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Surinam Airways 764

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La tragica storia dei Kleurrijk 11, selezione di calciatori olandesi di origini del Suriname

Bijlmermeer è quello che si potrebbe definire un quartiere popolare. E’ staccato dalla città di Amsterdam e si trova nella zona cosiddetta Zuidoost, una exclave a sud-est della capitale olandese. Secondo alcuni è la parte più degradata di Amsterdam, secondo altri invece la costruzione dell’Amsterdam ArenA negli anni Novanta ha aiutato il quartiere – o stadsdeel – ad accrescere la propria fama visto che è diventato il centro residenziale di molti calciatori dell’Ajax. Alla fine degli anni Ottante però Bijlmermeer, più comunemente conosciuto come Bijlmer, è un posto con una nomea diversa: qui abitano molti degli immigrati da Suriname, storica colonia olandese, ma soprattutto Bijlmer è sinonimo di violenza e droga. Per non parlare poi del razzismo, imperante in questa zona della città. Il razzismo si riscontra anche e soprattutto nel calcio, che è lo sport più praticato dei ragazzi del quartiere. Sì, il calcio, perché senza il Suriname molti dei più grandi calciatori della nazionale olandese non avrebbero mai potuto vestire la maglia degli oranje. E visto che lo sport molto spesso viene usato come motore sociale, ecco che arriva l’idea del secolo, Sonny Hasnoe si inventa i Kleurrijk Elftal.

L’ORGANIZZATORE – Sonny Hasnoe altri non è che un assistente sociale che vive e lavora a stretto contatto con Bijlmermeer. Più che rimanere estasiato dall’architettura razionale e geometrica dello stadsdeel, Hasnoe capisce che il problema della mancata integrazione tra gli immigrati e gli indigeni è più grande di quanto si pensi. Ogni giorno Sonny ha a che fare con i bambini disagiati del Bijlmer e scopre che il calcio potrebbe in qualche modo favorire il loro ingresso nella società olandese. Ha bisogno di un colpo di genio e lo trova una sera del 1986 quando gli viene in mente di avvicinare il calcio olandese e quello surinamese: Hasnoe organizza un’amichevole tra la selezione dei giocatori oranje più forti e ovviamente provenienti dal Suriname e lo SV Robinhood, squadra dal nome abbastanza simbolico che arriva da Paramaribo e milita nella Surinaamse Hoofdklasse, l’élite del calcio surinamese per quanto sia giusto parlare di élite dato che i calciatori migliori stanno tutti nei Paesi Bassi. Il match è un successo e il nome di Sonny Hasnoe comincia a circolare non solo per quanto riguarda la lotta al razzismo e la spinta all’integrazione ma anche in ambito calcistico. L’assistente sociale però ha in mente qualcosa di molto più grande, sempre per favorire il florido gemellaggio Olanda – Suriname, e quel qualcosa lo attua a metà del 1989, ovviamente inconsapevole della tragedia a cui sta andando incontro.

I GIOCATORI – L’idea è semplice: Hasnoe collabora con la Eerstedivisie e con la Eredivisie – e anche con le serie minori olandesi e alcuni club stranieri – per riuscire a mettere assieme i più forti surinamesi d’Olanda e portarli in una breve tournée nel mese di giugno nel loro paese di origine, per avvicinare ancora di più la popolazione al calcio e ai loro idoli. Il nome della squadra non è poi così originale, ma comunque fa colpo: Kleurrijk 11, in inglese Colourful 11, in italiano 11 Neri. Non è difficile trovare calciatori forti, anzi. C’è Ruud Rudy Degenaar, difensore goleador dell’Heracles Almelo, c’è il portiere titolare dell’Ajax Stanley Menzo e ci sono anche storie particolari. Steve van Dorpel ad esempio è nato a Amsterdam ma ha il cuore a Paramaribo; sta per cambiare il suo cognome in Esajas, che è quello della madre, perché il padre non lo ha mai visto e la tournée coi Kleurlijk 11 è l’occasione anche per ritrovare le sue radici. Andro Knel invece ha solamente 21 anni ma ha una grande passione per il calcio, per il calcio ma anche per Bob Marley e Peter Tosh. Ha dei lunghi rasta che si intonano bene con la divisa biancorossa dello Sparta Rotterdam – dove gioca come centrocampista offensivo – e lo rendono simpatico non solamente ai propri tifosi ma anche alla gente del suo quartiere, dove spesso lo vedono a parlottare gentilmente con i fan mentre magari indossa gli immancabili pattini. Nick Stienstra e Jerry Hartecht a Paramaribo ci sono nati e tornano volentieri, il primo come allenatore per cercare di integrare le culture calcistiche dei due paesi, il secondo in sostituzione del fratello Winston, impegnato con l’Heerenveen. Non che si tratti di un tappabuchi eh, Jerry a calcio gioca eccome e da piccolo tirava calci al pallone nella solita piazza assieme a due ragazzetti di nome Rudi e Franklin Edmundo. Che poi sarebbero Ruud Gullit e Frank Rijkaard, i quali sono sì surinamesi di origine e come loro anche Brian RoyAron Winter, ma i club di appartenenza non danno loro l’okay per partire con i Kleurrijk 11.

