Serie A

STATS – I numeri 10 si salvano con i gol? Gli esempi di Baggio, Zola e Mancini

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Tutti i numeri e le statistiche dei grandi numeri 10 del passato come Roberto Baggio, Gianfranco Zola e Mancini

Nella bella e intensa intervista a Roberto Baggio fatta da Walter Veltroni per il Corriere della Sera emergono due concetti che sono estremamente interessanti da far incontrare con il livello statistico. Il primo è che il Divin Codino quando parla dei gol che ha fatto annovera quello alla Nigeria al Mondiale, sottolineando però di concepire il calcio anche attraverso altro (ed è bellissimo che usi ancora i verbi al presente): «È stato molto importante. Ma, credimi, a me piace segnare. Ma mi piace ancora di più far segnare, condividere con altri la gioia di un lavoro comune». Il secondo lascia intendere, però, che nel suo rapporto anche conflittuale con gli allenatori siano stati proprio i gol a permettergli una certa luce anche quando c’era chi cercava di adombrare lui e gli altri numeri 10 del periodo: «Io sono sempre stato scomodo. Quando giocavo ho incontrato la fase della tattica esasperata. Chi aveva il mio ruolo non rientrava negli schemi di moda. Ormai schieravano tutti il 4-4-2 e noi eravamo qualcosa che stonava. Poi se segnavamo dicevano che aveva vinto la squadra di Baggio, di Zola, di Mancini e gli allenatori soffrivano. Se oscuri gli altri, se entri in conflitto con gli ego, diventa tutto più difficile.…».
Ecco allora che diventa interessante capire se e come è realmente andata così. E i 3 esempi citati dal Pallone d’Oro del 1993 sono estremamente indicativi. Quante volte hanno chiuso la stagione in doppia cifra? I gol gli hanno allungato la carriera?

ROBERTO BAGGIO – Avrà amato anche se non soprattutto inventare per i compagni, ma i gol sono stati l’essenza di Roberto Baggio. Ne ha segnati tanti da Firenze in poi e pure prima, in Serie C1 a Vicenza, aveva chiuso con 14 reti. Dal 1988-89 in poi – 24 centri con la Viola – le stagioni “difficili” sono state pochissime. La seconda e ultima con in un Milan che peraltro è in totale crisi (1996-97); la seconda e ultima pure con l’Inter (1999-2000), dove peraltro si fa ricordare per alcune straordinarie prodezze (con il Parma e il Real Madrid). Per il resto, Baggio è un 10 che funziona come e meglio di una prima punta e che dopo ogni periodo di difficoltà si è saputo curare tornando a segnare a ripetizione, come nello splendido 1997-98 con il Bologna che ne determinerà la convocazione al suo terzo Mondiale.
GIANFRANCO ZOLA – Non ha mai avuto le medie realizzative da Baggio. Ma anche lui è stato capace di una buonissima continuità. E, soprattutto, è stato costretto a emigrare da Parma a Londra appena è passato da un gol ogni due partite a uno ogni tre.
ROBERTO MANCINI – Numero 10 per affinità estetica più che per posizione, visto che nasce come punta ed è centravanti raffinatissimo. Tanto è vero che per 9 anni di fila alla Sampdoria oscilla tra i 12 e i 16 gol con una regolarità impressionante. Prima e dopo non è stato così continuo e, a differenza dei due esempi precedenti, non ha mai chiuso un’annata con 20 o più centri.

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