2016
Stellone: «Ecco come alleno il Frosinone»
Gli allenamenti tra preparazione fisica e tattica: la spiegazione
Con una carriera da attaccante alle spalle Roberto Stellone è l’artefice della prima e storica partecipazione del Frosinone in Serie A. Il tecnico che ha condotto la squadra ciociara dalla Lega Pro alla massima serie italiana ha svelato ai microfoni di Tuttosport i segreti dei suoi allenamenti: «Giocando solitamente al pomeriggio è meglio lavorare nelle ore in cui si svolgerà la gara. Oltretutto è opportuno mangiare e quindi allenarsi, piuttosto che mangiare e poi riposare. In genere chiedo ai giocatori di arrivare prima per fare un leggero riscaldamento in palestra. A maggior ragione il martedì quando alleno un quarto d’ora senza palla: chi ha giocato in campionato è bene faccia una ripresa più soft. Ciò che mi preme, in particolare, è evitare di ripetere gli errori che ho visto fare. Il martedì è dedicato all’analisi video della nostra partita precedente. Dell’avversaria parlo, più che farla vedere ai giocatori in video. Il giovedì, nel test contro la Primavera, spiego le caratteristiche della squadra che andremo ad affrontare», ha dichiarato Stellone, che poi ha svelato di non usare le corde in allenamento per mantenere lo spazio tra i reparti.
FASE DIFENSIVA – E allora spiega come allena la copertura degli spazi: «Sempre in funzione degli avversari: non uso mai il 10 contro 0, visto che ben poche volte succede di partire dal portiere e andare in porta, ma faccio sempre un allenamento situazionale. In fase difensiva, semmai, li metto in 4 contro 8, comunque cercando di creare situazioni che ritroveremo in partita. Se metto solo 4 giocatori, ma ben posizionati, davanti all’area, anche contro 10 avversari sarà difficile fare gol. Fuorigioco alto? Non lo amo particolarmente, per me non ne vale la pena. In maniera esasperata, anzi, diventa controproducente. Se devo affrontare un attaccante fenomeno uno si stacca e uno lo marca. Se affrontiamo una punta meno mobile tengo la linea. Marcatura? Su palle inattive, esempio calcio d’angolo, facciamo la zona mista: tre o quattro si piazzano a zona e gli altri marcano».
COSTRUZIONE E MANOVRA – Dalla difesa al centrocampo: «Il modulo dipende dai giocatori a disposizione, però in linea di massima mi piace giocare con le due ali classiche. Di regola dobbiamo essere bravi a difendere senza arretrare di 50 metri. La sintesi estrema è questa: ne voglio 5 che attaccano e 5 pronti a difendere. Chi si trova sull’esterno e vede un 3 contro 3, ma anche un 2 contro 3, deve metterla in mezzo. Diverso il discorso di un 2 contro 6: a quel punto chiedo a chi si trova in posizione di esterno il giro palla. Con la coda dell’occhio devi sempre vedere quanti ce ne sono dei tuoi in area di rigore, e chi vede l’azione deve comunicare con il compagno. Chi non va ascoltata è la punta, come ho detto vuole palla anche in uno contro 10…».
ERRORI E MOTIVAZIONI – Stellone svela poi cosa non tollera assolutamente: «L’errore commesso per pigrizia e mancanza di concentrazione, soprattutto se ne ho parlato a lungo nel corso della settimana. Se prendo gol perché uno della barriera non salta, e negli allenamenti avevamo trattato l’argomento sapendo come calcia le punizioni un determinato avversario, allora mi arrabbio di brutto. Pensate che arriviamo anche a dire a un nostro giocatore l’attimo in cui deve saltare, ad esempio quando il piede d’appoggio di chi calcia la punizione è sul pallone». Dopo due promozioni ha dovuto cambiare mentalità alla squadra: «All’inizio di quest’anno sapevamo che avremmo avuto periodi bui. Abbiamo lavorato sul fatto che non ci dovevamo abbattere: ho spiegato ai giocatori che le gioie sarebbero stare inferiori alle difficoltà, e che da questo punto di vista ci saremmo dovuti temprare in fretta».