2017

Verratti a scuola da Isco, Italia impotente agli spareggi

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Lezione di calcio: 3-0 della Spagna all’Italia, azzurri costretti a passare dalla via degli spareggi per accedere a Russia 2018

Batosta, in parte perché annunciata, in parte perché nessuno ha provato realmente ad opporsi: sembra che l’Italia abbia accettato in partenza di subire questa netta sconfitta dalla super Spagna di Lopetegui, perché così doveva essere. E così è stato, senza alcun giro di parole: non è colpa di questo o quell’altro modulo, non è una responsabilità da assegnare a questa o quella scelta tecnica. La discriminante è stata quella della personalità: l’Italia di Ventura è scesa in campo senza mordente, senza la voglia di prendersi la scena, accettando un esito che a quel punto è diventato scontato. Spagna che accederà a Russia 2018 dalla porta principale, Italia che per guadagnare un posto nel Mondiale dovrà giocare i temibili spareggi previsti per le seconde classificate di ogni raggruppamento.

La notte da incubo di Marco Verratti

Avrà preso il numero di targa di Isco e lo avrà sognato per tutta la notte, come il peggiore degli incubi: gli è passato ovunque, sotto le gambe o con il sombrero, a destra e sinistra, non lo ha visto praticamente mai. Lo spagnolo ha incantato, assumendo la leadership della sua nazionale, guidandola non soltanto con i gol ma con una presenza a trecentosessanta gradi nel costrutto generale. Verratti al contrario è sparito: l’impianto tattico scelto da Ventura lo ha certamente costretto ad un lavoro rilevante in fase di interdizione, ma lui non ha risposto presente. Né lo ha fatto in termini di costruzione della manovra: c’era bisogno di tutta la sua opera per legare i due rami della squadra, quello difensivo a quello offensivo, ma il raccordo è totalmente saltato e la Spagna ha soltanto dovuto approfittare dei terreni lasciati in dote dagli azzurri. Si ripropone il quesito sul reale valore individuale da riconoscere a Marco Verratti: che genere di percorso di crescita ha innescato in questi anni al Psg? Nelle ultime stagioni il torneo sta diventando di un certo tenore, si è attrezzato strada facendo accrescendo qualità ed approfondimento tattico, ma nelle prime annate della sua esperienza francese non può essere inquadrato come un’esperienza particolarmente formativa. La sensazione forte è che il livello sia rimasto piuttosto immutato.

Questione Buffon

Partiamo dal nostro portiere: si è detto tanto e forse troppo sulla prestazione offerta da Gianluigi Buffon, storico capitano della nazionale italiana. Per quanto concerne la singola gara, se di responsabilità si può parlare queste sono addebitabili al primo gol, quando ha visto partire tardi la traiettoria di Isco perdendo così il tempo giusto per l’intervento: non la migliore delle sue serate dunque, ma neanche il disastro che tanti vorrebbero far credere. Il discorso generale invece è un altro e merita di essere approfondito: è giusto che continui ad essere titolare un portiere prossimo ai quaranta anni se alle sue spalle non figura un sostituto all’altezza. Non c’è, neanche tocca inventarselo del resto se il titolare assicura comunque determinati standard. Qualora però questo eventuale sostituto esistesse, avesse gli argomenti per potersi candidare a raccogliere un’eredità così pesante, sarebbe comunque giusto non procedere all’avvicendamento? Il riferimento fin troppo chiaro va a Gigio Donnarumma, Gianluigi come la sua meta. Prossima, nell’immediato o nel futuro, lo deciderà proprio l’attuale commissario tecnico Giampiero Ventura. E sarà necessariamente argomento che tornerà sulle primissime pagine.

Italia, tenuta difensiva e precarietà offensiva

Il resto lo hanno fatto una fase difensiva che ha lasciato a desiderare soprattutto al cospetto delle improvvise accelerazioni spagnole: quando i ritmi si sono alzati la linea è apparsa in difficoltà. L’improvviso forfait di Chiellini ha giocato un ruolo cruciale nella fattispecie, ma la certezza è che a questi livelli – spareggi compresi, chiunque sia l’avversario – qualcosa da registrare ci sia, quando ogni minimo errore potrebbe non essere perdonato. L’attacco: cosa avrebbe dovuto fare Ventura se non schierare in campo tutte le sue risorse offensive? In tanti hanno parlato di un Insigne snaturato delle sue caratteristiche perché troppo allontanato dalla porta avversaria: meglio in un tridente, liberato da compiti prettamente difensivi. Probabile, ma anche qui la sensazione è un’altra: i quattro attaccanti scelti da Ventura hanno peccato in termini di personalità, di mentalità vincente, apparendo soltanto a tratti nel corso della partita. Nonostante un approccio tattico che avrebbe dovuto premiare la produzione offensiva. Alla luce della poca fortuna avuta nella composizione dei gironi, lo spareggio è meritato: Spagna superiore, toccherà soffrire per non essere clamorosamente estromessi da Russia 2018.

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