Italia
Spalletti consiglia Chiesa: «Dovrebbe tornare in Italia. Pellegrini? Si vede la mano di Ranieri»
Le parole di Luciano Spalletti, commissario tecnico dell’Italia, sul momento attuale della Nazionale e su Federico Chiesa
Luciano Spalletti, ct dell’Italia, ha parlato in una lunga intervista a Vivo Azzurro Tv del suo futuro alla guida degli azzurri.
COSA HA VISTO DOPO L’EUROPEO – «Quello che mi è piaciuto di questi ragazzi è l’impegno che si è visto in questa Nations League, che ha evidenziato che abbiamo a che fare con un gruppo di calciatori che hanno la possibilità di pilotare e mettere in evidenza in tutte le partite le loro immense qualità. Ciò che è successo nell’Europeo quando ci siamo ritrovati nella successiva convocazione abbiamo naturalmente parlato di quello che era successo. Probabilmente io ho sbagliato qualcosa a trasferire loro troppo di questo mio sentimento, di questa necessità di risultati, di questa voglia di determinare tutto e subito. Quando si mettono nella loro testa troppe cose si rischia che il messaggio diventi denso e vada a finire negli ingranaggi, diventando qualcosa di solido, che li va a inceppare. Ho modificato qualcosa, il nostro gruppo è un gruppo con cui si può parlare in maniera complessiva, totale. I giovani sono maturi, tutto ha fatto vedere che siamo sulla strada corretta, poi bisogna far passare sempre il messaggio che l’impegno è quello che determina di poter andare a prendere qualcosa di importante e successivo, sennò questa idea che essere leggeri, liberi e un po’ superficiali può essere deleteria. Bisogna andarci piano, è sempre il doversi mettere in discussione, il creare qualcosa in cui tutti si riconoscono e vanno a lavorare in quella direzione».
ITALIA CONTRO LA GERMANIA – «Donnarumma, Di Lorenzo, Calafiori, Bastoni, Barella, Tonali, Raspadori, Kean, Retegui, Cambiaso, Dimarco. E poi tanti altri… Abbiamo la possibilità di avere un gruppo che ormai è consolidato per quello che sarà il nostro futuro. Ci sono molti ragazzi che stanno emergendo, che stanno facendo vedere le loro indubbie qualità. Le nostre nazionali giovanili dicono che abbiamo prospettive di futuro importanti».
PREMIO ALL’ITALIA PER IL LAVORO CON I GIOVANI – «Ritengo sia giusto questo premio perché effettivamente c’è un lavoro alla base della FIGC in primis per creare delle prospettive importanti di futuro».
RAPPORTO CON I GIOVANI – «Non possiamo fare a meno dell’energia dei giovani, poi c’è bisogno anche del calciatore esperto che sa scegliere il momento quando determinare qualcosa di importante, mentre i giovani vogliono determinare sempre. Hanno questa voglia di creare anche dal niente qualcosa di fondamentale. Magari noi dobbiamo stare attenti a saper gestire tutto questo entusiasmo che hanno, a volte può diventare troppo e andare fuori da un equilibrio di comportamente, ma è il nostro futuro. Bisogna dare per forza fiducia a questi ragazzi».
MONDIALE – «Quella che è la qualificazione al Mondiale è un qualcosa che va detto con il sorriso sulle labbra, ma è importantissima per la nostra nazione. Tutti aspettano l’Italia che giochi da tutte le parti del mondo, tutti i nostri connazionali sono lì a sventolare la bandiera dell’Italia come se fosse la foto del figlio che non vedono da tempo perché sono a lavorare all’estero e la tengono nel portafoglio».
ITALIA-GERMANIA – «Per un ct è la sfida da dover giocare. Uno che allena la Nazionale e non gioca questa partita è come un allenatore che ha allenato Milan e Inter e non ha fatto il derby, è qualcosa di veramente importante per la storia del calcio, hanno determinato un’attenzione mondiale a queste partite. Sono state tutte gare bellissime, ricordo quella del 2006, il gol di Del Piero all’ultimo secondo… Tutti speravamo che questa corsa dopo la rete non finisse mai perché volevamo correre con lui con la bandiera in mano a sventolarla intorno al tavolo e al televisore, dove eravmo tutti posizionati a vederla».
IDENTITA’ – «Stiamo lavorando in questa direzione, sono molto contento di quello che abbiamo fatto vedere in Nations League. Si vede una squadra che lavora per andare a essere un gruppo compatto, coeso, che ha questa visione di voler diventare una squadra forte, che gioca un calcio aperto, libero, totale».
