2017

Storari e l’amore per Cagliari: «Il mio desiderio è rimanere»

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Marco Storari è vicino ai 40 anni, ma soprattutto è dato per partente a Cagliari: «Che ricordi con Milan e Juve! In Sardegna mi trovo bene»

Se Marco Storari, che sabato festeggerà 40 anni, dovesse scrivere un libro sulla sua trentennale carriera di calciatore potrebbe intitolarlo in un solo modo: «Il fuoco dentro». Condividendo la paternità della sua opera prima con Antonio Conte che incita «ringhiando» («Devi avere sempre il fuoco dentro!»), da sempre, a tutti i suoi calciatori nello spogliatoio, il portiere romano si appresta a svoltare negli «anta» con la consapevolezza di aver disputato un’ottima carriera, e senza porsi limiti temporali, ma solo obiettivi. Per Storari, che contribuì in maniera determinante alla salvezza del 2008 quando passò dal Milan al Cagliari in piena zona-retrocessione, la salvezza-bis – dopo averlo riportato in Serie A – è la sua prossima meta.

ESPERTO – Poi c’è il traguardo delle 500 presenze (è a quota 453) nonostante i numerosi infortuni e la tanta panchina. Sempre con il fuoco dentro. Marco Storari ha quarant’anni, ma sembra non dimostrarli. «Infatti, entusiasmo e voglia sono ancora quelli di un ragazzino. Ancora adesso mi alleno come le primissime volte, quando giocavo nelle Fiamme Azzurre di Roma. Lo faccio talmente intensamente che sono costretti a fermarmi. Ma l’allenamento in campo è solo una parte del mio impegno quotidiano. Poi mi riguardo alla tv. E già… mi faccio riprendere ogni giorno da una telecamera. C’è sempre da imparare, anche alla mia età».

INIZI – Eppure gli inizi non sono stati facili, come conferma Storari a “Il Corriere dello Sport”: «È vero. Soprattutto a causa di una serie di infortuni che mi hanno condizionato parecchio. Eppure proprio per recuperare da un grave problema al ginocchio, sono arrivato a Messina dove ho vissuto un’esperienza unica con la promozione in Serie A, conquistata dopo un anno e mezzo. Quando sbarcai sullo Stretto non ero ancora al pieno della condizione». L’unica esperienza all’estero, almeno finora, è stata nella Liga nel Levante. «Purtroppo è terminata dopo appena 6 mesi perché il club non pagava gli stipendi. Ma anche qui mi sono trovato benissimo, non ho mai avuto problemi. Penso che bisogna vedere sempre l’aspetto positivo delle cose. Se tu lavori e ti comporti bene la vita ti riserva sempre qualcosa di bello e positivo. Tutto qui».

ROMA, CONTRASTI E MILAN – Chissà, forse l’addio dalle giovanili della Roma ha causato qualche piccolo risentimento. «No, affatto. Ho trascorso quattro anni eccezionali, dagli Esordienti agli Allievi. Ero felicissimo perché la mia famiglia è romanista. Ma io volevo giocare, quindi andai a Ladispoli dove c’era un allenatore, Francesco Scaratti, che era stato alla Roma e convinse mio padre a farmi cedere in prestito in quel club. A me non importava dove, perché volevo solo giocare. Tutto qui». Estate 2009, il sogno si stava stava avverando e il Milan pian piano lo schiera da titolare: «Allenatore Leonardo, Vecchi e Fiori preparatori dei portieri. Dida era fermo per un problema al ginocchio. Anche Abbiati era indisponibile. La porta ce la dovevamo giocare io e Kalac. Ci andai io, dopo un breve ballottaggio con il Kalac che poi fu ceduto in prestito. Ho disputato sette partite in campionato e due in Champions, ero felicissimo giocavo in una squadra di campioni: Ronaldinho, Nesta, Pirlo, Kaladze, campioni veri. In un banale torello mi sono fatto male, mi sono strappato».

IL RITORNO A CAGLIARI – Poi, per oltre quattro stagioni, poche partite ma molti trofei alla Juventus – «Rifarei più che volentieri anche questa scelta» – e poi un secondo ritorno a Cagliari. «Nel 2008 contribuii in una rimonta verso la salvezza che ha avuto dell’incredibile. Ero arrivato a gennaio dal Levante. Per me è stato un grande orgoglio conquistare un simile obiettivo. Due estati fa il presidente mi ha fatto una corte serrata. Ho disputato 41 partite su 42 riportando il Cagliari dove meritava, in Serie A. Vincere non è mai facile, soprattutto quando ti porti dietro, da sgombrare in tempi brevi, i residui di una retrocessione». Ci si chiede dove il Cagliari possa arrivare: «Siamo a quota 23 punti in classifica. L’unica cosa che mi dispiace è che abbiamo subito troppi gol, ma la situazione è comunque positiva. È un buon momento e ci tengo, comunque, a precisare che io non ho chiesto di andare via. Ci possono essere discorsi in corso con la società, ma il mio desiderio è quello di non lasciare Cagliari. Spero di continuare a fare bene».

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