2017

Serie A 2017-18, la griglia: Juventus avanti, è il Milan la variabile impazzita!

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Arrivederci calciomercato: archiviata la sessione estiva è tempo di pole position! Chi parte avanti a tutti nella prossima Serie A? E tra gli inseguitori chi può recitare la parte della sorpresa? Ecco l’analisi a bocce ferme

La sessione estiva di calciomercato è appena passata agli annali e si è portata con sé colpi di scena che hanno ridisegnato i contorni della Serie A per come noi eravamo oramai abituati a pensarli: il riferimento principale va ovviamente all’affaire Bonucci, perno della Juventus dei successi ed ora volto essenziale del progetto di rinascita rossonera. Non è certamente trascurabile poi il passaggio di Luciano Spalletti dalla panchina giallorossa a quella nerazzurra, altro scossone che ha già seminato i primi indizi. Le concorrenti hanno cambiato, chi più chi meno, chi quasi nulla: il minimo comun denominatore resta però il medesimo, quello di raccogliere ogni forza possibile pur di sovvertire le chiare gerarchie espresse dal campionato nelle ultime sei edizioni consecutive. Di seguito, alla luce delle operazioni di mercato condotte dai club della massima serie italiana, si propone la griglia di partenza della Serie A 2017-18. Per sua definizione da intendersi di partenza: chi segue attentamente il calcio sa bene che i fattori in grado di modificare in corso d’opera gli equilibri sono davvero molteplici.

1 – Juventus

Sì, è ancora la Vecchia Signora avanti a tutti. E non per il suo recente passato storico quanto per l’importante campagna acquisti effettuata: mancavano degli esterni offensivi di ruolo e sono arrivati Douglas Costa e Bernardeschi, risorse aggiuntive nelle rotazioni di un tecnico già vincente quale è Massimiliano Allegri. Unico ad aver vinto il campionato di Serie A tra gli allenatori dell’attuale manifestazione. Talento, qualità, velocità e rapidità d’esecuzione, armi ancora tenute in cantiere. Quello di Matuidi è un innesto sottovalutato: ha polmoni e disponibilità per sostenere la fase difensiva, scelta dei tempi per presentarsi in chiave offensiva. Centrocampo arricchito anche da Bentancur: ne sentiremo parlare. Da vivere la scommessa De Sciglio in difesa, Howedes è un jolly che nel tempo potrà tornare utile, Szczesny la carta ideale per alternarsi con capitan Buffon. Insomma a conti fatti – ci arriviamo a Bonucci, ci arriviamo – è ancora la Juventus a vantare l’organico più ricco e qualitativo. La cessione dello storico leader difensivo apre ovviamente la questione della tenuta ed in buona parte rimescola gli equilibri: la sensazione forte è che questa Juventus possa segnare di più e subire di più. Se in questo nuovo dipinto riuscirà comunque a generare il suo equilibrio sarà ancora campione, altrimenti tutto diventa clamorosamente possibile.

2 – Napoli

Insert coin, la giostra è partita. L’evoluzione calcistica firmata da Maurizio Sarri è il biglietto da visita di questo Napoli: se ne parla in tutta Europa ed una ragione in fondo ci sarà. Come i partenopei non gioca nessuno ed è un fattore da tenere in conto in un campionato che si preannuncia più equilibrato rispetto agli ultimi anni: ognuno ha le sue carte da giocare, quella del Napoli è una certezza che in tanti vorrebbero avere ma non hanno. Rosa confermata in pieno, scelta eccellente: siamo al cospetto di un blocco unito ed affamato, mai così consapevole del suo valore e mai così vicino al bottino grosso. Per tutte queste ragioni, e per la chiara disponibilità di fondi derivanti dall’accesso alla Champions League e dal sostanzioso tesoretto generato dalle recenti cessioni, non si spiega onestamente l’assenza di un colpo finale che andasse ad aumentare la qualità delle rotazioni offensive a disposizione di Maurizio Sarri. Non a caso contro l’Atalanta, sotto di un gol, dalla panchina subentravano soltanto centrocampisti. La società partenopea sembra non aver voluto compiere il sorpasso quando già si trovava in corsia, ragion per cui resta in posizione due, quando la pole position non era mai stata così vicina. La genialità delle trovate dell’allenatore resta il reale elemento distintivo di questo Napoli: se si offusca questa luce sono guai.

