Striscioni vergognosi: troppi precedenti in Italia - Calcio News 24
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2015

Striscioni vergognosi: troppi precedenti in Italia

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Non solo Roma – Napoli, i precedenti sono davvero tanti

STRISCIONI – Ci meravigliamo tanto degli striscioni offensivi che compaiono nelle curve italiane e poi basta fare una semplice ricerca su Google per vedere che da anni si dicono le solite frasi trite e ritrite. L’ultimo esempio è ancora caldo, sabato scorso durante Roma – Napoli i tifosi giallorossi hanno esposto delle scritte contro Antonella Leardi, rea di non aver affrontato nella maniera “dovuta” la morte del figlio Ciro Esposito. Ricorderete i fatti dello scorso maggio prima della finale di Coppa Italia, era un anno fa. Quanti progressi da allora? Meno di zero è la risposta giusta. Se poi nemmeno James Pallotta condanna il gesto dei sostenitori della sua squadra allora siamo in una fanghiglia dalla quale è difficile tirar fuori le gambe.

NORME – La normativa sugli striscioni in Italia è in vigore grazie al Ministero dell’Interno – Osservatorio sulle Manifestazioni Sportive, che lo ha stabilito con determinazione n. 14/2007 dell’8 marzo 2007 e n. 26 del 30 maggio 2012: per far entrare uno striscione qualsiasi in uno stadio bisogna prima inviare una richiesta entro e non oltre i sette giorni lavorativi dalla partita. In pratica è un iter come quello degli accrediti per la stampa, anche se con le dovute differenze visto che, volente o nolente, di striscioni ne entrano a bizzeffe e non sembra che ci siano tutti questi controlli ferrei e scrupolosi. La UEFA non legifera invece per quanto riguarda gli striscioni in sé per sé ma ne analizza il contenuto: qualora si trattasse di razzismo o antisemitismo allora potrebbero scattare le pene previste e che vanno dalla semplice interruzione della partita fino a una multa salata oppure alla chiusura dello stadio, ne sa qualcosa la Lazio che si è vista chiudere le porte dell’Olimpico in Europa League due anni fa. Un caso come quello dei tifosi giallorossi contro la signora Esposito in Europa avrebbe portato verosimilmente a una sola sanzione pecuniaria. A meno che – caso difficile – l’UEFA non considerasse i vessilli romanisti come messaggi di natura ideologica o politica, altro caso in cui il club rischierebbe grosso.

PRECEDENTI – Con tutto il rispetto per la famiglia Esposito e per la signora Leardi, il calcio italiano ha visto striscioni ben peggiori. Le ventilate possibilità di una penalizzazione per la Roma sono veramente impossibili, più probabile la chiusura della Curva Sud o nella peggiore delle ipotesi di tutto l’Olimpico. Nel 2005-06 si ebbe uno dei casi più famosi e più gravi del calcio italiano: a gennaio la Roma doveva affrontare il Livorno in casa quando in Curva Sud apparvero alcune svastiche e la scritta “Lazio Livorno stessa iniziale stesso forno“. Non solo la Roma dovette giocare in campo neutro la successiva sfida casalinga, ma dovette farlo pure a porte chiuse data la gravità del fatto. E’ giusto ribadire la goliardia di alcuni striscioni romanisti, più da Striscia lo Striscione che altro, ma i precedenti che riguardano i giallorossi sono troppi. Anche il Napoli è stato protagonista di una scritta che in autunno gli è costata ventimila euro, nella sfida di andata con la Roma in Curva B campeggiava un minaccioso “Ogni parola è vana. Se occasione ci sarà, non avremo pietà“.

PESSOTTO E HEYSEL – Sono molti anche quelli che concernono altre compagini di Serie A. Il Napoli è molto spesso vittima di offese, così come l’ex difensore della Juventus Gianluca Pessotto, il cui tentativo di suicidio viene sbeffeggiato in malo modo dalle tifoserie italiane. Nel caso degli striscioni anti-Pessotto però si sono verificate solamente delle multe e nulla più; lo stesso dicasi per i continui riferimenti della tifoseria della Fiorentina alla strage dell’Heysel e a quelli della stessa Juventus a Superga. In uno degli ultimi derby della Mole una scritta contro i caduti di Superga fece il giro d’Italia e suscitò molto clamore anche perché il Giudice Sportivo la condannò con un’ammenda di venticinquemila euro che l’opinione pubblica giudicò come pena troppo morbida – in tale occasione però venne mossa per la prima volta a due tifosi bianconeri l’accusa di violazione della legge 41/2007 sui cartelli ingiuriosi o minacciosi. In molti casi per via degli striscioni in Italia il massimo della pena è una multa, più che altro si tendono a punire gli atteggiamenti dei tifosi stessi (nella maggior parte cori o ululati razzisti).

ALTRI ESEMPI – Anche Milan e Inter non sono esenti da casi del genere: nel famoso Milan – Juventus del gol di Muntari i tifosi rossoneri si presero una multa di 4000 euro per “avere suoi sostenitori […] esposto due striscioni dal tenore ingiurioso nei confronti di un dirigente della squadra avversaria“. Si risale agli anni Ottanta invece per un vessillo giudicato antisemita all’epoca ma non sanzionato dalle autorità – il contenuto potete leggerlo qua – ad opera dei tifosi dell’Inter, la cui Curva è stata chiusa spesso negli ultimi anni più per insulti razzisti – qui un esempio – che per altri tipi di scritte anche sei i nerazzurri finirono nell’occhio del ciclone per questo striscione di orrendo gusto esposto in un Derby d’Italia. Il Bologna invece in tre occasioni è stato multato per tre striscioni contro Juventus o Napoli riguardanti tra le altre cose il caso Heysel. Particolare invece il caso dell’Atalanta, che in più di un’occasione ha esposto stendardi contro membri dell’Ordine dei Giornalisti e nel 2013 per questa ragione ha dovuto pagare dodicimila euro. Nessuno è esente da colpe, è brutto da dirsi ma è così. Passano gli anni e si accumulano precedenti, ma la situazione ancora non cambia e siamo certi che ancora non cambierà finché dalle parole non si passerà ai fatti.

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