2015
Tevez, cuore Juve: «E’ la mia seconda famiglia. Conte…»
L’Apache ad ‘El Pais’: «Infanzia difficile, ma in strada ho imparato più che a scuola»
«Da piccolo sognavo di assomigliare un po’ a Dio, perché, da buon argentino, mi sarebbe piaciuto essere come Diego Armando Maradona. L’altro mio pupillo era Batistuta: l’ho visto di recente, ha problemi alla caviglia e alle ginocchia per via delle infiltrazioni che ha fatto da giocatore». Carlos Tevez, nel giorno del match tra Juventus e Borussia Dortmund, s’è confessato in una lunga intervista ad ‘El Pais’, in cui ha parlato anche delle sue origini: «Da piccolo giocavo con le biglie, perché ero troppo povero per collezionare figurine. E’ stata un’infanzia difficile, la mia: sono cresciuto in un quartiere dove delinquenza e droga la facevano da padrone. Mai, però, cambierei la mia infanzia: lì ho capito quali sono i veri valori della vita. A scuola ho imparato poco, dalla strada molto: sono diventato presto uomo».
LA MIA JUVE – Dopo aver girato per il mondo, l’Apache ha trovato la sua dimensione perfetta alla Juventus, con cui ha vinto lo Scudetto al primo anno: «La Juventus è la mia seconda casa: dal presidente a chi lavora a Vinovo, tutti mi hanno sempre dato la possibilità di rendere al massimo. Mi sto godendo al massimo questo straordinario momento, provando a ripagare con le prestazioni questo grande affetto. La maglia numero 10 che prima apparteneva a Del Piero non mi è mai sembrata pesante perché qui mi sono sempre sentito a casa e per me questo è molto importante. I gol? Segnare in Italia è difficile, le difese sono chiuse e i difensori bravi, ma io mi sento bene fisicamente e mentalmente».
I TECNICI – Dopo un anno con Conte, Tevez si è trovato subito bene anche con Allegri: «Conte è un vincente, è l’unico aggettivo che lo descrive perfettamente. Non puoi mai rilassarti con lui, nè in partita nè in allenamento: o si vince o si vince. Vinta una partita, bisognava già pensare alla successiva. Allegri è un tipo più rilassato, ti permette di respirare un po’ di più soprattutto quando si ottengono i risultati. Differenze tecniche? Con Allegri sono più libero, diciamo che le posizioni fisse riguardano solo la fase difensiva».
MENTALITA’ EUROPEA – Già, ma in Europa? La musica è diversa: «Non sono d’accordo quando leggo che il campionato italiano è poco competitivo. Abbiamo pareggiato con la penultima… Il problema è che si spendono molte energie, e spesso si arriva stanchi in Europa. Quest’anno, però, ci siamo arrivati in modo diverso. Del Borussia temo il gruppo, hanno esperienza e sanno come si giocano queste gare. Cosa soffro dell’Italia? Gli allenamenti, totalmente diversi da quelli in Inghilterra».
L’AMORE – Poi, il Boca, una passione difficilmente spiegabile: «Sono un grande tifoso del Boca, tutta la mia famiglia lo è sempre stata. Ho realizzato il sogno di scendere in campo e di vincere con quella maglia. Il Boca è… direi una passione che non si può spiegare. Che si vinca o che si perda è sempre una festa. Rapporto difficile con Messi? Lo dicono i giornalisti, che spesso scrivono ‘o Messi o Tevez’. Falso, con lui mi sono sempre trovato bene e poi non credo che si permetterebbe mai di dire all’allenatore chi convocare».