2015

Stramaccioni si racconta: «Romano e romanista: sogno i giallorossi. E Moratti…»

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Il tecnico dell’Udinese: «La mia storia è la realizzazione di un sogno»

«Mi sono innamorato del calcio a 6 anni, dopo aver assistito alle gesta dell’Italia del Mondiale dell’82. Prima non seguivo, la mia famiglia non era particolarmente interessata allo sport in generale. Ma dall’82 è nata questa passione: da lì ho iniziato con il calcio giocato, partendo dai provini e facendo il mio percorso, fino alla brusca interruzione di un sogno a soli 19 anni». Andrea Stramaccioni, oggi tecnico dell’Udinese, si è raccontato ai microfoni di ‘Sky Sport’, per la rubrica ‘Saranno signori del calcio’: «Sì, la mia storia è la realizzazione di un sogno. Dai campi dell’Az Sport fino a San Siro: ce l’ho fatta, nonostante tutto».

LA CHIAMATA – Poi, dopo aver vinto con i giovani della Roma e aver lanciato giocatori come Florenzi, Verre e Bertolacci («Da bambino tifavo Roma e per dieci anni sono stato abbonato in Curva Sud. Un giorno mi piacerebbe tornarci da allenatore, ma mi sa: nessuno è profeta in patria… E io sono un allenatore romano e tifoso della Roma»), la chiamata dell’Inter: «Ero tornato da Londra e mi ero svegliato tardi per via del viaggio. Trovai diverse chiamate sul cellulare da parte di Piero Ausilio. Quando lo richiamai mi disse che Moratti si era messo in testa di affidarmi la prima squadra. Così mi ritrovai in un ufficio legale: c’era un tavolo con un posto libero davanti al Presidente Moratti, insieme a Marco Branca, Piero Ausilio ed Angelo Mario Moratti. Parlammo a lungo dell’Inter, di come avrei fatto giocare l’Inter se fossi stato l’allenatore. Quando il presidente mi disse che mi avrebbe affidato la squadra, cascai dalla sedia per la gioia».

IL PRESENTE – Il presente, però, si chiama Udinese: un club di tutto rispetto: «La chiamata di Gino Pozzo è per me un motivo d’orgoglio perché per un allenatore giovane come me, attirare l’attenzione di un club come l’Udinese, un simbolo di organizzazione, programmazione e progettualità, rappresenta il top. Hanno saputo dividere le difficoltà dell’Inter, che andavano oltre il campo, dai problemi dell’allenatore: sono felicissimo di essere qui».

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