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Il discorso di Koulibaly ai giudici: «Dolore atroce, ma chiedo scusa»

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Le parole di Koulibaly alla Corte Federale in occasione del ricorso del Napoli contro la squalifica ricevuta per l’espulsione rimediata con l’Inter dopo i cori razzisti ricevuti

Non è servito a nulla, ma il Napoli ha provato in tutti i modi ad accorciare la squalifica inflitta dal giudice sportivo a Kalidou Koulibaly contro l’Inter lo scorso 26 dicembre. Una squalifica arrivata – lo ricordiamo – per l’espulsione per reazione rimediata a causa dei cori razzisti riservatigli da San Siro. Nei giorni scorsi lo stesso difensore senegalese, in compagnia dei dirigente azzurri, era stato ascoltato dalla stessa Corte Federale per esporre le proprie ragioni. Il discorso del giocatore di fronte, avvenuto nella riservatezza delle camere decisioni della FIGC, è stato reso pubblico stamane da Il Mattino ed è a suo modo utile a comprendere meglio il suo stato d’animo la sera di Santo Stefano.

«Io sono pronto ad affrontare i cori razzisti in tante città del Nord, ma lì a Milano no. Ero impreparato a fronteggiare una simile situazione e, quando ho sentito i primi “buuu”, mi hanno preso alla sprovvista, mi hanno fatto sbandare, perdere la concentrazione – il discorso di Koulibaly – . Quei cori mi hanno portato sofferenza, in certi momenti davvero non capivo nulla. È vero, lo abbiamo detto a Paolo Mazzoleni (l’arbitro del match, ndr) e anche la squadra nell’intervallo era pronta a fermarsi, ma io sono stato il primo a dire che non dovevamo farlo, perché non volevo dare alibi alla mia squadra. Dovevamo vincere quella partita e non ci siamo riusciti. Io chiedo scusa per il mio gesto, lo so che non è stato giusto, ma io e la mia famiglia abbiamo vissuto sempre il disagio per il colore della mia pelle: in quello stadio è stato tutto atroce anche perché inatteso. Ho sofferto e ho reagito nella maniera sbagliata, ma l’ho fatto perché quel clima di odio mi aveva fatto perdere la concentrazione».


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