2014
Tonelli: «Il calcio, per me, si chiama Empoli»
Il difensore dei toscani: «Io difensore da A? La strada è lunga»
EMPOLI TONELLI SERIE A – «Il calcio, per me, è l’Empoli. Se me ne fossi andato via da ragazzino, non sarei diventato un calciatore». Intervistato dai microfoni di ‘Tuttosport’, Lorenzo Tonelli, difensore dell’Empoli, parla del momento magico, che sta attraversando alla sua prima stagione in A: «Mio nonno e mio padre erano medici, ed il calcio è sempre stato un piacere: senza buoni voti, il pallone spariva. Sono contento dell’inizio di campionato, ma ho ancora tutto da dimostrare».
PALLE INATTIVE – Un goleador vero: sulle palle inattive, a tratti è immarcabile. «A qualche amico lo avevo confidato – spiega Tonelli – ma chi si sarebbe aspettato tre gol? Poi al Milan… Se fossi stato un giocatore del Genoa, prima mi sarei infuriato e poi mi avrebbero ammonito. Ma è stato un tocco fortuito: peraltro la palla sbatte prima sulla pancia. Peccato, perché in molti hanno scritto ‘risultato rubacchiato’: il pari era giusto…».
STRADA LUNGA – «Non mi sento un giocatore da A per il momento – assicura il centrale toscano – perché ho giocato solo sette partite. La strada è ancora lunga, lo so bene. Prima di Udine eravamo curiosi di capire come fosse la Serie A, se ci fossero gli ‘extraterrestri’ oppure si potesse giocare. E devo dire che siamo soddisfatti: i ritmi e l’intensità non sono inferiori al campionato di B, ma qui ci sono giocatori che possono decidere la partita da un momento all’altro».
ERRORI – Gol, ma anche qualche errore di troppo, in queste prime gare: «La prima lezione me l’ha data Fernando Torres. Mai mi sarei aspettato che da quella posizione sarebbe riuscito a mettere la palla sotto l’incrocio. Eppure… E anche sul gol di Bertolacci, la mia postura è sbagliata di 45 gradi: i dettagli fanno la differenza».
MODELLO – «Il mio modello – prosegue Tonelli – è Fabio Cannavaro. Rugani? Incredibile, ha una capacità enorme, considerando che si tratta di un 20enne. Sa fare tutto e ha un grande avvenire. Sarri? Prima del suo arrivo, non pensavo che un allenatore potesse influire così tanto. Ha costruito una squadra capace di muoversi come un solo giocatore, abbiamo un’identità, forse gli unici dopo la Roma. E per me è stato importante».