SORTEGGIO PER I MONDIALI – «Le dovremo fare successivamente all’impegno con la Germania. Dobbiamo pensare a vincere questa partita qui, fare discorsi differenti o credere che sia meglio un risultato o un altro può determinarti di fare poi quelle esperienze che ti fanno sentire pronto per il risultato successivo. In questo momento abbiamo bisogno di dare continuità ai nostri risultati. Io penso sia meglio giocare in un girone a quattro che a cinque. Forse preferirei giocare a settembre e non a giugno per la mia esperienza precedente perché arrivano calciatori rigenerati con una nuova idea e una prospettiva differente su quello che deve essere il percorso da portare a casa».
ESSERE CT – «L’orgoglio di allenare un club in cui si riconosce un popolo intero mi determina un’emozione permanente, è qualcosa che mi riempie tutto il tempo, tutti i miei pensieri e io ci penso spesso a quello che è il mio lavoro, qualcuno dice addirittura anche troppo (ride, ndr). Fosse per me lo scriverei sulla carta d’identità di essere ct della Nazionale da quanto mi emoziona. Mi addormento pensandoci e ci penso svegliandomi poi a quello che è il lavoro di essere ct della Nazionale. Ci sono delle cose che debbo modificare per come le penso io perché possono essere troppo per questi ragazzi, per la loro fantasia, per la loro leggerezza, però poi devo metterli a conoscenza di alcune cose che succedono dentro le partite e soprattutto in delle gare importanti che, se non andiamo ad affrontarle bene, se non diamo il giusto peso e la giusta importanza, poi rischiamo di pentircene in un secondo momento di quello che abbiamo vissuto e che non abbiamo saputo riconoscere per la bellezza che aveva. Le partite si giocano per non rigiocarle più, quel tempo lì non ripasserà più».
CALCIATORI DA RECUPERARE – «Pellegrini è un giocatore che Ranieri sta rimettendo a posto per delle vicessitudini che gli sono capitate. Ha qualità tecniche, ha piede per calciare i piazzati, che sono diventati un momento della partita importante, e si è visto contro la Francia quando abbiamo perso per quelli, ha gol. Poi gente come Chiesa siamo lì a sperare che possa giocare con più continuità e che ci possa far vedere attraverso queste possibilità che si ha di vederli allenare, di vederli giocare di continuo questi ragazzi».
CHIESA – «Io sarei molto favorevole ad avere Chiesa sotto controllo per quanto riguardo poi il livello del nostro calcio, per andarlo a reinserire perché quelli che hanno questa qualità di guardarti negli occhi e di sfondare la linea che hanno davanti per andare a quella successiva… Non ce ne sono molti. Stanno facendo bene anche Orsolini e Politano, sono tutti calciatori che continuiamo ad avere sotto controllo nel mirino perché possono effettivamente darci una mano».
CAMBIASO – «È un calciatore moderno. Quello ideale per me è quello che usa il suo talento per servire poi quelli che ne hanno di meno e alzare il livello di tutti quanti nella squadra. Sono felice che un allenatore del livello di Guardiola abbia fatto questi complimenti, ma non sono sorpreso perché lui ci ha fatto vedere di essere un calciatore che ha un livello alto».
CAMPIONATO – «Ce ne sono diverse che stanno facendo molto bene. Sicuramente una da citare è il Napoli perché Conte ha tirato fuori veramente una struttura imponente dalla propria squadra, ha creato una quadratura dove si vede una sostanza, un equilibrio, dove si vede una mentalità importante. Poi il Napoli è supportato da una città che trasferisce molto a questa squadra. C’è l’Atalanta, che è ormai una società e una squadra consolidata negli anni da Gasperini, dalla sua qualità del lavoro. Poi naturalmente c’è la completezza dell’Inter, Inzaghi ha fatto vedere di essere equilibrato, sa gestire bene una squadra, dei campioni, dei calciatori maturi come quelli che ha l’Inter».
CHI VORREBBE DEI CAMPIONI PASSATI – «Quando facciamo riferimenti a dei campioni di quelle splendide partite prendiamo nel ’70 la forza di Gigi Riva, Rombo di Tuono, nell’82 la furbizia di Paolo Rossi e nel 2006 la qualità, la tecnica, la creatività di Del Piero. Nella composizione delle ultime formazioni spesso abbiamo detto che ci mancherebbe un giocatore di fantasia, uno di quelli che trova le soluzioni da soli e lì il numero 10, il trequartista era il punto di riferimento della Nazionale in quel calcio lì e noi ne abbiamo avuti tanti. Quello veramente che ci potrebbe mancare è questa seconda punta, questo calciatore che salta l’uomo, che vede le linee di passaggio oltre il muro che ti vogliono creare le difese avversarie e che ti dà lo sbocco per le soluzioni che ci necessitano».