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Theo Hernandez: «Voglio essere il migliore e per lo scudetto non è ancora finita»

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Theo Hernandez ha parlato in una lunga intervista rilasciata a Sportweek: queste le parole dell’esterno del Milan

Theo Hernandez ha parlato in una lunga intervista rilasciata a Sportweek in compagnia della fidanzata Zoe Cristofoli. Queste le sue parole.

MILAN – «Cos’è l’orgoglio? Vincere al Milan, questo mi fa sentire orgoglioso. Sono loco, ma non il più loco. Samu (Castillejo) è più pazzo di me. Con Samu e Brahim (Diaz) siamo sempre insieme, veniamo da Madrid, e adoriamo far gli scherzi agli italiani».

OBIETTIVI – «Voglio essere il migliore e devo andare giusto su questa strada e non mi devo accontentare. Sono così. Cosa penso quando punto la porta? Non penso, vado a fare gol. Mi piace molto fare gol. Ne devo fare almeno 8, uno in più dell’anno scorso. Non mi è sempre venuto così facile. Ho cominciato qua, al Milan. Perché Pioli mi dice di andare avanti, di spingere. E dopo anche di tornare indietro. Allora spingo e quando vedo la porta, tiro. Poi c’è Ibra che urla, perché vuole lui la palla».

IBRAHIMOVIC – «Ci ha dato coraggio, ci dà tanti consigli e qualche volta ci rimprovera anche (ma sempre per motivarci). Quando sono tornato dalle vacanze, mi ha detto: dove vai con 90 chili qua? Ero un po’ ingrassato… Ma mi ha anche detto che sono forte e che devo diventare il migliore, ma che devo lavorare tanto. Noi gli andiamo dietro, e in allenamento diamo tutto, sempre. Tutti insieme. È stato un anno incredibile, stiamo facendo un anno incredibile. E il merito è di tutti».

PIOLI – «Se è più simpatico di Zidane? Sì, hai visto le stories?  I divertiamo. Lui è forte. anche Zidane è simpatico, ma parla meno. Il Real? Forse ero troppo giovane, se non giochi è difficile dimostrare. Pioli mi ha dato subito fiducia. E io mi sono esaltato».

MALDINI – «Per convincermi ci ha messo il tempo di un caffè. Mi ha chiamato e mi ha raggiunto a Ibiza, io non ci credevo… è un mito per me, lo è sempre stato. Ed è importante ogni sua parola. Come Marcelo al Real».

DA BAMBINO –  «Terribile, con mio fratello giocavamo tutto il giorno a pallone, scassavamo tutto. Mia mamma era disperata, ci inseguiva per farci mangiare. I miei si sono separati che io ero piccolo, avevo 3-4 anni, non ricordo nulla. Mio padre non l’ho più visto e non voglio vederlo. Con mamma abbiamo lasciato Marsiglia e ci siamo trasferiti a Madrid, ce l’abbiamo fatta».

ARRABBIATO- «Una storia può finire, sono cose che succedono, ma quando lasci due bambini con una mamma da sola e sparisci, non meriti neanche di essere pensato. Mia mamma è tutto per me. Io, lei, mio fratello, mio nipote Martin staremo insieme hasta la muerte, sino alla morte».

CAPITOLO FRANCIA – «Sto aspettando, non mi ha ancora chiamato…(e fa il gesto della cornetta, la sua esultanza recente, ndr). È un sogno per me giocare con mio fratello con la
maglia della Francia».

DUE VOLTE CON L’UNDER – «Ero piccolo, non mi rendevo conto di quanto fosse importante. Da due anni, da quando sono qui, sto giocando anche per andare in nazionale. Ho sempre il telefono in mano».

SCUDETTO – «C’è l’Inter, ci siamo noi, la Roma, la Juve. Due anni fa c’era solo la Juve. Noi siamo lì e lottiamo sino alla fine. L’Inter è una bella squadra, ma la Juve è più forte. No, non è finita, è tutto aperto ancora. Abbiamo visto altre volte la prima fuggire anche con tanti punti di vantaggio, e poi vincere la seconda. Quest’anno non è facile neanche con le piccole, la classifica conta poco. Una scelta tra Scudetto, un posto in Champions o l’Europa League? No, voglio tutto»

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