2014

Tare: «La Lazio è casa mia»

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Il direttore sportivo biancoceleste ha parlato durante una lunga intervista

SERIE A LAZIO TARE INTERVISTAIgli Tare è stato prima giocatore e adesso è direttore sportivo della Lazio. L’albanese si è raccontato al portale ‘revistajava.al’, a cui ha concesso una lunga intervista. Tare ha spaziato tra vari argomenti, dalla Lazio fino all’Albania e gli incidenti di Belgrado con la Serbia. 

BILANCIO – Che bilancio fa Tare della sua esperienza alla Lazio? «Sono qui da 10 anni e ammetto che mi sento come a casa. L’esperienza fatta in questo lasso di tempo mi sta aiutando molto per il ruolo che ricopro». 

ALBANESI – Nella Lazio ci sono tre albanesi. Coincidenza oppure questo ha a che fare con la nazionalità di Tare? «Molti non ci crederanno, ma è una coincidenza. In una rosa possono esserci dieci brasiliani oppure giocatori di un’altra nazionalità. Io uso solo un criterio nella scelta dei giocatori: la qualità. Prima di comprare un calciatore, verifico se quello sia un elemento da Lazio o meno. Per me non conta se è albanese, serbo o argentino».

IDEA – Che idea si è fatto Tare riguardo gli incidenti tra Serbia e Albania? «Credo che la prima cosa da dire è che sia la stampa serba che quella albanese abbiano caricato troppo la partita. Già lo avevo detto in un’intervista rilasciata prima del match, e ora lo ribadisco. Sia nei serbi che negli albanesi c’è gà un forte spirito nazionalistico, poi gli animi si sono accesi di più. Credo che la cosa migliore che la Uefa potesse fare, oltre a prendere misure straordinarie sulla sicurezza, potesse essere cercare di ridurre le tensioni, trovare soluzioni per placare gli animi. Avrei fatto parlare serbi e albanesi che fanno parte del mondo dell’arte, dello sport ma non solo, così che ci si potesse avvicinare in serenità alla gara. Poi l’organizzazione della partita va assolutamente criticata: è inaccettabile quanto accaduto. Il drone? È più che legittimo che l’UEFA e il governo serbo abbiano voglia di trovare i responsabili. È vero che di notte sono molte le partite a rischio, ma vedere addirittura i tifosi serbi entrare in campo è stato troppo».

MESSAGGIO – Pronto per un messaggio di pace verso Mihajlovic? «Assolutamente sì. Io ho avuto l’opportunità di vivere la violenza nello stadio di Belgrado, ma l’ospitalità che i serbi ci hanno riservato in quei giorni è stata invidiabile. La mia volontà è quella di entrare in contatto con entrambe le parti, voglio capire anche la posizione dei serbi, non solo degli albanesi».

CRITICHE – Concorda con le critiche rivolte dalla federazione albanese a quella serba per la preparazione della partita? «Io sono del parere che una partita del genere andava preparata in un altro modo. Il personale di sicurezza doveva essere pronto a ogni evenienza. Tutto quello che è successo allo stadio di Belgrado non è colpa della Federcalcio albanese. Come ho detto prima, gli albanesi erano ospiti e non organizzatori dell’evento».

FUTURO – Le piacerebbe in futuro allenare la nazionale albanese o entrare nella sua federazione? «Non l’ho mai nascosto, ho sempre espresso la mia idea chiaramente. Un giorno mi piacerebbe mettere in pratica tutta l’esperienza accumulata come giocatore e come dirigente. Ho risposto sempre in maniera positiva quando mi è stata posta questa domanda. Ma non so quando capiterà quest’occasione».

GIOVENTU‘ – Tanti giovani albanesi sono bravi, ma il calcio lì non decolla. Perchè? «È molto semplice, l’organizzazione calcistica albanese lascia molto a desiderare. Ci sono molti aspetti di cui parlare che però al momento non vorrei trattare. C’è da dire però che negli ultimi anni c’è stato un miglioramento, ma c’è ancora tanta strada da fare».

OPINIONE – Come valuta il lavoro di Gianni De Biasi? «L’Albania ha nel gruppo il suo punto di forza. Non che non ci siano giocatori di qualità, anzi, ce ne sono molti in grado di fare la differenza. Rendo merito a De Biasi per aver formato insieme al suo staff un gruppo unito, che conosce i suoi punti di forza e lavora ogni giorno per migliorarsi. I risultati positivi aumentano la fiducia in ogni giocatore e aiutano a mantenere il clima sereno. Ci sono stati momenti invece in cui si è visto un bel gioco ma non arrivavano i risultati, e quindi c’erano diverse critiche. La cosa più importante è conoscere i valori di ogni singolo elemento per sapere su cosa lavorare».

PASSATO – In passato si è impegnato attivamente per cercare di far svoltare l’Albania. Adesso che vive in Italia, qualcosa è cambiato? «Per me non è cambiato nulla, continuo a essere impegnato come prima e sono sempre presente in ogni aspetto dello sviluppo dell’Albania. Osservo tutto con molta attenzione. Il mio legame con l’Albania non si spezza mai».

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