2016

Squinzi: «Senza le grandi famiglie il calcio sarà diverso»

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Il patron del Sassuolo Giorgio Squinzi dice la sua sui molti passaggi di proprietà che hanno visto le società italiane passare in mani straniere: «Senza le grandi famiglie non sarà più la stessa cosa, la globalizzazione disegna scenari diversi»

Il calcio italiano sta attraversando un momento di grande metamorfosi. Soprattutto a livello societario, molte squadre hanno messo in atto – o hanno l’obiettivo di farlo – un restyling che spesso e volentieri ha visto abdicare famiglie che hanno rappresentato l’Italia calcistica per anni. Basti pensare a quanto successo alla Sampdoria, lasciata dai Garrone dopo più di un decennio di guida, prima con Riccardo e poi con il figlio Edoardo. Spostando lo sguardo sulla cartina geografica dello Stivale, le cose non cambiano: la Roma, dopo un lungo periodo di regno della famiglia Sensi, è passata in mani americane. A Milano, con Inter e Milan, dopo lunghissime trattative, sono state cordate orientali a spuntarla: su sponda nerazzurra l’impero dei Moratti si era già eclissato – perlomeno quanto a quote di maggioranza della società – con l’approdo di Thohir, mentre su sponda rossonera il passaggio di testimone da Berlusconi all’ormai famigerata cordata cinese è cosa più recente.

Tutti segni, questi, di una trasformazione in atto, di un calcio che non può più permettersi di essere solo una romantica passione, ma che deve far quadrare numeri e bilanci: in una parola, che deve diventare business. Ecco allora che si può capire perché, ad esempio, il patron del Palermo Maurizio Zamparini rimarchi spesso la difficile sostenibilità di una spesa come quella che richiede la squadra rosanero. Non per nulla lo stesso imprenditore friulano ha da tempo messo in vendita la società. Ad esprimere un proprio parere sulle vicende che stanno cambiando l’assetto societario di moltissime squadre della massima divisione italiana è Giorgio Squinzi, proprietario del Sassuolo che, nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere di Bologna, ha commentato con un sottile velo di amarezza la vicenda: «Zamparini vuole lasciare, così come hanno fatto Moratti e Berlusconi? Senza queste grandi famiglie italiane non sarà più lo stesso calcio, è il mondo che cambia, la globalizzazione dipinge tutti altri scenari».

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