2009
Thuram contro il razzismo: “Diamo il 3-0 a tavolino”
Lilian Thuram ha detto addio al calcio, ma non rinuncia a fare sentire la sua voce, da sempre attiva, contro il razzismo dilagante negli stadi. Intervistato da “Avvenire” in occasione dell’uscita del suo primo libro, “Mès ètoiles noires”, (“Le mie stelle nere”), Thuram ribadisce il suo messaggio: (“Razzisti non si nasce, si diventa. E’ un problema di cultura”) e lancia una provocazione: “Se partono dei cori razzisti, non interrompiamo le partite. Il giorno dopo diamo partita persa alla squadra interessata. Qualche presidente comincerà a riflettere, sono sicuro che a quel punto prenderanno provvedimenti molto rapidi”.
L’ex-difensore di Parma e Juventus ricorda gli episodi di cui è stato spesso vittima e stigmatizza fortemente quel coro odioso, “un negro non è italiano”, riservato a Mario Balotelli: “Anche a me facevano i “buu-buu” quando sono arrivato al Parma – rammenta – così come a Fabio Cannavaro gridavano “terrone” negli stadi del Nord. Una volta un avversario mi ha detto in faccia “sporco negro”, eppure io sono un europeo, un francese. In Francia il primo giocatore di colore in nazionale è stato Raoul Diagne nel 1931, ma la storia francese è fatta di colonie, quella dell’Italia no. E ora immagino che ci sia chi si stupisce che Balotelli e gli altri due giocatori di colore abbiano giocato insieme nella stessa partita con la vostra nazionale Under 21. à? un fatto puramente culturale che ci sta, inaccettabile invece, è il non considerare Balotelli italiano”
Thuram rivela tra l’altro di avere provato a contattare personalmente Balotelli per un incoraggiamento, un consiglio: “Quei cori non devono fargli nè caldo nè freddo, perchè nè io nè lui siamo delle “scimmie”. à? quello che avrei voluto dire a Balotelli quando l?ho chiamato per parlargli, ma come molti calciatori famosi, non risponde mai al telefono…. Lui comunque è una vittima del razzismo e sbagliano molti suoi colleghi e lo stesso presidente Moratti a sminuire certi episodi che si sono ripetuti. Per affrontare e superare un problema, bisogna riconoscerne l’esistenza. E ha sbagliato anche la Federcalcio che dopo la gara con il Chievo, in cui Balotelli era stato insultato, non doveva multarlo per la sua reazione, ma avrebbe fatto bene a convocare il ragazzo e a dirgli pubblicamente: guarda, noi siamo dalla tua parte, capiamo che è molto ingiusto quello che ti sta capitando e non possiamo più accettare che queste cose accadano. Ma nessuno l’ha fatto”.
Fonte: sportmediaset.it