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Sogliano Verona: «Qui tutti hanno una CHANCE, dobbiamo lottare per un OBIETTIVO IN COMUNE»
Le parole di Sean Sogliano, direttore sportivo dell’Hellas Verona, che ha rivelato un retroscena con il Milan
Oggi è al comando dell’area sportiva dell‘Hellas Verona ma non molto tempo fa fu vicino a diventare un dirigente del Milan: a svelare questo clamoroso retroscena è lo stesso Sean Sogliano a L’Arena. Di seguito le sue parole su questo e molto altro.
IL RETROSCENA SUL MILAN – «Avevo fatto bene a Varese e qui al Verona. Ci fu una chiacchiera con Galliani, ma non avrei avuto tutto lo spazio operativo. Qualcosa non andò bene e mi ritrovai pure senza l’Hellas. Ho avuto altre esperienze più o meno felici ma quel che conta è la realtà. Sono qui e lotto con i gialloblù».
IL PRESIDENTE PIÙ ESTROSO CHE HO AVUTO? – «Senza dubbio Gaucci. A Perugia sono rimasto 5 anni e ne ho viste di tutti i colori. Lui però era un innovatore. Ho visto transitare più giocatori lì che in tutta la mia carriera. Lui portò arabi, cinesi, giapponesi, olandesi, tedeschi e americani. Un aneddoto? Una volta arrivò in allenamento un cinese. E dai, capimmo subito che a malapena riusciva a passare il pallone. Aveva sbagliato persona. Giuro è andata così».
MAURIZIO SETTI – «Un dirigente che lascia lavorare ma è sempre presente. Non so se il suo sia coraggio o che cosa. Lui crede nei giovani e non ha paura a prenderli. Spinge sempre al massimo affinché arrivino al Verona ma io alla fine faccio la parte di quello prudente».
IL MERCATO E L’OLANDA – «In quei campionati, a parte le prime squadre olandesi, nelle altre ci sono calciatori interessanti con ingaggi alla nostra portata. Abbiamo avuto bravura e fortuna con Noslin, oggi ci riproviamo con Livramento. A me piacerebbe avere un calciatore esperto e uno giovane. A volte il mercato e le condizioni economiche te lo concedono, altre no».
LA FILOSOFIA DEL VERONA E IL MIO MIGLIOR COLPO – «Qui tutti hanno una chance. Noi dobbiamo lottare per ottenere il massimo e salvarci. Il colpo? Non esiste, perché penso più magari a qualche delusione. Chiaro che oggi dire Ngonge o Noslin è facile. Ma dietro al calciatore che fa bene c’è un grande lavoro di gruppo. Certo al Verona la cosa che ricordo con piacere è quella di avere allungato la carriera di un certo Luca Toni. Quando andammo a prenderlo insieme al presidente Setti e pranzammo con lui a Carpi. La Fiorentina gli aveva offerto al massimo una squadra giovanile, noi lo convincemmo che aveva ancora tanto da dare».