2016

Squinzi: «Sassuolo da esempio, giovane e italiano»

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Il patron dei sassolesi: «Massimo 3 stranieri per squadra»

Dopo la vittoria di domenica il Sassuolo ha superato la mini crisi del girone di ritorno e Giorgio Squinzi è contento. Il proprietario di Mapei e Sassuolo e, ancora per poco, presidente di Confindustria spiega il precedente momento no dei sassolesi, dicendo che alcune sconfitte, come con Napoli e Bologna, erano arrivate senza meritarle e l’assenza di Missiroli si è fatta sentire. Squinzi ha poi aggiunto: «Berardi ha grandi numeri e un potenziale tutto da esprimere, non è detto che vada alla Juventus. Defrel è francese ma cresciuto in Italia, ci sono troppi stranieri e il calcio rischia di essere stravolto, l’ideale è averne solo tre come noi».

SECONDA SQUADRA – Tifoso del Milan, Squinzi ancora non è arrivato agli anni di Silvio Berlusconi in sella ai milanesi (è ancora a tredici) ma racconta di quando nel 2003 comprò la società per soli trentacinquemila euro. Nel 2012 Squinzi voleva lasciare il calcio e ora ha le idee chiare: «Andare in Europa è difficile, voglio chiudere settimo. Vogliamo essere trattati come gli altri, l’ambizione è diventare la seconda squadra degli italiani, abbiamo le idee chiare e un progetto ben definito: puntare sui giovani ed esaltare i giocatori nati nel nostro Paese». Niente paragoni col Chievo, dice Squinzi, che guarda con sollievo alla fine del mandato con Confindustria, almeno potrà dedicare più tempo al Sassuolo.

L’ERRORE – «Mandare via Di Francesco e prendere Malesani è stato il mio errore più grande. Però ci siamo corretti in tempo e comunque è servito a dare una scossa, poi siamo maturati» continua Squinzi a La Gazzetta dello Sport in un’intervista in cui non vuole parlare di politica ma si sofferma sulla diatriba Spalletti-Totti dicendo di essere a metà strada tra i due. Con la Mapei tutt’altro che in crisi, Squinzi non pensa a un ritorno nel ciclismo, elogia la Fiorentina di Renzi e infine ammette: «Il pallone è lo specchio del Paese. La ripresa c’è, ma è debole».

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