Editoriale

Super League, la guerra del calcio uccide il romanticismo

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La nascita della Super League scuote una tranquilla domenica di calcio: frattura totale tra le big d’Europa e la UEFA, ma come al solito è solamente questione di soldi

Una Serie A senza Inter, Milan e Juventus? Se tra le conseguenze della Super League dovesse esserci anche questa, sarebbe difficile accettare la modernità come condizione accettabile per le nostre vite calcistiche. Ma ai potenti del football europeo interesserà pressoché zero del nostro animo romantico.

Perché nessuno può avere dubbi sul fatto che la spaccatura promossa da una dozzina di club vada circoscritta nella fame insaziabile di denaro. A maggior ragione in tempi magri di covid e con un indebitamento medio da tripla cifra che si trascina da anni.

Alle voci incontrollate della domenica ha fatto seguito il comunicato ufficiale che ormai in piena notte ha svelato la bomba. Un progetto quasi “massonico” di cui si sente parlare da tempo e che ha l’obiettivo di generare introiti per svariati miliardi di Euro ogni anno. Cifre mostruose, così come quelle ventilate sotto forma di ”premio” alla firma di oltre 400 milioni per ogni club aderente.

E sono dodici quelli attualmente firmatari fra cui tutte le big inglesi, evidentemente sorde di fronte alla dura presa di posizione del Primo Ministro Boris Johnson, per citarne uno fra tantissimi. Con esse le tre italiane e le tre spagnole di prima fascia. Mentre per ora ci sarebbe stato il rifiuto delle tedesche e delle francesi, anche se la posizione di Bayern Monaco e Lipsia sembra in avvicinamento alla Super League.

Una scissione che non ha nulla di sportivo nel senso più filosofico del termine, perché cancella ogni criterio di meritocrazia e rivolge la propria attenzione oltre oceano. Il modello di riferimento è infatti quello che ricalca le leghe americane, dalla NBA alla NFL, un circolo elitario in cui i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri emarginati. L’estrema e semplicistica sintesi del nostro Mondo, a pensarci bene.

Uno schiaffo alle tradizioni del Vecchio Continente, culla dello sport e non solo. E naturalmente la reazione di FIFA e UEFA non si è fatta attendere, con la minaccia di esclusione da ogni competizione dei club dissidenti. Al momento, Champions League ed Europa League rimangono intatte nella loro programmazione, ma appare evidente come sarà inevitabile sedersi al tavolo delle trattative. Perché in caso di frattura scompostissima, anche Europei e Mondiali finirebbero nella centrifuga di questa guerra del calcio, nella quale anche giocatori e allenatori sembrano nulla più che pedine.

Per carità, non che la gestione UEFA sia immune da macchie e responsabilità: basti pensare all’imbarazzante parabola del Financial Fair Play o alle controverse, a dir poco, questioni “legali” di Manchester City e Paris Saint Germain. Insomma, la solita solfa: soldi e giochi di potere. Ma anche la sensazione che stavolta potremmo ritrovarci di fronte a una svolta epocale. First reaction: shock…

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