2016

Shaqiri: «Inter? Contento che sia durata solo 6 mesi»

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L’ex calciatore dei nerazzurri, attualmente allo Stoke City, ha rilasciato una lunga intervista alla Tageswoche, dove ha parlato del suo passato all’Inter e del rapporto con Mancini

Xherdan Shaqiri, ex calciatore dell‘Inter, ha rilasciato una lunga intervista alla Tageswoche. Uno dei tempi principali riguarda i tecnici con i quali l’attuale attaccante dello Stoke City ha avuto a che fare: «Il primo anno a Monaco è stato il migliore della mia carriera. Ho giocato molto, è stata una super stagione. Vincere il triplete con Heynckes è stato il coronamento di un sogno. Credo che la nostra è stata la miglior squadra della storia del club. Heynckes è un vero gentlement, insieme a Hitzfeld – ct della nazione svizzera – è il miglior tecnico che io abbia mai avuto. Aveva fiducia in me e la fiducia per un calciatore è importante. Con lui tutti si sentivano importanti al Bayern»

IL RAPPORTO CON GUARDIOLA E MANCINI – Il calciatore non usa le stesse parole d’affetto verso due tecnici in particolare: «Guardiola? Ho vinto anche con lui. Tatticamente è un buon allenatore e i giovani possono imparare molto. Mancini? Quella con l’Inter è stata una buona esperienza, anche per conoscere il calcio e la vita in Italia. Ma ho avuto difficoltà perché l’allenatore cambava spesso formazione. Alla fine ho capito che non volevo più rimanere. Sono contento che il tutto sia durato solo sei mesi».

L’ESPERIENZA ALLO STOKE CITY – Infine l’argomento si sposta sull’attuale avventura: «Mi trovo bene qui. Non c’è molta attenzione mediatica e posso andare all’allenamento con tranquillità. Questa cosa mi piace molto. Hughes? Mi dice che devo godermi il fatto di giocare ogni settimana a calcio. E’ importante per me. Sono un giocatore che ha bisogno di libertà per garantire ottime prestazioni. In campo ho bisogno di avere la mente libera per fare qualcosa di particolare. Lui mi affida un grosso compito durante la partita, non mi dice che devo fare una cosa o un’altra. Niente, lascia che sia io a decidere. Questa fiducia è uno dei motivi per cui sono venuto qui. Hughes mi ha voluto insistentemente. Quando arrivai all’aeroporto, venne lui in persona a prendermi. Un gesto che non tutti gli allenatori avrebbero fatto»

 

 

 

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