2014

Svolta stadi: ai club conviene

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Rubrica “Italia Anno Zero”: sicurezza, comfort e polifunzionalità nuovi stadi. Tutto bello, ma perché farlo? Ecco le risposte.

SERIE A STADI CALCIO ITALIANO – Prima di entrare nel merito dell’analisi ecco alcuni dati: secondo quanto emerso dal Report Calcio 2014 i ricavi da stadio hanno subito nell’ultima stagione di riferimento una diminuzione del 4.1% rispetto alla precedente annata e complessivamente rappresentano soltanto l’11% delle entrate di una società calcistica italiana (21%, 23% e 26% rispettivamente in Bundesliga, Premier e Liga).

TREND NEGATIVO – La tendenza è legata in linea diretta alla riduzione del numero totale degli spettatori, da 13.2 milioni nella stagione 2011-12 ai 12.3 milioni dell’anno seguente: nella stessa direzione va il dato dell’affluenza media, 22.591 tifosi a partita in Serie A contro i 42.624 della Bundesliga, i 35.921 della Premier League ed i 28.237 della Liga spagnola. Ulteriore segnale che la dice lunga sullo stato in cui versano gli stadi italiani è quello del riempimento dell’impianto in relazione alla disponibilità totale di posti: gli stadi nostrani sono stati occupati nella stagione 2013-14 per il 56%, in Germania ed Inghilterra si viaggia su percentuali del 96 e 95 su 100. Tradotto: nel calcio che conta gli impianti esteri sono sempre pieni ed i nostri tristemente vuoti.

LE TRE CHIAVI DI SVOLTA – Proviamo in questa sede, senza alcuna presunzione, a trovare alcune leve di cambiamento che siano allo stesso tempo benefiche per l’utenza (il pubblico amante del calcio) e per i club stessi. Sul tavolo c’è prima di tutto la sicurezza: nonostante il rapporto tra incontri disputati e feriti sia decisamente in calo dal 2004 ad oggi – da 209 a 43, di pari passo va il minor impiego di forze dell’ordine negli stadi in luogo della crescita esponenziale di steward ed impiegati – il recente e tragico caso della morte di Ciro Esposito ha riportato in voga una piaga mai debellata. Impianti sicuri vuole dire certezza della pena: occorre un percorso legislativo snello e chiaro che scoraggi atti vandalici e violenti e che indichi in maniera inequivocabile la pena (dura e proporzionata) da scontare. Forte di un sistema legislativo di riferimento, ecco come il calcio italiano può procedere alla costruzione di nuovi impianti – o all’ammodernamento di quelli esistenti, non sono comunque i Comuni proprietari degli stadi ad occuparsene e l’esborso economico spetta ai club ma il ritorno economico come vedremo è altissimo – che non prevedano le oramai vetuste barriere: no, non basta il miglior momento del calcio estero rispetto a quello italiano per giustificare il crollo dei dati rispetto alle realtà indicate.

STADIO ESPERIENZA COMPLETA – Detto della sicurezza, questa è requisito necessario ma non sufficiente: non basta ma va accompagnata da due ulteriori aspetti in grado di tramutare una giornata allo stadio in un’esperienza ad ampio raggio e non solo nella mera visione dell’evento sportivo. Innanzitutto il comfort: parola che nel nostro caso si traduce nell’assegnazione fissa e ed agevole individuazione del proprio posto a sedere – sedia o poltroncina a seconda dei settori di riferimento e dunque dei prezzi dei tagliandi – e nella semplicità di raggiungerlo. Che vuol dire costruzione di nuovi parcheggi per chi si reca allo stadio in auto e notevole miglioramento di infrastrutture e mezzi di trasporto per chi sceglie di non muoversi autonomamente. Il resto lo fa la polifunzionalità: l’utente classico è nella stragrande maggioranza dei casi un tifoso e dunque merita di trovare store ufficiali dove poter acquistare prodotti del club – e che ritorno economico per le società stesse! – e, in questo caso anche se non propriamente supporter, bar e ristoranti dove poter consumare uno snack, una bevanda o un pasto completo prima o al termine dell’incontro.

AI CLUB CONVIENE – Tutto bello, ma perché farlo? Semplice: a chi deve realizzarlo conviene. La Premier League incassa in termini di ricavi da stadio ben 678 milioni di euro, la Liga spagnola 564, la Bundesliga tedesca 469 ed il fanalino di coda del calcio di un certo livello rappresentato dalla povera Serie A con 190 milioni. All’estero non possiedono la bacchetta magica, hanno semplicemente compreso prima del nostro sistema – magari rinunciando a qualche successo nel breve termine – di dover investire sui propri impianti sportivi per avere un rendimento stabile e duraturo nel medio-lungo periodo. E non aumentano solo i fatturati – vera ragione del crollo dei risultati sportivi internazionali che il nostro calcio ha subito rispetto alle realtà attualmente d’elite – ma il valore patrimoniale di un club nonché il beneficio d’immagine. Insomma gli stadi vanno fatti non solo per piacere al proprio tifoso ma perché conviene: strada peraltro tracciata dalla Juventus – triplicati i ricavi da stadio e tre titoli consecutivi – ed ora dall’Udinese (che ha ottenuto dal Comune una licenza d’uso di 99 anni) e dalla Roma che ha annunciato di edificare la sua nuova casa entro il 2017. Per il bene di tutti, è l’ora di farli.

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