2020
Tonali Inter: ecco dove giocherebbe nello scacchiere di Conte
Sandro Tonali ha dato il suo sì all’Inter: dove giocherebbe il centrocampista nello scacchiere di Antonio Conte
L’impatto di Tonali in Serie A è stato eccezionale. Impiegato davanti alla difesa, il talento lombardo si è mostrato un eccellente organizzatore della manovra, il principale riferimento dei compagni. Nonostante il Brescia tenga pochissimo il possesso, Tonali gioca in media 60 palloni ogni 90′, non certo pochi. Spicca, in particolare, la lucidità con cui sa gestire il possesso anche in situazioni apparentemente complicate. Non soffre la pressione avversaria, anzi, usa molto bene il corpo negli spazi intasati, proteggendo ottimamente palla.
Basti pensare che, tra i calciatori della Serie A che hanno provato almeno 30 dribbling, Tonali è uno di quelli con la percentuale di riuscita maggiore. Segno di come abbia importanti doti atletiche, che si uniscono a letture senza palla di eccellente livello. I suoi break sono un’importante risorsa per saltare linee di pressione e dare vantaggi alla squadra. Per quanto riguarda la tecnica di passaggio, Tonali è diverso da quei centrocampisti moderni, soprattutto quelli di scuola spagnola, che sono una macchina nel distribuire sul corto a una velocità supersonica. Al contrario, l’italiano predilige passaggi di media lunghezza. Effettua buoni filtranti dietro le linee avversarie e diversi cambi di campo, in cui sfrutta una visione periferica sopra la media.
Più che sul ruolo di Tonali, bisogna interrogarsi sui suoi compiti. Oggi, il centrocampista del Brescia sembra in grado di agire davanti alla difesa, in una mediana a due o anche come mezzala bloccata. L’importante è che abbia tanto campo davanti a sé, che possa giocare sotto la linea della palla (può anche essere un ottimo supporto per un regista vicino a lui). Spostarlo in avanti, in spazi stretti, vorrebbe dire snaturare le sue caratteristiche e la sua visione di gioco.
Proprio per questo, non è semplice ipotizzare oggi il suo inserimento nel 3-5-2 di Conte. L’allenatore leccese chiede infatti un lavoro specifico alle proprie mezzali: se la prima costruzione è paziente ed elaborata, la rifinitura è al contrario rapida. Gli interni devono essere rapidi e incisivi offensivamente negli inserimenti senza palla, attaccando la profondità negli spazi liberati dalle punte (che giocano spesso spalle alla porta).
Un esempio nella slide sopra, in cui Vecino si butta dentro approfittando del buco nella difesa rossonera (Romagnoli è attirato da Lukaku). Inoltre, su possesso consolidato, spesso entrambe le mezzali tendono a essere molto vicine alle punte (Sensi è il principale rifinitore tra le linee). Tutti contesti che non sembrano totalmente adeguati per Tonali, giocatore che esercita la propria influenza in zone più arretrate del campo come organizzatore della manovra. Nel caso arrivasse a Milano, Conte dovrebbe quindi studiare un sistema diverso per inserirlo e farlo coesistere con Brozovic. Una buona soluzione sarebbe invertire il triangolo di centrocampo, giocando con una sorta di 3412, schierando Eriksen dietro le punte: in tal caso, tuttavia, il rischio è quello di penalizzare Barella.
Insomma, non è semplice ipotizzare l’Inter del prossimo anno, soprattutto il reparto avanzato in caso di uscita da parte di Lautaro. Quel che è certo è che, se arrivasse Tonali, Conte dovrebbe creare un sistema tattico adeguato per esaltare le sue caratteristiche, senza snaturarlo. Problema che, seppur in modo diverso, sta sorgendo anche con Eriksen.