3 – Milan

Va inquadrato come la variabile impazzita della Serie A 2017-18. Impazzita fino ad un certo punto, perché per valori individuali vanta – fattore da troppi sottovalutato – una difesa di altissimo calibro. La rivoluzione di Leonardo Bonucci porta in dote a Vincenzo Montella quello che con Sergio Ramos è da considerare il miglior centrale del pianeta: la sua leadership devastante è condita dagli ottimi Musacchio, Romagnoli, Conti e Rodriguez. Spezie prelibate a difesa di super Donnarumma. Il Milan fa sul serio, fa sul serio e parte dalla sua spina dorsale, le fondamenta sono il segreto di ogni squadra che ambisca a determinate grandezze. Mediana rinforzata dalla sapienza di Biglia e dalla forza bruta di Kessié, pacchetto offensivo che conterà sulla qualità di Calhanoglu – l’arma dei piazzati porterà punti netti al Milan, vedrete – e sull’alternanza di attaccanti che, se non primissime donne, hanno per ragioni differenti una serie di motivazioni da mettere sul campo. Ecco, manca la stella in avanti, ma se dai vari André Silva, Kalinic e dalla carta Cutrone l’allenatore riuscirà ad attingere il meglio, il Milan potrebbe avere i numeri offensivi per dare fastidio alle due grandi favorite della rassegna. Questo il punto interrogativo, la certezza del livello difensivo spinge ad indicare il Diavolo come principale outsider rispetto ad Inter e Roma.

4 – Inter

Quel geniaccio di Luciano Spalletti la sa davvero troppo lunga: nella notte perfetta dell’Olimpico di Roma ha già dato un saggio di quel che sarà. Si è già messo il passato alle spalle, come a dire di aver avuto ragione. Su tutta la linea, nel pieno dell’esperienza giallorossa con i fatti che tutti ricorderete, nella scelta di aver lasciato, nel nuovo matrimonio con l’Inter del gruppo Suning. Che in lui ha individuato il grande acquisto dell’estate: l’uomo a cui affidare le chiavi di una decisa inversione di tendenza. La ripartenza passa da una squadra costruita piuttosto razionalmente, che ha nella bocca di fuoco chiamata Mauro Icardi la sua cruciale ambizione di grandezza: centrocampo di valore, che grazie agli innesti di Borja Valero e Vecino garantisce al tecnico una ricca varietà di soluzioni, attacco che dirà inevitabilmente la sua sull’asse Perisic-Icardi. Non serve dettagliare quest’ultima affermazione. La sensazione resta però quella – alla lunga e per esempio rispetto ai cugini rossoneri – di una certa precarietà difensiva: tre soli centrali di ruolo di cui uno, Ranocchia, non propriamente nel punto massimo della sua carriera, è tutto nelle mani della crescente intesa tra il nuovo Skriniar ed il vecchio Miranda. Reggerà? I nuovi esterni appaiono molto a propensione offensiva e poco dediti ai compiti difensivi: il calcio italiano però, in tal senso, non perdona. Ed ecco dunque che si torna al grande acquisto dell’estate: toccherà a Luciano Spalletti rintracciare la quadra necessaria per competere ai primissimi livelli della Serie A, la settimana tipo in assenza degli impegni internazionali può essere un confortevole alleato.

