2014

Shala su Serbia-Albania: «Mischiare politica e calcio è la cosa più brutta che possa succedere»

Pubblicato

su

Continua l’ex Novara: «Per colpa di pochi ci vanno di mezzo popolazioni intere»

Serbia – Albania. Il giorno dopo la terza giornata delle qualificazioni ad EURO 2016, si parla della gara di Belgrado tra la selezione di Advocaat e quella dell’italiano De Biasi, purtroppo non per le prodezze di Tadic e Balaj. A Belgrado infatti è accaduto ciò che non doveva accadere: sospensione della gara con mega-rissa alla quale partecipano anche tifosi serbi armati di seggiolini, scatenata da un drone con la bandiera della Grande Albania con la scritta “Kosovo autoctono” presa e scagliata via da Mitrovic. Scene che fanno male al calcio, visti i motivi politici che hanno scatenato tutto ciò. Per discutere di questi argomenti, la redazione di Calcionews24.com ha contattato Rijat Shala, centrocampista di passaporto svizzero con origini kosovare, attualmente al Viìllaznia e con un importante passato in Italia tra Salernitana, Cagliari, Foggia, Taranto e Novara.

Allora Rijat, cosa ne pensi di ciò che è successo ieri sera?

«Penso che tutti quanti sapevano che era una partita fortemente a rischio. La trasferta era vietata ai tifosi albanesi, ma nonostante questo è successo quello che non doveva succedere».

Non ha forse sbagliato la UEFA a mettere nello stesso girone questi due paesi?

«La colpa è dei due paesi. Perché secondo me si poteva fare di più in una partita di questo genere: dovevano mandare messaggi forti prima della partita, parlo anche dei giocatori. Si dovrebbe dare l’esempio per non mischiare la politica con il calcio. Io ho tanti amici serbi, ieri mi è dispiaciuto vedere quelle immagini e soprattutto non continuare a vedere la partita: la stavo guardando a casa mia con due uruguaiani e due serbi che giocano con me».

Politica e calcio: ancora una volta queste due strade si sono incontrate ieri sera secondo te?

«Mischiare politica e calcio è la cosa più brutta che possa succedere, perché il calcio dovrebbe unire i popoli e invece, come accaduto ieri sera, la situazione è peggiorata molto in negativo tra questi due paesi».

Per le qualificazioni all’Europeo bisognerà giocare anche il ritorno: come bisognerebbe agire?

«La partita di ritorno io non la farei assolutamente giocare: ora, qui in Albania e in Kosovo, hanno tutti il dente avvelenato e non vedono l’ora del ritorno».

I calciatori albanesi non hanno voluto continuare la gara, perchè in condizioni psico-fisiche non idonee: giusto così?

«In Serbia c’erano 4000 poliziotti e nonostante tutto i tifosi sono entrati in campo. Non c’era la possibilità di continuare la gara perché ai giocatori non è stata garantita la sicurezza necessaria. Poi vedi addirittura Ivan Bogdanov in campo ed allora capisci che nel sistema c’è qualcosa che non va. Il calcio ieri ha perso, mentre la politica ha vinto perché i messaggi che sono stati lanciati sono andati a buon fine».

Non si potrà mai vedere una partita tra Serbia ed Albania con i due capitani a fine gara abbracciati dopo i 90′ per scambiarsi la maglia?

«Dovrebbe succedere perché questo odio va avanti da troppo tempo; per questo ti dico che dovevano essere messaggi forti ed uno di questi poteva essere lo scambio delle maglie tra i calciatori: i giocatori si devono estraniare dalla politica. Ma temo che ci vorrà molto altro tempo ancora perché questo accada: per colpa di pochi ci vanno di mezzo popolazioni intere».

Exit mobile version