2013
Sion, Gattuso: “Milan, ti mancano le bandiere. Messi alieno”
SION GATTUSO MILAN BARCELLONA – E’ stato per anni una delle bandiere del Milan e, con la squadra rossonera, di partite contro il Barcellona ne ha giocate tante. Anche ora che è al Sion, Gennaro Gattuso, intervistato da El Mundo Deportivo, dice la sua sulla grande sfida.
LA NUOVA VITA – “L’esperienza nel calcio svizzero è molto diversa da quanto avevo sperimentato prima d’ora, sono in una squadra giovane in un campionato giovane. Sono felice di aver superato il problema all’occhio, non era una cosa facile da affrontare, ma i medici mi hanno aiutato molto: la mia priorità era tornare alla vita di tutti giorni, poi sono tornato anche a giocare. Al Sion sono allenato da un ex Barcellona, Victor Munoz, me lo ricordo da giocatore: era uno che, come me, lottava su ogni pallone. Adesso che ho 35 anni il mio obiettivo è di vivere un altro calcio, lontano dall’elite europea della Champions: questo è il calcio vero, quello del 90% delle squadre che non possono vincere niente“, le parole di Gattuso.
IL PASSATO – “Il mio ricordo più bello è stato vincere il Mondiale, poi ho giocato con tantissimi grandi giocatori: Kakà, Rui Costa, Weah, Maldini, Shevchenko… E contro grandissimi rivali: il più grandi di tutti è stato sicuramente Zidane. Rispetto a prima però c’è una differenza: il Barcellona ora è la squadra più forte del mondo, ora tutti vogliono copiare il suo stile di gioco”.
CARO MILAN – “Il Milan ha iniziato un percorso con meno soldi, ma un progetto non si costruisce in un giorno, ci vuole tempo e pazienza, come per il Barcellona. Ricordo che nel 2000, quando vincemmo al Camp Nou con i gol di Bierhoff e Coco, i tifosi del Barcellona si lamentavano che la loro squadra non era competitiva come il Real Madrid, ora la musica è cambiata. Sarà così anche il per il Milan: dopo 25 anni di successi dovrà aspettare 2 o 3 anni per tornare al top. Grazie a Prandelli il gioco italiano sta cambiando, con tanti giovani in squadra ed un modo di giocare spagnolo, non si pensa più solo alla fase difensiva, ma anche a quella offensiva”.
MILAN – BARCELLONA – “Nel calcio non si sa mai prima come finirà, non c’è niente di scritto, il calcio si gioca… In linea di principio il Barcellona è più forte, ma l’anno scorso Nocerino segnò l’1 a 1 per noi: il calcio è strano. Messi? Mi dispiace dirlo per Cristiano Ronaldo, ma Messi è di un altro pianeta, un giocatore che segna più di 90 gol a stagione non è reale, è da Play Station. Mio figlio Francesco, di 5 anni, mi chiede di giocarci ogni giorno e quando vedo Messi mi sembra di giocare appunto alla Play: è più veloce, ha più classe, più voglia di segnare. Puyol? Abbiamo una storia simile, abbiamo lavorato molto senza parlare molto, abbiamo trascorso una vita con il calcio, che era il nostro sogno, e sapevamo che questo era l’unico modo per avere successo”.
BANDIERE – “Le bandiere mancano a Milano. Iniesta, Xavi e Puyol sono per il Barcellona quello che per il Milan erano Maldini, Costacurta e gli altri. Non sarà facile trovare dei loro sostituti, sono forti ed hanno la Catalogna nel cuore. Se avrei potuto giocare in questo Barcellona? Ho fatto e dato tutto quello che avevo nel calcio ed ancora mi diverto, ma non mi piace giocare d’azzardo”.
ASSE ROSSO-BLAUGRANA – “Bojan al Milan? E’ giovane, ha talento, ma nel calcio moderno c’è un problema: non c’è rispetto per ciò che hai fatto prima. Bisogna avere pazienza. Vilanova? E’ molto amato dai suoi giocatori. Guardiola in rossonero? E’ un emblema del calcio, l’ho telefonato, ma sin da subito ho capito che non sarebbe arrivato al Milan. Peccato, abbiamo bisogno di allenatori come lui. Luis Enrique? Ha dimostrato di avere le palle, mi piaceva come allenatore della Roma, molto, sarà per me un punto di riferimento quanto inizierò ad allenare“.
IL FUTURO – “Voglio provare un’avventura in panchina, il calcio è cambiato: oggi tutti devono difendere ed attaccare. La mia squadra giocherà con le palle, anche quando non avrò il possesso. Sicuramente il carattere non le mancherà”.