5 – Roma

Da seconda forza della Serie A a quinta? Come si può? In parte è un fattore addebitabile al prepotente ritorno delle milanesi, in altra parte qualcosa deve essere andato storto dalle parti di Trigoria, a partire proprio dall’avvicendamento tecnico: Eusebio Di Francesco non può essere al momento considerato sul livello che spetta riconoscere all’ex Spalletti. Ed ecco la prima incognita. La seconda è rappresentata dalle cessioni: i saldi netti Szczesny/Alisson e Rudiger/Moreno lasciano più di un dubbio, l’addio di Salah priva la Roma di quella che era l’arma fuori copione da presentare quando le cose non giravano per il verso giusto, lo sfogo alla manovra non appena questa si ingolfava. Al suo posto è arrivato Schick, l’acquisto più dispendioso nella storia del club, talento tanto cristallino quanto già tangibile, ma dalle caratteristiche differenti che impongono proprio a Di Francesco di riconsiderare l’attuabilità del suo 4-3-3. Sicuramente più adatto a Salah che a Schick. Tra le incertezze della difesa e quelle inerenti alla compatibilità dell’attacco, ecco un centrocampo che rappresenta la reale forza della Roma: completo per caratteristiche tecniche e caratteriali. Sì, si riparte dai vari De Rossi, Nainggolan, Strootman e volendo Florenzi per togliersi da dosso queste nuvole di dubbi e rilanciarsi come una grande protagonista di questa Serie A.

6 – Lazio

Sgombriamo il campo dai dubbi: le partenze di Biglia e Keita incideranno. Quella del metronomo argentino va a toccare inevitabilmente equilibri oramai consolidati, il lavoro di un tecnico attento quale Simone Inzaghi può nel medio termine compensare la partenza. Meno compensabile quella di Keita Baldé: l’arma in più, quello che disfa i piani generali quando c’è da farlo, Nani è sicuramente un credibile sostituto ma il livello che sembra aver raggiunto – nonché il sentiero intrapreso dal classe ’95 – l’attaccante senegalese oggi lascia intendere altre dimensioni. La Lazio rispetto alla passata stagione avrà da gestire il doppio impegno, interno ed europeo: una variabile che va tenuta in debita considerazione, soprattutto per le dinamiche di un organico non ricco quanto servirebbe per lasciare intatto il valore in seguito alle rotazioni. Lavoro in arrivo per mister Inzaghi.

7 – Sampdoria

Non per l’organico, a quello blucerchiato andrebbe preferito il livello raggiunto dalla rosa del Torino, ma per chi lo conduce: Marco Giampaolo. Un allenatore che fa la differenza: vendigli i pezzi migliori, ricompragliene altri non all’altezza, dagli il tempo di lavorare e tutto tornerà al suo posto. Un valorizzatore estremo, uno che non se ne sta lì a lagnare ma che trova ogni volta soluzioni innovative pur di non rompere il giocattolo. La Sampdoria attuale è lui, si rispecchia in lui, nel senso che si incarna nelle sue letture: gli hanno venduto Skriniar, Muriel, Schick e persino Bruno Fernandes, senza troppi scrupoli a dire il vero, in cambio sono arrivati innesti senz’altro non all’altezza di chi ha appena salutato la causa blucerchiata. Eppure la Sampdoria ha l’intenzione di non scomporsi di una virgola. Di rinnovarsi, di ridarsi un tono che è poi quello del suo allenatore: guardare all’opera la squadra e studiarne i suoi movimenti e la sua ricerca dell’equilibrio è sempre un modo per restare aggiornati sulle tendenze.

