2016

Supercoppa Italiana Juventus-Milan: cosa conterà a Doha

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Dove guardare per cercare di indovinare l’esito della Supercoppa Italiana

La Supercoppa d’inverno è altra cosa da quella che apre la stagione. Questa constatazione può apparire ovvia e lo è anche, ma certo è il vero fattore che condiziona la partita di Doha. Vale tanto per la Juventus che per il Milan, che arrivano alla sfida in condizioni molto diverse da quelle d’agosto. Non ne faccio una questione di vantaggi ipotetici per una o per l’altra. Quel che è certamente indubitabile è che – nella stessa dinamica della gara – un conto è affrontarsi da “sconosciuti” durante l’estate, quando mancano addirittura tre settimane alla chiusura del mercato e la preparazione incide notevolmente sulla situazione fisica. Un altro è giocare con il Natale alle porte, dopo quasi un girone d’andata e – soprattutto – una gara di campionato nella quale si sono già prese le misure.

A tal proposito, il Milan-Juventus che si è giocato vedendo prevalere i rossoneri non deve trarre in inganno. Da quella partita la formazione di Montella non ha tratto nulla di più di ciò che ha maturato nell’interezza del suo percorso: la capacità di estrarre il massimo dall’impegno profuso, la grinta estrema che l’ha accompagnato in ogni partita, la personalità dei suoi giovani che in quella serata si esplicitò nella rete capolavoro di Locatelli. Pensare che, invece, avere battuto i campioni d’Italia significasse una sterzata decisiva, il raggiungimento di una competitività definitiva e quindi l’ipotesi di un orizzonte europeo più definito e definitivo, francamente mi sembrava troppo anche in virtù dell’andamento della partita, che sarebbe stata ben altro se fosse stata convalidata la rete di Pjanic.

Al contempo, drammatizzare il passaggio a vuoto dei bianconeri era un’assurda esagerazione già solo per una questione di principio che si tende colpevolmente a dimenticare: nel girone d’andata, per una squadra leader e non da pochi anni, una sconfitta non è mai imperdonabile. Cosa dimostratasi successivamente e anche dopo Genova, dove il crollo fu molto più importante e clamoroso. Inoltre, a San Siro, la partita la fece la Juve, come dimostrò l’andamento delle conclusioni in porta (3 contro 17) e la supremazia territoriale registrata, sebbene dopo l’1-0 la manovra si fosse dimostrata meno fluida di quanto era successo nel primo tempo.

Più che a quel precedente, quindi, per quanto riguarda la Juventus è bene guardare verso direzioni diverse. La prima è lì, a portata di sguardo: perché Doha ha rappresentato già due anni fa una Supercoppa andata in fumo. E non basta sapere che Higuain stavolta è dalla propria parte e non più in quella avversaria: quel trofeo andato a Napoli fu certo molto figlio dell’eccezionale prestazione del Pipita, uno che anche a Torino sta dimostrando quanto sappia fare ed essere la differenza negli incontri che contano, anche quando sembra sonnecchiare. Ma molto ci mise del suo la Juve (la prima di Allegri) in quanto ad autolesionismo, tanto nei 120 minuti della partita che nel suo prolungamento ai rigori, quando si andò a oltranza e Chiellini e Pereyra buttarono al vento la possibilità della vittoria, prima dell’ultimo errore di Padoin.

L’altra “occhiata” va data alla Champions League. Ovvero alle partite giocate nel girone, che dicono qualcosa su come la Juventus ha affrontato sfide che non erano a eliminazione diretta e che, però, non sono assimilabili per la posta in palio alla normalità del campionato. Partite dove si vive il tempo in maniera accelerata, ansiogena, problematica. Ed è qui che si sono viste due dimensioni che potrebbero contare molto a Doha. Da un lato, una Juve che quasi mai è stata capace di avere un approccio paragonabile a quello abituale in Italia, dove è la squadra che ha raccolto più punti di ogni altra nel primo quarto d’ora. Dall’altro, una volontà eccezionale nell’uscire fuori da situazioni difficili, rispondendo con efficacia tanto a Lione quanto a Siviglia. Carattere e lucidità, azione e pensiero, collettivo funzionante e colpi dei singoli. Se la finale di Supercoppa italiana si concludesse con una vittoria della Juventus in rimonta sarebbe un copione perfettamente coerente con quanto visto finora. Tutto il resto, un successo del Milan senza reazione bianconera o una netta affermazione della Juve costituirebbe una sorpresa, anche se è proprio questo il bello delle sfide che assegnano i trofei, le previsioni non sono mai da prendere troppo alla lettera.

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