2020
Serie A, sì ai Fondi ma adesso inizierà la guerra per spartirsi i miliardi
Con voto unanime i 20 club di Serie A hanno approvato l’ingresso dei Fondi in Lega: ora inizierà una nuova complessa partita
Ieri la Lega Serie A ha scritto una pagina importante della propria storia. O, meglio, è entrata nel futuro. I 20 club di A hanno battezzato l’accordo con il consorzio Cvc/Advent/Fsi, con l’unanimità. La proposta dei fondi private equity viene accettata: l’accordo porterà 1,7 miliardi di euro nelle casse dei club, che cederanno il 10 per cento della Serie A e potranno anche accedere a una linea di credito di 1,2 miliardi.
E adesso? Come spiega La Gazzetta dello Sport, adesso bisogna da lavorare su vari piani. Bisognerà sminare tutti i possibili problemi tecnici dell’accordo, che dovrà transitare anche per Agcom e Agcm, per poi passare a un “interpello” presso l’Agenzia delle entrate. Si dovrà far fruttare il più possibile i due bandi, non tanto e non solo quello dei diritti tv per l’Italia, quanto gli accordi con l’estero. La gara sarà lanciata proprio lunedì.
Ma come sarà spartita questa torta miliardaria? Secondo Repubblica andrà in scena una vera e propria guerra per la divisione. L’offerta da 1,7 miliardi — se l’affare verrà chiuso — sarà erogata in sei tranche da qui al 2026, quando i Fondi potranno decidere se uscire (alla Serie A l’opzione di riacquisto del 10%). Le piccole squadre si sono unite per una maggiore distribuzione sull’immediato. La Lega propone invece una distribuzione a lungo raggio, su 7-10 anni, in modo da premiare anche a chi mano a mano salirà dalla Serie B (e studiando parallelamente soluzioni per integrare la cifra, anticipando a tutti ad esempio il paracadute per la retrocessione, in modo da garantire subito 15-16 milioni di liquidità). A soffiare sulla tensione, il critico Lotito.
Il quotidiano spiega che la partita non è finita. Il secondo tempo si giocherà sul campo della governance. Che vuol dire potere. L’accordo prevede infatti che la Lega di A nomini la maggioranza del consiglio della media company e il presidente. Mentre al consorzio di Fondi spetterebbero gli altri consiglieri e soprattutto l’amministratore delegato (seppur in consultazione con la Lega). Questo porterebbe di fatto l’ancien regime del calcio italiano a perdere il controllo diretto, spezzando il sistema su cui si è fondato per anni il nostro calcio.