2014
Tecnica e talento per la Fiorentina: Federico Bernardeschi
L’esterno gigliato ha già convinto Montella
MA LO AVETE VISTO? – L’Italia, nell’immaginario collettivo, è il paese dalle grandi difese. Baresi, Bergomi, Scirea, Gentile, Facchetti: questi sono solo alcuni dei nomi che vengono in mente quando si parla dei grandi giocatori cresciuti ed esplosi nel Bel Paese. Ma questa non è tutta la verità. La verità è che anche in Italia, specie negli ultimi critici anni, i settori giovanili si stanno concentrando sullo sviluppo di giovani calciatori con spiccate capacità offensive. Basti pensare ad El Shaarawy, talentino del Genoa approdato al Milan direttamente dalla Serie B. Certo è, però, che se dicessi che in Italia potrebbe esserci l’alter ego mancino di Ronaldinho, qualcuno storcerebbe il naso. Sì, perché a me questo viene in mente quando si parla di Federico Bernardeschi. Intanto, il ruolo: Bernardeschi nasce come ala destra, ma può giocare anche da trequartista, all’occorrenza anche a sinistra. Qualche apparizione anche da seconda punta, dietro l’attaccante centrale, e tutto grazie al suo sinistro, il piede su cui il giovane classe ’94 potrà e dovrà basare il suo futuro. Sì, perché è proprio il mancino ad aver fatto le piccole fortune su cui può contare Bernardeschi. L’aver citato Ronaldinho non è blasfemia calcistica: il brasiliano giocava esclusivamente sulla sinistra, per poi accentrarsi a suon di dribbling e concludere in svariati e pirotecnici modi. Come Dinho, anche Bernardeschi. Il giovane di Carrara è cresciuto col Milan in testa, con un certo Shevchenko davanti gli occhi, fonte di ispirazione malgrado lo Zar ricoprisse un ruolo totalmente diverso dal suo. Questo però non importa, dal momento che Bernardeschi ha saputo far sue le caratteristiche di Sheva che più si confanno al suo stile di gioco. Ma non è tutto: anche Alino Diamanti, da poco volato in Oriente, ha influenzato la crescita di Bernardeschi. Il sinistro raffinato è prerogativa di entrambi, la posizione in campo ci può stare. E non solo. Il giovane attaccante riesce a farsi notare anche per qualche inserimento offensivo non da poco: diversi sono i gol siglati con la maglia del Crotone che lo hanno visto tagliare sul primo o sul secondo palo. Una roba incredibile.
CHE OCCHIO – Pantaleo Corvino ci aveva visto giusto. Sì, perché è stato proprio l’ex direttore sportivo della Fiorentina a portare il bimbo Federico dalla scuola calcio di Ponzano (non a caso satellite del settore giovanile dell’Empoli) al centro sportivo viola. Col tempo si cresce, e Bernardeschi fa tutta la trafila nel settore giovanile della Fiorentina. Gioca con gli Allievi, prende in mano la squadra. Lo notano tutti, tant’è che un certo Sir Alex Ferguson manda anche i suoi osservatori a visionare questo ragazzino che fa tanto parlare di sé. «Stiamo calmi, aspettiamo», dicono all’interno della famiglia Bernardeschi. Intanto Federico cresce e ottiene anche qualche sporadica convocazione con la Primavera viola, per poi diventarne un elemento fisso l’anno seguente. Con la fascia da capitano al braccio, l’esterno guida la formazione di Leonardo Semplici con le sue doti. È l’anno 2012, e dopo una stagione di osservazione, a Manchester tentano l’affondo decisivo: vogliono Bernardeschi. Quanti avrebbero avuto il coraggio di fare la stessa scelta portata avanti da Federico? Pochi, forse. L’esterno, d’accordo con la famiglia, decide di rifiutare il trasferimento oltremanica e continua con la Fiorentina. Andare a vivere in Inghilterra, cambiare abitudini, gusti, stile di vita: non è quello che vogliono in Casa Bernardeschi, dal momento che a Firenze c’è tutto quello di cui hanno bisogno. Arriva anche la convocazione con l’Under 18 azzurra, il lavoro sta ripagando. Anche la Fiorentina decide di premiare il giocatore. Nel 2013 c’è l’accordo col Crotone per il prestito stagionale. Sotto la guida di Beppe Ursino, Bernardeschi gioca 39 partite e segna 12 gol in Serie B, e questo gli vale anche la convocazione da parte di Prandelli nello stage pre-Mondiale. Non male per un esterno di 19 anni.
GOL, ASSIST, ALTRO? – Il campionato cadetto termina, e Bernardeschi torna alla base più forte di prima. Montella, che lo aveva già notato nella Primavera, lo aggrega alla prima squadra, lo fa giocare quando può. È l’inizio della stagione, e gli infortuni di Gomez e Rossi gettano nello sconforto l’ambiente gigliato. Siamo certi che anche Bernardeschi sarà stato dispiaciuto per i compagni di squadra, ma non può non aver fatto un pensiero, lecito: «giocherò di più». E così accade infatti. Sono già quattro le presenze ottenute con la maglia viola in questa stagione, di cui una in Europa League, con gol annesso. La rete siglata contro il Guingamp è l’esempio di quanto detto prima: movimento a venire incontro e sinistro potente che si insacca accanto al palo. Ricordiamoci Sheva, Dinho, e mettiamoci anche Baggio. Durante l’ultimo turno di campionato, contro il Torino, Montella decide di mandarlo in campo al minuto 78, con quasi un quarto d’ora da giocare e con la squadra sotto per uno a zero. Le capacità da leader non gli mancano, malgrado in campo ci sia gente come Pasqual, Gonzalo e Borja Valero: Bernardeschi sa che il mister conta sulla sua qualità per raddrizzare la partita. Non passa neanche un minuto, il telecronista sta ancora dicendo che è uno dei giovani gioielli della viola e già fa la differenza. Solito movimento per ricevere palla tra le linee, percussione verso il centro però stavolta non c’è il tiro, ma l’assist per Babacar, che salta il portiere ed insacca. La partita finirà in parità, ma alla Fiorentina ricorderanno maggiormente il minuto 78. Adesso, con Rossi ancora fuori ed un Gomez ancora acciaccato, Bernardeschi spera di partire da titolare anche in campionato. Magari nel posticipo di domenica prossima, in casa contro l’Inter. Per cercare di far gridare alla Fiesole il suo cognome.