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Igli Tare: «Via dalla Lazio non per colpa di Sarri, avevo bisogno di conoscere nuove realtà»

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Igli Tare ha trascorso una vita alla Lazio. Attualmente disoccupato, si è raccontato al Corriere della Sera.

Igli Tare ha trascorso una vita alla Lazio. Attualmente disoccupato, si è raccontato al Corriere della Sera.

CHE COSA FA«Viaggio molto, studio, mi aggiorno, perché se non lo fai rischi di rimanere indietro e non capire più il mondo del calcio. Perché solo così puoi scoprire chi è migliore, chi sta avanti. L’Inghilterra con la Premier, ovvio. Ma anche la Germania. Oltre al Bayern Monaco, quello che ha fatto il Bayer Leverkusen è incredibile: un grande allenatore, Xabi Alonso, un club organizzatissimo, straordinarie infrastrutture».

VIA PER COLPA DI SARRI«Assolutamente no. È stato scritto tanto su questo punto, ma non è così. Ho parlato con Lotito: dopo 18 anni era arrivato il momento di lasciarsi in modo civile, senza strappi. Sarebbe stato imperdonabile per tutti. La Lazio è nel mio cuore. Ma avevo bisogno di guardarmi intorno, studiare, conoscere altre realtà».

SARRI NON C’ENTRA CON IL DIVORZIO «No. Lui è un integralista, è vero, uno che vuole fare le cose a modo suo, è la sua cifra, la sua caratteristica. Chi lo prende, però, lo sa, non lo può cambiare. Io non ci ho mai litigato, ma non è facile, ha un modo suo di concepire il calcio e il lavoro. Anche Lotito gli somiglia: un presidente dal carattere fortissimo. A volte ho fatto da parafulmine – fa parte del lavoro di un bravo dirigente – ma il mio matrimonio con la Lazio era arrivato al capolinea. Sarri non c’entra. Dopo tanti anni, senti la necessità di vedere altri mondi».

FUTURO AL NAPOLI«Non ho sentito nessuno, dunque la mia risposta è no. Poi nel calcio può accadere tutto in un attimo: guardate quello che è successo in Nazionale: Mancini che va via e arriva Spalletti. Il nostro è un mondo veloce in continua evoluzione. C’entrano le offerte economiche, ovvio, ma anche i progetti di un club. Aspetto l’offerta giusta».

SORPRESO DI SIMONE INZAGHI«Macché. Lui era un predestinato: tutto il giorno a studiare calcio. Era normale che si migliorasse. Lo ha fatto con umiltà e impegno e ora è un tecnico completo. Se lo merita».

ITALIA-ALBANIA: PER CHI TIFA«Tre quarti Albania, un quarto Italia. Perché il legame di noi albanesi con il vostro Paese è fortissimo. Vedrete: quel giorno ci saranno 80mila persone a cantare l’Inno di Mameli, anche gli albanesi. È già successo a Genova nove anni fa. Ci lega un rapporto con l’Italia che è anche difficile da spiegare per quanto è profondo e radicato. Poi però, occhio: questa nostra Nazionale sta crescendo tantissimo e per l’Italia sarà una partita difficile. Ma Spalletti è bravo, lo sa bene. Non si farà sorprendere. Peccati di presunzione lui, non ne commette».

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