2020

Suazo: «Il triplete lo sento anche un po’ mio. Ibra era l’unico che ti faceva vincere da solo»

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L’ex attaccante dell’Inter, David Suazo, ha parlato a Casa Sky Sport degli anni nerazzurri e di quelli al Cagliari

David Suazo ha parlato durante l’ultima puntata di “A Casa Sky Sport” aprendo l’album dei ricordi. Queste le parole dell’ex attaccante nerazzurro.

INTER – «Far parte di quell’Inter è stato bellissimo, abbiamo vinto un campionato all’ultima giornata a Parma ed è stata una festa fantastica per tutti. Ma metto questa gioia alla pari della promozione del Cagliari nel 2003/2004, è stata come uno scudetto. Non andavamo in Serie A da quattro anni, sono state le stagioni che mi hanno permesso di crescere. E poi per un honduregno, vincere un campionato in Italia è un qualcosa di speciale».

TRIPLETE – «Quando fai parte di un gruppo così senti tue anche vittorie del genere. Sono stato in quel gruppo per sei mesi prima di andare a Genova, ho anche fatto un gol. Poi li ho sempre seguiti, quindi sento quel ‘Triplete’ anche un po’ mio. La forza di quell’Inter era il gruppo, anche se non entravi nell’undici titolare sapevi di far parte di una squadra che stava facendo la storia. Lì è stato bravo Mourinho, eravamo tutti pronti ad aiutare e lo ha dimostrato il risultato finale».

MANCINI E MOURINHO – «Mancini e Mourinho sono due vincenti, sono differenti nel modo di gestire la rosa. José sceglie una sua squadra ed è chiaro sin dall’inizio, poi se il titolare del ruolo si fa male ti fa entrare. Mancini invece teneva tutti sulla corda, ruotava molto di più i giocatori. Due difetti? Per Mou il fatto di avermi fatto giocare poco. Mancini, invece, mi ha voluto a tutti i costi, ma si arrabbiava troppo. Mi diceva sempre ‘Devi capire che non sei più al Cagliari’. Ma mi ha dato tanti consigli importanti, lui è abituato a grandi palcoscenici».

IBRAHIMOVIC – «All’Inter mi sono tolto tante soddisfazioni, ho incontrato calciatori e allenatori importanti che mi hanno fatto crescere. Ho imparato da tutti, ho avuto la possibilità di trovare grandi giocatori a partire da Zola a Cagliari. Mi ha impressionato Ibra, era il giocatore che realmente poteva da solo vincere le partite. Poi ho giocato con altri calciatori forti come Milito e Figo».

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