8 – Torino

Caos calmo, o poco calmo fate voi: la solita estate di grandi cambiamenti porta in dote al confermatissimo Sinisa Mihajlovic un Torino che in quanto a livello offensivo ha poco da invidiare a tanti. Adem Ljajic, Iago Falque, M’Baye Niang, Lucas Boyé, Alex Berenguer ed il crac Andrea Belotti: come accontentarsi di un mero piazzamento? L’obiettivo mai nascosto è quello di entrare nella prossima edizione dell’Europa League dopo un campionato vissuto da protagonisti, l’ambizione massima quella invece di dare fastidio alle corazzate della Serie A, recitare il ruolo della mina impazzita, dell’avversario che ti sogni la notte. Dell’incubo insomma. Mire di grandezza che passano dalla ricerca di un equilibrio sostanzialmente mai raggiunto finora: gli innesti di Burdisso, N’Koulou e Rincon possono in tal senso dare una mano, ma la sensazione resta quella che il tutto dipenda da un lavoro tattico non ancora perfezionato nonostante i tentativi della passata stagione. Ed è ancora una volta cambiato tutto: work in progress insomma, ma l’attesa è massima.

Le altre

Per questioni di spazio dobbiamo limitarci, magari rimandando l’analisi della seconda metà della Serie A ad altro approfondimento. Non prima però di aver svolto alcune considerazioni: l’Atalanta merita un discorso a parte, decisamente più consistente, ma non può essere nascosta una certa preoccupazione. Cresce il livello degli impegni, con il clamoroso ingresso dalla porta principale della prossima Europa League, ma cala quello dell’organico: Gasperini fa miracoli, vero, ma non può essere questa la carta da giocarsi a prescindere. La Fiorentina allo stato dei fatti è un’incognita, interessante per certi versi ma da considerare in una sorta di Anno Zero che per definizione si porta dietro più di un punto interrogativo. Il Sassuolo almeno nelle manifestazioni sembra aver smorzato quella verve che ne aveva caratterizzato l’approdo nella massima serie calcistica: se le intenzioni sono diverse ne attendiamo le dimostrazioni. Le altre sei superstiti della scorsa edizione della Serie A sono Udinese, Genoa, Bologna, Chievo, Cagliari e Crotone: le operazioni di mercato condotte in porto non legittimano gli addetti ai lavori a variarne gli obiettivi, insindacabilmente legati ad una salvezza che sia tranquilla o meno, fate voi. Le neopromosse: la Spal è partita a razzo, forte della certezza Borriello, in generale di un attacco dal livello sicuramente più alto rispetto a tante contendenti, e di un organico che ha appena vinto il campionato di Serie B con pieno merito. Importante però non farsi ingannare dalla partenza: ci sarà da lottare. Hellas Verona? Così così. La piazza senz’altro aspettava qualcosa di diverso dal ritorno in Serie A, ma già aver puntato su Cassano ha lasciato più di un dubbio in merito al progetto intrapreso dalla società veneta. L’approdo finale di Kean addolcisce in parte gli umori, ma la sensazione è quella che mister Pecchia avrà un bel da fare per sorreggere le speranze del club. Il Benevento ha cambiato tanto, tutto verrebbe da dire: del resto non poteva fare altrimenti se l’obiettivo è quello di ben figurare in una categoria che non ti permette di riuscire nell’intento con quello che – in termini di classifica – si era affermato come il quinto organico della recente Serie B. Il risultato: pochi giocatori di categoria, diversi giovani vogliosi di esprimersi, vedi gli ultimi arrivati Parigini e Lombardi. L’idea dell’allenatore Marco Baroni è ambiziosa: salvarsi passando dal gioco e non con la classica mentalità timorata della neopromossa di turno. Il suo 4-4-2 a vocazione offensiva lo dimostra: Ciciretti e D’Alessandro frecce a supporto di ben due attaccanti, da scegliere tra i neo arrivi Coda, Iemmello ed Armenteros, oltre all’uomo che ha recentemente deciso i playoff portando in gloria i sanniti, tale George Puscas. A Cataldi – il vero colpo centrato dal presidente Vigorito – il compito di organizzare il centrocampo, a capitan Lucioni quello di guidare la difesa: ma il tempo a disposizione per amalgamare il tutto non è infinito.

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