L’EQUIPAGGIO – La selezione degli olandesi-surinamesi parte con due aerei distinti. Il primo decolla il 5 giugno 1989 da Amsterdam e a bordo ci sono solamente Stanley Menzo, che ha voluto fortemente partecipare alla tournée anche contro il parere dell’Ajax, e la punta del Groningen Hennie Meijer, il quale ancora non sa di dover passare alla storia del calcio giapponese segnando la prima rete della J-League qualche anno più tardi. Il secondo invece prende il volo il giorno seguente e deve compiere la solita tratta da Schiphol all’Aeroporto internazionale Paramaribo-Zanderij. Il resto dello staff dei Kleurrijk 11 è tutto sul secondo aeroplano, escluso Sonny Hasnoe che deve rimanere in Olanda per lavoro; nessuno di loro può saperlo ma intorno al volo Surinam Airways 764 sono già nate molte polemiche: il Douglas DC-8-60 su cui tutti sono a bordo è già stato protagonista di un lieve incidente a Tocumen, Panama, ma non ha riportato grossi danni, inoltre il pilota designato dalla Air Crew International Inc. non gode di grande fama. Il capitano è l’americano 66enne Will Rogers, il cui curriculum con la Surinam Airways non è per niente di tutto rispetto visto che in passato è stato coinvolto in alcuni incidenti per cui la linea aerea surinamese ha chiesto di non averlo più sui propri aeroplani. Niente da fare però, la ACI è irremovibile e Rogers piloterà l’aereo che alle 23.25 del 6 giugno 1989 si stacca da terra a Amsterdam in direzione Paramaribo, dove dovrebbe arrivare alle 4.30 ora locale.

IL VOLO – Il volo fila via tranquillo fino alle 4.10 circa, quando i piloti avvistano la pista di atterraggio di Paramaribo-Zanderij. Sull’aereo gran parte dei 178 passeggeri sta dormendo; i Kleurrijk 11 in realtà non sono undici ma diciassette più l’allenatore e si stanno preparando a vivere un’esperienza di sole tre partite ma che aiuterà di gran lunga a sviluppare i concetti di Hasnoe. A una ventina di minuti dall’atterraggio, da Zanderij arriva un bollettino che prende di sprovvista il capitano e il copilota: la visibilità non è più di sei chilometri, ma di novecento metri con nebbia. Rogers pensa che la nebbia presente sia solo un banco poco prima di arrivare a destinazione e quindi autorizza l’Instrument landing system, il sistema ai atterraggio strumentale altresì indicato come ILS. Dalla torre di controllo indicano di cambiare sistema e passare al VOR, ma sull’aereo sembrano voler fare di testa loro mentre la nebbia non si dirada e la pista si avvicina. Il VOR dovrebbe indicare al pilota di seguire una linea immaginaria tracciata nel cielo e servirebbe per calcolare la rotta di atterraggio ma Rogers e il copilota lo attivano troppo tardi, proprio mentre sono dentro una nube a strato. L’equipaggio fa orecchie da mercante all’allarme glide slope lanciato dalla torre di controllo – un allarme che indica che si sta volando sotto la traiettoria ILS – e lo disattiva, dando inizio l caos. Quando l’aereo giunge quasi a centocinquanta piedi da terra l’istruttore di volo ordina al copilota di tirarlo su e quello è il momento dell’impatto.

IL FINALE – Il secondo motore del Douglas DC-8-60 colpisce un albero e l’aereo cambia direzione andando a sbattere con l’ala destra contro un secondo albero. A quel punto il velivolo si ribalta e cade a terra capovolto, si spezza e inizia quasi subito a prendere fuoco. Nella notte di Paramaribo si staglia un’immagine atroce, le vampate che salgono dall’aereo riverso vicino alla pista d’atterraggio sono una delle immagini più tremende della storia del Suriname. Sul volo Surinam Airways 764 al momento dell’impatto sono presenti nove membri dell’equipaggio e centosettantotto civili, diciotto dei quali calciatori. Si salveranno solamente in undici, tutti passeggeri. Tre di questi fanno parte dei Kleurrijk 11: non ce l’ha fatta Ortwin Linger, deceduto dopo tre giorni di agonia, mentre sopravvivono Edu Nandlal, Sigi Lens e Radjin de Haan ma nessuno dei tre tornerà più a giocare, i primi due per fratture e rotture alle vertebre, de Haan perché diventato tetraplegico. Tra i caduti troviamo anche la signora Castelen e sua figlia, rispettivamente madre e sorella di Romeo Castelen, dieci presenze e un gol con la nazionale olandese tra il 2004 e il 2007. Si spezza così una generazione di calciatori, una nidiata di talenti il cui unico scopo era riallacciare i rapporti con il loro paese di origine o semplicemente per portare un po’ di gioia a chi, come loro o come i loro genitori, era dovuto venir via dal Suriname. Tra le altre cose di quel volo rimane, macabramente, una registrazione dell’ingegnere di volo poco prima dello schianto. Si sentono infatti in maniera molto nitida le seguenti parole: «That’s it I’m dead».

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