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Serie A, Ferrieri Caputi: «Per arrivare qui ho dovuto lavorare il triplo»

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Ferrieri Caputi parla delle emozioni e del lavoro svolto per diventare il primo arbitro donna in Serie A

Maria Sole Ferrieri Caputi sarà il primo arbitro donna a dirigere in Serie A. E lei stessa ha parlato di questo traguardo raggiunto in una intervista a La Gazzetta dello Sport.

GIUDIZI«L’importante è che si giudichi la Maria Sole arbitro e non la Maria Sole arbitro donna: spero che tutte queste attenzioni ora positive rimangano anche quando sbaglierò. Il momento più emozionante è stato quando mamma Linda, appena ufficializzato il mio passaggio in Can A e B, mi ha accolto in casa con la porta tappezzata di articoli su di me. Mi sono commossa». 

SOGNI DI UNA GIOVANE CALCIATRICE«Sognavo di essere Roberto Baggio. Ma so che sarei diventata un Gattuso… Andavo a vedere le partite del Livorno al Picchi: il calcio mi emozionava, la cornice di gente era super. L’idolo? Igor Protti». 

DUBBI SUL NON FARCELA«Ho pensato di mollare diverse volte: ai tempi della Promozione ricordo una gara in cui ci fu un allungo e io rimasi indietro. “Ma dove vai Maria Sole…” mi dissi. Ma lì, se hai dentro passione, scatta qualcosa. Fu la svolta. Il debutto? Sono ancora nella fase in cui spero che arrivi: diciamo che sono curiosa di vedere da vicino giocatori visti solo allo stadio o in tv, capire che persone sono. Le difficoltà che troverò? Saranno legate alla velocità del gioco, degli eventi, ai ribaltamenti di fronte, al mestiere di calciatore: più si sale più il giocatore ha mestiere». 

SEGNALE«Ho avuto la fortuna di capitare nel momento propizio dopo anni di sacrifici. Ci sono state donne che hanno fatto la storia dell’arbitraggio più di me: non è una conquista di Maria Sole, io sono l’ultima staffettista che ha portato il testimone al traguardo. Detto questo, per arrivare dove sono ho fatto il triplo della fatica degli altri, perché per arrivare agli standard degli uomini serve un impegno in più. È importante che se una donna in qualsiasi ambito fa qualcosa di mai fatto prima se ne parli. È un tema culturale e l’informazione è cultura. È importante far vedere che è possibile. Ed è giusto sottolineare un traguardo che è un punto di inizio». 

DESIGNAZIONE TUTTA FEMMINILE«Sarebbe bello, certo. Come avere sempre più donne in futuro: i dati delle iscrizioni dicono che siamo in crescita e l’esperienza di altre donne è stata una bella vetrina per il mondo arbitrale femminile, poi sono caduti i pregiudizi e la crescita del calcio femminile ha accompagnato questo processo di crescita. Non ultimo gli sforzi dell’Aia. Le ragazzine vedono in tv le ragazze che arbitrano e le vogliono imitare. E col Covid hanno mollato molto meno rispetto ai ragazzi. Le dico una cosa: più difficile arbitrare una partita femminile che maschile, il gioco è più imprevedibile…». 

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