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Shevchenko: «Vorrei allenare un club di livello internazionale. Sul Milan…»

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Shevchenko genoa

Andry Shevchenko ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Repubblica. Le sue dichiarazioni

Andry Shevchenko, ex attaccante storico del Milan ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Repubblica, ecco le sue parole:

Sulla sua figura uguale alla Champions League: «L’identificazione è giusta. La mia unica possibilità di farmi vedere fuori dall’Ucraina era la Coppa. E siccome con Lobanovskyi la Dynamo Kiev faceva ottimi risultati e io ero al centro di quel progetto, Braida e Galliani sono venuti a vedermi. Per questo poi ho avuto la possibilità di finire al Milan».

Sulla Superlega: «Che così si distrugge il calcio, la tradizione. La formula che hanno inventato non l’ho capita. Negli Usa il modello di business è anche migliore di quelli europei. Però ci sono dei principi base: la squadra peggiore sceglie il migliore giocatore e poi non è vero che non giocano per il successo. Il calcio ha bisogno di spettacolo e lo spettacolo di soldi. Ma come ha detto Guardiola, non ha senso creare un torneo in cui rimani sempre. È un progetto presentato malissimo, distruggerebbe Paesi come il mio e tanti altri in cui sono nati grandi talenti. E sarebbe un danno verso la cultura del calcio. Il modello della Champions è stato modificato nel tempo, ma dà a tutti la possibilità di partecipare».

Suo Milan – «Quando competi per vincere tutto, la scala in cima si restringe. Il successo del Milan nasceva dalle personalità: tanti di noi hanno avuto successo, da dirigenti, allenatori, presidenti, politici».

Milan attuale – «Dieci anni fa avrei detto che era impossibile, ma tante cose sono successe, a cominciare dalla vendita di Silvio Berlusconi. Spero per i tifosi che l’assenza sia finita. Maldini? Ci sentiamo spesso. Il suo lavoro da dt è ottimo. La competitività nel calcio italiano è alta: l’Inter ha fatto la differenza anche perché la Juventus è calata. È un campionato equilibratissimo».

Sul primo gol in Champions: «Se è per questo, a 15 anni con la Dynamo giocai un torneo giovanile vicino a Milano. Visitammo San Siro e pensai: io qui ci tornerò».

Sul rigore decisivo contro la Juventus: «Il mio manifesto, la mia pi grande vittoria. La cosa pi difficile è non cambiare idea nei 50 metri dalla metà campo al dischetto».

Sul pallone d’oro di quest’anno: «Mbappé. È troppo pi forte. È imprendibile, a sinistra, a destra e in area, fiuta gli spazi. Ha rapidità, dinamismo, attira l’avversario, ha la scintilla, è elegante. E migliorerà, ha sentito presto l’inno della Champions».

Allenare un club – «Sì. Mi diverto, serve energia. Non mi chieda dove, ma vorrei un club di livello internazionale».

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