2017

Cherubini e i ‘talenti’ Juve: «Ecco perché servirebbero le seconde squadre»

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L’intervista del direttore tecnico del settore giovanile della Juventus, Federico Cherubini, a Tuttosport sui vari talenti bianconeri in giro per il mondo

L’edizione odierna di Tuttosport ha fatto luce sulla galassia del settore giovanile della Juventus e dei tanti talenti bianconeri in giro per il mondo. E lo ha fatto con una guida d’eccezione, vale a dire il vice-ds Federico Cherubini, nonché direttore tecnico del settore giovanile. Da diversi anni la Juventus sfrutta le sinergie con alcune squadre estere per i propri prestiti lontani dall’Italia, come dimostrano i legami con lo Zuite Waregem, il Den Bosch e il Losanna: «Per un ragazzo che esce dal settore giovanile a 18-19 anni andare all’estero è un’esperienza che umanamente e a livello formativo ti completa, consentendo di conoscere metodologie d’allenamento e culture differenti. Chi sta facendo meglio tra i bianconeri in prestito in Italia e nel mondo? Penso ad Audero, in un ruolo difficile come quello del portiere. Poi, a parte i vari Caldara, Spinazzola e Mandragora c’è chi sta tornando alla ribalta dopo un calvario fisico: come Margiotta, il simbolo del nostro progetto. E’ un attaccante che ha collezionato varie esperienze in Lega Pro e ora si è stabilito a Losanno dove si è completamente ricostruito un’immagine, tanto che a suon di gol è seguito da club di primissima fascia che partecipano pure alle coppe europee».

Prosegue Cherubini: «Quanto aiuterebbe avere delle seconde squadre? Ci sono ragazzi che trovano la consacrazione in tempo breve come Audero, invece Spinazzola è uno di quelli che hanno fatto un percorso più lungo e difficile. Bisogna avere pazienza di accompagnarli e aspettarli: è questo il valore aggiunto. Altre volte rischi di perdere dei ragazzi, ecco perché noi invochiamo le seconde squadre. Si dimezzerebbe il numero dei prestiti e la maturazione dei ragazzi avverrebbe al nostro interno. Un aneddoto curioso sui prestiti bianconeri? Il caso di Diagne. Lo acquistammo dal Bra, in Serie D. In 3-4 anni ha fatto il giro del mondo (Francia, Arabia Saudita, Ungheria, Cina) e nel frattempo è passato da un rimborso spese da dilettante a un ingaggio milionario. Linee guida del settore giovanile? Il nostro fine è costruire giocatori di un certo livello, non la vittoria. Noi abbiamo scelto la strada più difficile, puntando sulla tecnica».

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