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Questa Spagna è divina, ma senza Benzema o Mbappé…

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La Spagna di Luis Enrique ha ancora una volta dimostrato la bontà del proprio progetto ma pesa l’assenza di un top player in attacco

Come successo nella semifinale degli Europei contro l’Italia, la Spagna esce a testa alta (termine abusato ma vero in questo caso) anche contro la Francia e al termine di una grande prestazione in cui i tifosi hanno poco da rimproverare alla squadra. Oltretutto, le mosse a sorpresa di Luis Enrique hanno dato i loro frutti. Eric Garcia non ha mai sofferto Mbappé nel primo tempo, mentre il doppio mediano Busquets-Rodri ha reso la Spagna dominante contro una Francia in evidente difficoltà nel contendere il possesso. Eppure, non è bastato per vincere.

Anche se entrambe colme di talento, Spagna e Francia sono due formazioni agli antipodi nel modo di interpretare la partita. Gli iberici attaccano come una sola entità, grazie a un possesso prolungato e a un’intera squadra che tenta di stabilirsi nella metà campo avversaria. La Francia, al contrario, è molto più minimalista: accetta di difendersi con un blocco basso, di tenere poco palla e di attaccare quasi unicamente grazie alle azioni individuali dei propri fuoriclasse (quasi sempre in campo aperto).

Alla fine, è stato l’enorme gap tecnico in fase offensiva (ovviamente a favore della Francia) a risolvere la partita. Ciò è stato evidente non tanto nella mezz’ora finale, in cui – con maggiori spazi – i solisti transalpini hanno fatto la differenza: è stato anzi lampante nella prima ora di gioco, in cui il dominio tecnico-tattico iberico è stato evidente.

La Francia è stata infatti incapace di tenere palla contro una Spagna sublime nella gestione del possesso, capace costantemente di eludere il pressing rivale e di trovare l’uomo libero. Il doppio mediano Rodri-Busquets poteva sembrare una scelta ridondante da parte di Luis Enrique, invece ha reso ancora più fluida la costruzione iberica. La palla girava efficacemente da un lato all’altro, in modo vario: quando non venivano trovati liberi i mediani, la Spagna verticalizzava su Oyarzabal che veniva incontro. In altre circostanze, Azpilicueta stringeva la propria posizione e veniva trovato tra le linee. Da segnalare anche un sublime Gavi, trovato spesso alle spalle della mediana avversaria.

Insomma, la Spagna non aveva problemi a trovare l’uomo libero contro una Francia molto confusa senza palla. Lo stesso gol di Oyarzabal è arrivato da uno splendido lancio di Busquets in una situazione dove il catalano non aveva alcuna pressione addosso. Oltre a essere dominante con la palla, gli iberici – grazie a un ottimo contropressing – stroncava le ripartenze di una Francia che non riusciva mai a ripartire.

Eppure, nonostante questa evidente supremazia, è mancata quasi totalmente incisività negli ultimi metri. La Spagna si è stanziata nella metà campo rivale ma non ha praticamente tirato in porta. Ferran Torres e Sarabia hanno disputato una prestazione tecnicamente insufficiente, sbagliando tantissimo. Nel finale di gara le occasioni alla fine sono arrivate, ma per quasi 60′ alla Spagna sono mancate profondità e incisività negli ultimi metri.

Insomma, l’organizzazione tattica non è bastata. Alla fine, è stata (in mezzo a tante polemiche) la classe di Benzema e Mbappé a vincere la partita, due giocatori di una categoria nettamente superiore a quella di cui dispone Luis Enrique. Come organizzazione tattica e bravura dell’allenatore, la Spagna è una delle primissime Nazionali al mondo. Tuttavia, la mancanza di fuoriclasse in avanti rischia di essere un limite insormontabile quando poi si affrontano le prime della classe. Si è visto con chiarezza nella finale di Nations League dove, pur giocando molto peggio e con tante difficoltà tattica, i solisti della Francia hanno avuto la meglio sull’organizzazione spagnola.

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