Toni: «Gioco ancora grazie a mia moglie» - Calcio News 24
Connettiti con noi

2015

Toni: «Gioco ancora grazie a mia moglie»

Avatar di Redazione CalcioNews24

Pubblicato

su

toni hellas verona gennaio 2015 ifa

Curiosità e retroscena rivelati dall’attaccante del Verona

Ha conosciuto sua moglie in discoteca: passava vicino al bagno e Marta gli ha sbattuto la porta in faccia, si è arrabbiato ma poi ha offerto da bere alla donna che gli avrebbe cambiato la vita. Il retroscena riguarda Luca Toni, che ai microfoni de La Gazzetta dello Sport ha affrontato temi lontani al mondo del calcio, ma comunque connessi: «Dopo Dubai ripenso – anzi stavolta decido – di dare l’addio al calcio, ma proprio quando Marta mi dice che a casa non mi sopporta più – “Dai, continua” – e io non mi rassegno ad andare al Siena, che sarebbe retrocesso, la Fiorentina perde Berbatov e a un’ora dalla chiusura del mercato mi chiama Andrea Della Valle: frenata e ripartenza, il mio destino», ha raccontato l’attaccante dell’Hellas Verona.

BELPAESE – Toni ha parlato del suo rapporto con la fede, ma anche di politica: «In Italia si fatica a trovare soluzioni a prescindere: sembra sempre tutto più difficile di quello che è. Oppure, peggio, sta bene a tutti che le cose vadano così. E alla fine è sempre il solito magna magna: prima o poi ci cascano tutti e sono sempre gli stessi a girare. In altri Paesi chi sbaglia va in galera, anche se si chiama Hoeness tanto per non fare nomi e allora la gente si preoccupa, “Se ci va lui, figurati io”: in Italia se uno ha un nome così in galera non ci va, altrimenti si preoccuperebbe di non rubare. In Italia i Carabinieri vengono a casa mia dopo un furto e mi dicono: “Tanto anche se li prendono poi escono subito”. In Italia arrivano i tifosi del Feyenoord e devastano Piazza di Spagna, tanto qui mica li mettono dentro come succederebbe in Olanda. Eppure saremmo il Paese più bello del mondo, che potrebbe vivere quasi solo di turismo: però siamo fenomeni a rovinarlo e alla fine gli italiani si sentono quasi più italiani all’estero, pensa te che tristezza».

L’IDOLO – Così come l’amore, la famiglia e gli amici sono stati importanti per il centravanti, che ha avuto come riferimento calcistico Marco van Basten: «Mi sentivo come un bambino, di quelli che vedono il loro idolo e restano lì qualche secondo come ebeti: “Ma è proprio lui?”. Era lui, nel frattempo c.t. dell’Olanda, gli avevo anche fatto gol e mi stava venendo incontro per dirmi: “Sai che sei proprio forte?”. Lui, che quando giocava segnava sempre ed era anche così bello da vedere, mica “storto” come me. Lui che quando ha lasciato il calcio ci sono stato male, e pensavo: che brutto dover smettere perché ti fanno smettere, non perché lo decidi tu. Invece quando mi sono trovato di fronte Papa Francesco è stata una sensazione di serenità particolare: come se lo conoscessi da un sacco. Dieci minuti bellissimi, uno vicino all’altro sulla sua panchetta: a fargli visita eravamo in sette ma le sedie erano solo sei, ero l’unico rimasto in piedi. “Siediti qui”, mi ha detto: e mi sembrava di parlare con mio papà».

AMORE E DOLORE – L’amore per sua moglie, però, lo ha aiutato ad affrontare la morte di suo figlio:  «“Ce lo dica, dottoressa: ce lo dica”. Ci guardavano tutti senza avere il coraggio di parlare, e quegli occhi me li ricorderò finché campo. “Proviamo a cambiare macchina, magari questa non funziona bene”, ci avevano appena detto. No: era il cuore di Mattia, così doveva chiamarsi il nostro primo figlio, che non aveva più funzionato. “Ha smesso di battere ieri”: un terremoto dentro molto più forte di quello che ci aveva fatto spostare la sede del parto da Modena a Torino. Quello che Marta mi ha insegnato nei giorni successivi non ha prezzo, lì ho capito davvero quanto è forte la donna con cui sto: «Mi sistemo e ne facciamo subito un altro», mi ha detto, e tre mesi dopo era incinta di nuovo, alla faccia di quelli che ci vedevano come genitori testimonial di bimbi mai nati. E se io e lei non fossimo così uguali nel detestare il piangersi addosso, se ci fossimo buttati giù, forse Bianca e Leonardo non sarebbero mai arrivati: questo sì che possiamo insegnarlo».

LA PRIMA VOLTA – Infine, concede alcune curiosità, come il sesso prima di una partita e la sua prima volta: «Fa bene all’amore e anche all’umore, dunque non vedo perché non parlarne e perché evitare il giorno prima di una partita, o dal giovedì come dice qualcuno: a volte poi ho giocato bene, a volte magari ho fatto ridere, ma non siamo mica robot, se ti va di farlo lo fai e non è per quello che fai gol oppure no. La prima volta? Dipende: da solo o in compagnia? Scherzi a parte, cliché consueto: avevo 16 anni, in vacanza a Rimini, lei austriaca e più grande di 3-4 anni, nome ovviamente dimenticato. Tutto nella sua stanza perché io ero lì con i genitori, il mio amico e la sua amica di sotto ad aspettarci per il cambio. Poco, ad essere sinceri, perché la prima volta quasi non te ne accorgi, solo dopo cominci a metterci un po’ più del tuo. Fu così veloce che scendendo le scale mi ripetevo “Tutto qui?”. Il problema è che la stessa cosa dev’essersela detta anche lei: infatti è sparita, non l’ho vista mai più…».

2015

Liga, Soriano stende il Valencia: Villarreal quarto

Avatar di Redazione CalcioNews24

Pubblicato

su

ligacn24
Continua a leggere

2015

Roma, Gerson in Italia il 6 gennaio | Sky Sport

Avatar di Redazione CalcioNews24

Pubblicato

su

gerson
Continua a leggere