbagliabile. Fossimo in Marotta lo spediremmo di volata allo United del suo grande ammiratore, Alex Ferguson, insieme ad un paio di casse di Barbera. Carpe diem prima che lo scozzese ci ripensi.