Serie A
Serie A, Nicolini: «Queste DUE SQUADRE avranno qualche problema. Inter? Non ripeterà i numeri, ma…»
Enrico Nicolini, attuale collaboratore della Sampdoria, è intervenuto per affrontare il discorso Scudetto e non solo
Ai microfoni di SampNews24, l’ex calciatore e attuale collaboratore della Sampdoria Enrico Nicolini ha analizzato la Serie A e la difficile estate avuta dall’Italia di Spalletti agli Europei.
Per quanto riguarda invece la Serie A, continuerà il dominio dell’Inter o la strada dei nerazzurri verso il 21° scudetto sarà più ripida?
«L’Inter non penso che riuscirà a ripetere i numeri dello scorso anno che che sono stati giganteschi. Le inseguitrici, lo scorso campionato, avevano il freno a mano tirato. Però ha cambiato poco, se non qualche rinforzo, mentre le altre stanno prendendo un mare di giocatori come ad esempio la Juve e il Milan che sulla carta sono le alternative. Prima che si mettono apposto penso che qualche problemino ce lo avranno. Tuttavia penso che l’Inter sia ancora in grado di essere la migliore e di portare a casa un ulteriore scudetto seppur non con gli stessi numeri dello scorso anno. Ovviamente l’augurio è che ci sia più competitività. Come ad esempio il Napoli che potrebbe tornare lo squadrone di due anni fa. E penso che si accorceranno un po’ le distanze».
Un ultima domanda, questa volta sulla Nazionale: a cosa è dovuto il fallimento degli azzurri? Cos’è che non ha funzionato nelle idee di Luciano Spalletti?
«Secondo me il problema è la squadra. Onestamente, è una squadra con dei limiti tecnici notevoli. Abbiamo pochi giocatori di livello internazionale. Posso dire Donnarumma, Barella, mettiamo dentro anche Calafiori perché ha fatto due partite bene e che ha un grande mercato. Però insomma ha pochissimi giocatori di talento e questo è la prima cosa. E poi secondo me c’è stata la gestione di Spalletti che è stata molto personalizzata. Cioè si è cercato molto di creare un personaggio e dimenticandosi che poi, alla fine della favola, i veri protagonisti sono i giocatori. Non mi è piaciuta né la comunicazione né la gestione. Questo può avere inciso. Inoltre, da quello che si dice e che si evince, non è stato creato un bel gruppo. Senza un bel gruppo e non avendo qualità e non vai da nessuna parte. Ecco diciamo che le grandi imprese dell’Italia come quella di Mancini, quella di Marcello Lippi e quella di Bearzot sono state legate da una una gestione quasi paternalistica. Una gestione familiare dove l’importante era volersi bene e dare tutto per andare contro tutti e onestamente mi sembra che qua la squadra sia andata solo contro l’allenatore».