2009

Stendardo: “Quella di ieri una serata indimenticabile”

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Intervistato ai microfoni di Radio Incontro, il difensore della Lazio Guglielmo Stendardo ha parlato del momento positivo della Lazio, reduce da due vittorie consecutive: “Ci siamo guardati negli occhi, abbiamo messo da parte rancori ed interessi personali per il bene comune della Lazio. Poi è ovvio che i risultati ti danno tanto morale ed in questo senso il successo ottenuto contro il Cagliari è stato fondamentale. Quando si scende in campo si cerca sempre di dare il massimo, ma non sempre si riesce a fare bene. I risultati erano negativi ed il clima a Roma si è fatto teso. Oltretutto, questa squadra non è abituata a lottare per la salvezza. Ora tutto è cambiato, anche chi trova meno spazio danno una spinta in più. Ieri è stata una splendida serata. Una serata indimenticabile per tutto l’ambiente della Lazio. Allo stadio c’era un clima di entusiasmo che non vedevo da tempo. Era necessario dare continuità  al successo di domenica e penso che chi è venuto allo stadio si sia divertito. Alla fine, poi, c’è stato l’episodio delle maglie rifiutate dai tifosi, ma non ha inficiato. E’ stato una stagione difficile, i tifosi hanno mille ragioni per essere delusi e demoralizzati. Reja ha dimostrato di saper fare scelte coraggiose, si è preso tutte le responsabilità  rischiando in prima persona e di questo gli va dato atto. E’ una persona che ci può dare qual qualcosa in più, che può farci uscire da questa situazione difficile. Da qui in avanti ci aspettano otto finali – dichiara il calciatore – dobbiamo fare quanti più punti possibile, senza guardare alle altre squadre. Al di là  delle assenze, il Milan resta una grande squadra. Sarà  una partita molto difficile da giocare con il massimo impegno e la massima aggressività , perchè dare a questi giocatori il tempo di ragionare può essere letale. Credo che sia in grado anche di fare il lavoro del motivatore “? continua, riferendosi alla decisione della squadra di non avvalersi dello psicologo Popolizio – Non credo che ragazzi della nostra età  abbiano bisogno di un mental coach, un ragazzo di 30 anni non può influenzare la testa dei calciatori”.

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