2017
Serie A a 18 squadre, Tavecchio ci spera: «Riforma inevitabile»
Da 102 club pro a 74, il sogno di Carlo Tavecchio, che però sa quanto sia difficile attuare il piano: «Nel 2018 nuovo tavolo per parlarne»
20 squadre in Serie A sono troppe, ma sono troppe 102 club in tutto l’arco professionistico che in questa stagione, per effetto di alcuni mancati ripescaggi in Serie C, sono scese temporaneamente a 99. Lo invochiamo, inascoltati, da anni. Lo invoca, inascoltato anche lui, Carlo Tavecchio sin dal suo insediamento a presidente della Figc, nell’estate 2014. «La madre di tutte le riforme» definì in tempi non sospetti il progetto di ridurre i club pro. Ora Tavecchio ci riprova e ai microfoni de La Politica nel Pallone, su Gr Parlamento, annuncia: «All’inizio del nuovo anno apriremo un tavolo e mi auguro che si possa arrivare a una soluzione ragionevole nell’arco di 34 anni. È inevitabile che i campionati professionistici vadano ridotti, e mi riferisco a Serie A, Serie B e soprattutto Serie C. Si potrebbe passare dalle attuali 102 squadre a una settantina». Diciamolo francamente. Nulla è cambiato di recente. La lega maggiore (o meglio i club medio-piccoli che la compongono) non ci pensa minimamente a scendere sotto quota 20. Lo stesso Tavecchio ammette a “La Gazzetta dello Sport”: «Finché questa decisione spetta ai soggetti partecipanti sarà difficile portare a compimento la questione. I fatti sono questi, la volontà c’è, ma quelli della parte destra della classifica non andranno mai incontro a quelli della parte sinistra e per ridurre i campionati servono delle maggioranze qualificate».
PROGETTO – A ogni modo, il piano del presidente federale sarebbe questo. Portare la Serie A da 20 a 18 squadre, la B da 22 a 20 e ridurre la C a due gironi da 18 (anziché tre gironi da 20). Una bella sforbiciata alle squadre professionistiche, da 102 a 74, con una conseguente ridefinizione dei Dilettanti. Il tavolo verrebbe coordinato da Cosimo Sibilia, il vice-presidente vicario della Figc (nonché capo della Serie D) con delega alle riforme. Non a caso Tavecchio parla di gennaio. Attualmente le due leghe principali sono commissariate, insomma mancano proprio gli interlocutori istituzionali. Si aspetterà che Lega Serie A e B rinnovino i propri organi interni in modo da far partire il tavolo con tutte le componenti interessate. Nel frattempo, sembra registrarsi una timida apertura della Lega Pro a un’ipotetica riduzione dell’organico, nell’ambito di un piano pluriennale : si segnalano contatti col presidente Gabriele Gravina, sebbene i 38 club immaginati da Tavecchio per la Serie C appaiano utopistici. Visto che già da tempo la Lega B ha deliberato l’impegno a scendere a 20 squadre, il numero uno di via Allegri punta a incassare la sponda delle due leghe inferiori per poi fare pressione su quella principale.
OSTRUZIONE – La strada è in salita. Al momento – come confida un dirigente di Serie A di lungo corso – non c’è alcuna condizione per approvare una riforma di riduzione dell’organico del massimo campionato. Se ne potrebbe parlare in futuro, ma sono tante le variabili che rendono complesso lo scenario. Il format sportivo dei campionati cammina a braccetto con le rivendicazioni economiche. Trovare la quadra all’interno della Serie A e, nell’ambito della mutualità, tra la A e le altre leghe è sempre stata un’impresa improba. E lo sarà anche stavolta. Di sicuro, così com’è strutturato il sistema del calcio professionistico non regge. È un problema di sostenibilità finanziaria e anche di competitività agonistica. La A a 20 ne è l’emblema. Il divario tra le grandi e il resto è enorme, e non si ridurrà semplicemente cancellando due squadre. Occorre rivedere il sistema di distribuzione economica, premiare di più il merito, evitare atteggiamenti speculativi da parte di certe matricole, in fondo cambiare la cultura sportiva dei nostri dirigenti.